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Scandalo Bervini, scatta l’allerta: Simmenthal e Metro chiudono i rapporti

Pubblicato: 10/12/2025 16:27

Lo scandalo Bervini continua a ingrandirsi, assumendo contorni sempre più complessi. Dopo le prime due trasmissioni televisive che avevano acceso i riflettori sul macello di Pietole, l’ultima puntata ha spalancato un nuovo fronte: anche lo stabilimento di Salvaterra di Casalgrande, nel Reggiano, sarebbe stato parte del presunto traffico di carne congelata oltre la scadenza, scongelata in acqua calda, rilavorata e rietichettata. Una vicenda che, a questo punto, esce dai confini di un singolo impianto.

Riprese dal 2024 e controlli mancati

Le prime immagini raccolte di nascosto all’interno della struttura di Pietole risalgono al dicembre 2024 e sono state integrate nel 2025. Se confermate, queste pratiche di manipolazione impropria sarebbero andate avanti per mesi senza che l’ATS Val Padana — l’autorità sanitaria competente — rilevasse anomalie nei controlli periodici. Un dato che solleva interrogativi decisivi sull’efficacia della vigilanza ufficiale.

Il 15 ottobre 2025 la giornalista Giulia Innocenzi informa direttamente ATS delle “criticità”. Il 27 ottobre arriva una prima misura: la sospensione delle operazioni di importazione, sezionamento e vendita nello stabilimento mantovano. Tuttavia la macellazione resta autorizzata, e quindi la carne bovina prodotta continua a essere immessa sul mercato. Una scelta che appare difficilmente conciliabile con la gravità delle immagini diffuse.

Le immagini in tv e il sistema di allerta europeo

Nella puntata del 23 novembre vengono mostrati scongelamenti in acqua calda, tagli delle parti deteriorate, rietichettature con nuove date: pratiche vietate dalla normativa quando la carne ha oltrepassato la sua validità e proviene da congelamenti prolungati.

Il 25 novembre, poiché lotti di carne erano già stati distribuiti all’estero, la Regione Lombardia notifica il caso al sistema europeo Rasff (allerta n. 2025.9673). In Italia però non viene emesso alcun richiamo pubblico, giustificando che la distribuzione fosse “solo in ambito business”. Ma ristoranti e supermercati sono comunque luoghi di accesso per i consumatori, che restano all’oscuro.

Il ruolo di Salvaterra e la filiera verso Simmenthal

La puntata del 7 dicembre amplia ulteriormente lo scenario. Secondo l’inchiesta, partite di carne congelata scaduta venivano stoccate nello stabilimento di Salvaterra e inviate ogni venerdì a Pietole per lo scongelamento e la rilavorazione. La cosiddetta “carnetta”, trasformata poi in sala cottura, sarebbe rientrata a Salvaterra e destinata anche a lavorazioni per Simmenthal.

La nota ufficiale dell’azienda del 3 dicembre conferma che “nel 2025 il 6,6% della carne acquistata proveniva da Bervini”, pur dichiarando che “i controlli interni non hanno rilevato anomalie”. In via precauzionale, la fornitura viene sospesa. Anche Metro comunica il ritiro totale dei prodotti Bervini e l’interruzione dei rapporti commerciali. Una reazione immediata della distribuzione, più trasparente di quella istituzionale.

La posizione del Ministero e l’inchiesta giudiziaria

Il 5 dicembre il Ministero della Salute afferma che il Rasff è stato attivato e che non è previsto alcun richiamo pubblico ai consumatori. Una scelta difficile da comprendere, considerando il valore dei tagli coinvolti, la vasta rete di ristoranti acquirenti e un fatturato societario di circa 200 milioni di euro. Ora la Procura di Mantova indaga per frode in commercio e vendita di alimenti non genuini, mentre anche la Commissione sulle ecomafie ha aperto un fascicolo. La domanda centrale resta inevasa: com’è possibile che pratiche tanto gravi siano state rivelate da un’inchiesta giornalistica e non dai controlli ufficiali, nonostante mesi di attività sospette e una filiera così estesa?

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