
Il dibattito sul nuovo equilibrio internazionale, dopo la visita di Volodymyr Zelensky a Palazzo Chigi, entra con forza nello studio di Otto e Mezzo. È la puntata di martedì 9 dicembre, mentre il governo italiano ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina e il presidente ucraino parla apertamente di fiducia nella premier Giorgia Meloni. Un quadro politico che si muove velocemente, e che arriva sul tavolo della trasmissione di La7 in un clima già incandescente, dove la linea americana di Donald Trump sul conflitto diventa immediatamente terreno di scontro.
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Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, collega la postura sempre più defilata dell’ex presidente USA alla storica politica degli Stati Uniti nel confronto con Mosca. E lo fa con una delle sue ricostruzioni più controverse: secondo lui Trump “dice in maniera sgarbata quello che hanno detto, e soprattutto fatto, i suoi predecessori da 30 anni”, sostenendo che “il salto della storia c’è stato 30 anni fa e noi non ce ne siamo accorti perché prima usavano la vaselina”. Parole che attribuiscono a Washington la responsabilità di aver trascinato l’Europa nello scontro con la Russia, proprio mentre Zelensky cerca nuovi appoggi per tenere aperto il fronte diplomatico e quello militare.
Gruber: "Infatti le mie non sono opinioni"#Travaglio: "Ah, le tue sono verità rivelate"
— Zerovirgola (@Zerovirgola2) December 9, 2025
Chissà cosa c'era di non vero nelle cose dette da Travaglio
Invece di questi simpatici siparietti la Gruber poteva dircelo 🤡
La pazienza di Travaglio 😮💨 pic.twitter.com/bksYFdSmiA
Gruber reagisce: “Non è vero” e il confronto si accende
Lilli Gruber interviene immediatamente, interrompendo Travaglio con un secco “Questo però non è vero”. Il direttore replica infastidito, ricordando alla conduttrice che sta esprimendo la sua opinione, ma il confronto si irrigidisce all’istante. Gruber ribadisce che non si tratta di una semplice divergenza di vedute: “Non è non sono d’accordo, è che non è vero”. Le due posizioni diventano simbolo di un dibattito più ampio, che attraversa l’Europa e l’Italia: da una parte la lettura di un Occidente responsabile dell’escalation, dall’altra la convinzione che l’invasione russa non possa essere riscritta o ridimensionata.
Le parole chiave nel dibattito
Le tensioni esplose in studio rispecchiano il momento politico attorno alla guerra in Ucraina: il nuovo protagonismo di Meloni, la ricerca di garanzie da parte di Zelensky, la postura più ambigua di Trump e le divisioni interne all’opinione pubblica italiana ed europea. Una frattura che passa anche dagli schermi televisivi, dove ogni analisi diventa terreno di confronto sulla responsabilità dell’Occidente, sulla natura dell’aggressione russa e sul ruolo dell’Europa nel conflitto.


