
In una fredda notte di dicembre, la tranquilla piazza illuminata a festa custodiva un segreto inatteso. L’enorme presepe, allestito con cura e popolato da statue a grandezza naturale, non era solo una rappresentazione della Natività, ma il nascondiglio perfetto. Tra le figure immobili di pastori e Re Magi, una si muoveva, respirava, parlava. Un uomo, braccato dalla giustizia, aveva scelto la sacra capanna come suo estremo rifugio, tentando una mimetizzazione che aveva del surreale.
La sua presenza, un’ombra inaspettata nel cuore della scena biblica, era un disperato tentativo di svanire, di diventare anonimo, un “pupo” tra gli altri. Ma un occhio attento, quello di chi amministra la cosa pubblica, notò il dettaglio fuori posto: una sagoma troppo viva, troppo dinamica per essere semplice gesso. Questo piccolo movimento, questa flebile anomalia, ha svelato la sua posizione e ha messo fine a una latitanza consumata tra la paglia e le statue, trasformando il simbolo della pace in un inatteso scenario di cattura.
Una storia di mimetismo e giustizia
Una singolare vicenda ha scosso la tranquillità della cittadina di Galatone, in provincia di Lecce, proprio nel cuore del periodo natalizio, dimostrando come la cronaca possa talvolta superare la fantasia. Quello che inizialmente sembrava un eccesso di realismo artistico in un presepe monumentale, si è rivelato essere il nascondiglio di un uomo ricercato dalla giustizia. La notizia, diffusa rapidamente, ha messo in luce una storia di espedienti e un inatteso epilogo giudiziario, scaturito dall’occhio attento e dalla successiva denuncia del primo cittadino. Il presepe, simbolo di pace e natività, è diventato per un breve periodo il teatro di un arresto, trasformando una figura inanimata in un latitante in carne e ossa. L’episodio ha acceso i riflettori non solo sull’ingegno del fuggitivo, ma anche sulla prontezza delle autorità locali nel gestire una situazione tanto insolita quanto potenzialmente delicata. La figura, mimetizzata tra i pastori e i Re Magi, non era affatto un “pupo” (statua), ma un uomo di 38 anni, di origine ghanese, con un mandato di cattura pendente.
La scoperta insolita del sindaco
I fatti hanno avuto inizio il 6 dicembre, quando il sindaco di Galatone, Flavio Filoni, si è imbattuto nella scena che avrebbe dato il via all’intera vicenda. Passando in prossimità del presepe allestito nella centrale piazza Crocifisso, la sua attenzione è stata catturata da quella che in un primo momento aveva interpretato come un’eccessiva cura per i dettagli da parte degli allestitori. La figura appariva estremamente realistica e, per un istante, il sindaco aveva pensato di esprimere i suoi complimenti per l’opera d’arte. Tuttavia, un particolare non usuale ha presto dissipato ogni dubbio artistico: la “statua” si muoveva e parlava con le altre figure, svelando la sua natura di persona vivente. Avvicinandosi per chiarire la situazione, il sindaco ha realizzato che all’interno della tradizionale capanna c’era un ospite inatteso e non autorizzato, un uomo che aveva scelto il sacro scenario della Natività come sua dimora temporanea. Questo momento di incredulità ha segnato l’inizio della fase successiva dell’episodio.
Il rifiuto e l’intervento della polizia
Dopo la scoperta, il sindaco Filoni ha tentato di instaurare un dialogo con l’individuo. L’uomo, un 38enne di origine straniera, si era insediato stabilmente nel presepe, considerandolo, a suo dire, la propria casa. Quando il sindaco lo ha invitato ad uscire dallo spazio sacro e pubblico, l’uomo si è rifiutato categoricamente di lasciare il suo insolito riparo. A questo punto, la situazione ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per la gestione dell’ospite non gradito. Nonostante l’iniziale resistenza, il 38enne si è poi allontanato dal presepe, rifugiandosi nel vicino santuario, ma è stato presto raggiunto dalla Polizia Locale. Il vicecomandante Marco Miccoli, coadiuvato dagli agenti Davide Rizzo e Vincenzo Guido, è riuscito a convincere l’uomo a seguirli, accompagnandolo al commissariato di Nardò per gli accertamenti di rito. Si è ipotizzato che l’uomo fosse giunto a Galatone a piedi dalla vicina Galatina e avesse trovato nel presepe un rifugio sicuro e anonimo.
La posizione del ricercato e l’epilogo
Una volta condotto presso le autorità, l’uomo è stato sottoposto a un controllo approfondito che ha rivelato la sua vera identità e la sua condizione di latitanza. Dagli accertamenti è emerso che il 38enne era destinatario di un provvedimento di esecuzione di carcerazione, emesso dalla Procura di Bologna. L’ordine di cattura riguardava una condanna definitiva che prevedeva una pena da scontare di 9 mesi e 15 giorni per reati gravi, specificamente per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. Il presepe non era dunque solo un riparo, ma un ingegnoso nascondiglio per sfuggire alla giustizia. Con la sua posizione accertata in modo inequivocabile, l’uomo è stato immediatamente arrestato e trasferito al carcere di Lecce. Lì, dovrà scontare la pena che lo aveva spinto a mimetizzarsi tra le statue della Natività, ponendo fine, in modo così bizzarro e pubblico, alla sua fuga dalle responsabilità penali. La vicenda si è conclusa con il ristabilimento della legalità, trasformando una curiosità natalizia in un atto di giustizia.


