
Erano dieci. Colleghi, amici forse, seduti attorno a un tavolo per la pausa più attesa della giornata, un breve momento di respiro nel turbinio lavorativo. L’aria era distesa, il chiacchiericcio animato, e i piatti, appena serviti, promettevano un pasto gustoso, basato su sapori marini freschi. Pochi minuti dopo aver consumato quel che sembrava un innocuo pranzo, il brusio si è spento.
Una strana sensazione di malessere diffuso ha iniziato a serpeggiare tra loro: prima un leggero capogiro, poi nausea, brividi e un dolore lancinante che si è fatto rapidamente strada. L’atmosfera conviviale è stata spazzata via dalla paura e dalla sofferenza. Uno dopo l’altro, quasi in sincrono, i dieci commensali hanno realizzato che qualcosa di terribilmente sbagliato era accaduto. La situazione è precipitata in pochi istanti, trasformando la normale routine del mercoledì in una frenetica chiamata d’emergenza, un incubo di ambulanze e sirene che ha rotto la quiete del primo pomeriggio.
L’intervento massiccio dei soccorsi
La situazione di emergenza ha richiesto una risposta immediata e coordinata da parte del sistema sanitario di emergenza 118. Il quadro clinico apparso subito serio e complesso ha reso necessario l’invio di un numero significativo di ambulanze e personale specializzato. Sul luogo dell’evento, via Cesarea, sono prontamente confluite diverse unità operative, dimostrando l’efficacia della catena di intervento genovese. Si sono mobilitate le ambulanze della Croce Bianca Genovese, un presidio storico del soccorso cittadino, affiancate dai volontari della Nuova Volontari Soccorso San Fruttuoso e dai mezzi della Squadra Emergenze, evidenziando la gravità percepita della crisi. I soccorritori hanno dovuto gestire contemporaneamente ben dieci pazienti, tutti con sintomi gastrointestinali o comunque riconducibili a un avvelenamento o intossicazione, operando sotto gli occhi increduli e preoccupati di passanti e commercianti della zona. La professionalità degli equipaggi è stata fondamentale per stabilizzare i pazienti sul posto e preparare i trasferimenti negli ospedali cittadini.
Una trentenne in condizioni critiche: il codice rosso
Nonostante la totalità del gruppo abbia accusato malori, la situazione sanitaria ha presentato un livello di gravità diversificato tra i dieci intossicati. Il caso più critico e urgente ha riguardato una giovane donna, stimata intorno ai trent’anni d’età. Le sue condizioni, che presumibilmente erano caratterizzate da sintomi particolarmente intensi o da parametri vitali compromessi, hanno spinto i medici del 118 a prendere una decisione drastica e immediata. La donna è stata infatti trasportata con la massima urgenza, classificata con il codice rosso, presso l’ospedale Galliera di Genova, uno dei principali nosocomi del capoluogo ligure. Il codice rosso indica un pericolo imminente di vita o una condizione clinica di estrema instabilità, rendendo l’arrivo in pronto soccorso e l’accesso alle cure intensive una priorità assoluta. Le sue condizioni cliniche sono, al momento, le più preoccupanti dell’intero episodio e la sua evoluzione è seguita con estrema attenzione dal personale sanitario.
Ricoveri in codice giallo in diversi ospedali
Per quanto riguarda gli altri nove colleghi coinvolti nell’episodio, pur non versando in condizioni di immediato pericolo di vita come la trentenne in codice rosso, il loro quadro clinico era comunque sufficientemente compromesso da rendere necessario il ricovero ospedaliero per accertamenti approfonditi, terapia di supporto e monitoraggio costante. Tutti questi pazienti sono stati classificati con il codice giallo, che indica una situazione di media criticità e la necessità di un intervento clinico non immediato ma comunque urgente e non differibile. Per ottimizzare la gestione dell’emergenza e non sovraccaricare un singolo pronto soccorso, i ricoveri sono stati distribuiti tra diverse strutture ospedaliere genovesi. Oltre all’ospedale Galliera, che ha accolto anche la paziente più grave, altri intossicati sono stati trasportati al San Martino, il policlinico universitario e centro di riferimento regionale, e all’ospedale Villa Scassi nel quartiere di Sampierdarena. Questa ripartizione garantisce che ogni paziente possa ricevere l’assistenza necessaria senza che le strutture vadano in sofferenza, permettendo un’efficace gestione di un’emergenza di massa.
Indagini in corso per accertare la causa esatta
Al momento, le motivazioni esatte che hanno scatenato questa improvvisa e diffusa ondata di malori restano ancora oggetto di indagine e non sono state definite con certezza. Le autorità sanitarie e quelle di pubblica sicurezza hanno immediatamente avviato tutti gli accertamenti del caso. L’ipotesi più accreditata, data la natura dei sintomi e il fatto che il pasto fosse a base di pesce, è quella dell’intossicazione alimentare, che potrebbe essere dovuta a una cattiva conservazione degli alimenti, a una contaminazione batterica (come la Salmonella o l’Escherichia coli), o a una tossina specifica legata al consumo di prodotti ittici, come la sindrome sgombroide. Sono in corso i prelievi dei campioni dei cibi e delle bevande consumate presso il bar di via Cesarea e l’analisi di questi reperti, unita agli esami tossicologici e batteriologici sui pazienti ricoverati, sarà cruciale per identificare l’agente patogeno o la sostanza tossica responsabile. Solo al termine di queste accurate analisi di laboratorio sarà possibile stabilire con esattezza cosa abbia causato il malore a questo gruppo di colleghi e, se del caso, prendere provvedimenti amministrativi o legali nei confronti dell’esercizio commerciale. La trasparenza e la rapidità nelle indagini sono fondamentali per la tutela della salute pubblica.


