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“Prima l’orrore, poi filmava tutto”. Italia, netturbino scoperto così: l’ha fatto con tre donne

Pubblicato: 10/12/2025 16:17

Immaginate l’incontro apparentemente innocuo, la conoscenza che sfocia in un appuntamento, e poi, l’oscurità. È questo il tragico filo conduttore che ha unito le esperienze di almeno tre donne, le cui vite sono state brutalmente segnate dalla condotta di un uomo, un volto ordinario che nascondeva intenzioni criminali. L’uomo usava un metodo agghiacciante: offriva un momento di convivialità, ma il suo vero intento era quello di annullare la volontà delle sue vittime, stordendole con sostanze non rilevate e poi abusando della loro incoscienza.

Non contento della violenza fisica, perpetrava un’ulteriore e più subdola aggressione, documentando i suoi crimini con un telefono, trasformando il dolore in un trofeo digitale. Questa storia di violenza e tradimento della fiducia ha trovato ora un epilogo giudiziario, con una condanna severa che cerca di portare un po’ di luce e giustizia nell’orrore vissuto.

I reati contestati e l’accusa

La Corte d’Appello di Roma ha emesso una sentenza di condanna significativa nei confronti di Ubaldo Manuali, un netturbino di 61 anni, portando a compimento il secondo grado di giudizio in un caso che ha scosso la cronaca per la sua efferatezza. La condanna, pari a 9 anni e 10 mesi di reclusione, conferma la pena già inflitta in primo grado e accoglie integralmente la richiesta avanzata dalla Procura generale. L’uomo è stato riconosciuto colpevole di gravi reati, in particolare per aver abusato sessualmente di tre donne, precedentemente stordite con sostanze narcotiche a loro insaputa, e per aver poi diffuso o detenuto immagini e video espliciti delle violenze, riprese di nascosto con il proprio telefono cellulare. Il verdetto odierno pone un punto fermo, sebbene l’iter processuale possa ancora prevedere un ricorso in Cassazione, in una vicenda che ha portato alla luce una serie di abusi sistematici avvenuti in un lasso di tempo relativamente breve.

Le accuse formalizzate contro Ubaldo Manuali sono di estrema gravità e riguardano specificamente i reati di violenza sessuale e diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, un reato quest’ultimo introdotto recentemente per contrastare il cosiddetto revenge porn e la diffusione non consensuale di materiale intimo. Il periodo sotto esame dall’autorità giudiziaria si estende tra il settembre del 2022 e il gennaio del 2023, coprendo quindi circa un quadrimestre nel corso del quale si sono verificati gli abusi. Le località in cui sono avvenuti gli episodi contestati sono state identificate in diverse aree, tra la provincia di Viterbo e quella di Roma, coinvolgendo in particolare i comuni di Capranica, in provincia di Viterbo, e di Riano e Mazzano Romano, nel territorio romano. L’ampia distribuzione geografica degli eventi suggerisce una condotta reiterata e non occasionale, ponendo l’attenzione sulla serialità degli atti commessi dall’imputato.

L’inizio delle indagini e l’arresto

L’inchiesta che ha portato all’identificazione e all’arresto del sessantunenne è stata innescata dalla coraggiosa denuncia di una delle vittime. La donna, dopo aver conosciuto Manuali presumibilmente tramite le piattaforme social media, si è accorta di quanto le era accaduto o ha avuto il sospetto di essere stata vittima di abusi. La sua testimonianza è stata cruciale per avviare le indagini approfondite da parte delle forze dell’ordine e della Procura. L’elemento chiave che ha aggravato la posizione dell’uomo è stata la metodica utilizzata: le vittime venivano drogate con sostanze sedanti o stupefacenti per renderle inoffensive e incapaci di opporre resistenza o fornire consenso, prima di essere sottoposte alla violenza sessuale. A rendere il quadro ancora più inquietante, la scoperta che l’uomo riprendeva gli stupri con il proprio telefono cellulare, all’insaputa delle donne, detenendo materiale altamente compromettente. L’accumulo di prove e la gravità delle accuse hanno portato all’arresto di Ubaldo Manuali nel settembre del 2023, dando il via al procedimento giudiziario.

La conferma in appello della pena

La condanna a 9 anni e 10 mesi, confermata dalla Corte d’Appello di Roma, rappresenta un’importante affermazione della giustizia per le donne abusate. La richiesta di conferma della pena da parte della Procura generale sottolinea la fermezza dell’accusa e la chiarezza del quadro probatorio emerso durante il dibattimento in primo grado. I giudici d’appello hanno evidentemente ritenuto che la pena comminata fosse proporzionata alla triplice violenza sessuale e alla diffusione illecita di immagini, riconoscendo la particolare insidiosità e premeditazione della condotta dell’imputato, che sfruttava la droga per annullare la volontà delle vittime. Il lungo periodo di reclusione servirà come misura punitiva e, si spera, come deterrente, in un contesto in cui la lotta contro la violenza sulle donne e l’abuso dei mezzi digitali per la perpetrazione di reati sessuali è una priorità sociale e legislativa. La sentenza odierna, aggiornata a mercoledì 10 dicembre 2025, 15:51, chiude un capitolo importante della vicenda giudiziaria.

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