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Guerra in Ucraina, Conte scuote la politica estera: “Governo e Ue hanno fallito, lasciano tutto agli Usa”

Pubblicato: 10/12/2025 17:18

Il dibattito sulla guerra in Ucraina continua ad animare la scena politica italiana ed europea, con posizioni sempre più divergenti sulle strategie adottate e sul ruolo dell’Unione Europea nel processo di pace. Al centro della discussione si collocano le recenti dichiarazioni del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha espresso una critica netta nei confronti della linea tenuta dal Governo italiano e dai partner europei, accusandoli di aver fallito nell’approccio basato sulla scommessa di una vittoria militare di Kiev sulla Russia attraverso l’invio continuo di armi e l’aumento delle spese militari. Queste affermazioni hanno immediatamente suscitato reazioni veementi, come quella di Riccardo Magi, Segretario di +Europa, che le ha definite inaccettabili e irresponsabili.

La critica di Conte: l’Europa disorientata e la necessità di un cambio di guida

Giuseppe Conte ha evidenziato quello che, a suo avviso, è un fallimento strategico dei governi europei. La strategia di puntare esclusivamente sulla risoluzione militare del conflitto, sostenendo la resistenza ucraina con una costante fornitura di armamenti, è stata la sola linea seguita, secondo l’ex Presidente del Consiglio. Il risultato di questa politica, a suo dire, è un’Europa ora “completamente disorientata”, priva di un piano alternativo dopo aver investito tutte le proprie energie su un esito non raggiunto, ovvero la vittoria militare di Kiev.

La proposta di Conte è radicale: in assenza di una visione europea e di alternative concrete, bisognerebbe lasciare che siano gli Stati Uniti a condurre il negoziato. Questa posizione implica una sfiducia profonda nella capacità diplomatica e strategica dell’Unione Europea di gestire una crisi di tale portata. La visita del Presidente ucraino Zelensky e le sue parole di fiducia verso l’Italia e la premier Meloni vengono prese in considerazione da Conte con un mero “Prendo atto”, ribadendo che, a prescindere da queste rassicurazioni, il quadro europeo rimane quello di un vicolo cieco strategico.

L’ambiguità della posizione italiana e le divisioni interne

Conte non risparmia critiche nemmeno al Governo italiano e, in particolare, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Secondo il leader del M5S, l’Europa è divisa tra chi vorrebbe “continuare una guerra per procura” ma non trova neppure le risorse per finanziarla, e chi, come la Meloni, rimane “nel mezzo, silente”, in attesa di capire quale sarà la mossa migliore per poi rivendicare un contributo alla soluzione. Questa ambiguità o mancanza di leadership italiana viene vista da Conte come parte integrante del fallimento europeo.

A complicare il quadro politico italiano si aggiungono le dichiarazioni di altri leader, come Matteo Salvini, che ha definito la guerra in Ucraina una “guerra persa”. Queste voci, pur provenendo da schieramenti diversi, convergono nell’esprimere un forte scetticismo sull’efficacia dell’attuale strategia di sostegno militare, suggerendo che il consenso politico italiano sulla linea da tenere stia vacillando o sia profondamente frammentato.

La reazione di magi: inaccettabile e irresponsabile demandare agli Usa

Le affermazioni di Giuseppe Conte hanno scatenato una ferma reazione da parte di Riccardo Magi, Segretario di +Europa. Magi ha bollato le parole di Conte, specialmente l’idea di demandare la conduzione dei negoziati agli Stati Uniti, in particolare alludendo alla possibilità di un’amministrazione guidata da Donald Trump, come “inaccettabili e irresponsabili”. La critica di Magi si concentra sulla falsa premessa secondo cui l’Europa avrebbe intrapreso una “scommessa” sull’esito della guerra, quasi fosse una partita di calcio.

Per Magi, la posizione europea non è una scommessa, ma un sostegno necessario alla resistenza di un Paese, l’Ucraina, che è stato invaso militarmente da una potenza come la Russia e che confina con l’Unione Europea. Sostenere Kiev, in quest’ottica, non riguarda solo l’Ucraina, ma è una questione cruciale per il futuro della sicurezza dell’intera Europa. Il fallimento, se c’è, non è nella linea di sostegno, ma semmai nella mancanza di una coesione ancora più forte o di una strategia diplomatica parallela più efficace, ma la scelta di abbandonare la propria sovranità decisionale in mano a Washington è vista come un tradimento degli interessi e della sicurezza continentale. La contrapposizione tra Conte e Magi riflette, in ultima analisi, il divario tra chi vede la crisi come un fallimento della strategia di guerra europea e chi la considera una necessaria difesa dei principi e della sicurezza del continente di fronte all’aggressione russa.

Implicazioni politiche e futuro diplomatico

La richiesta di Conte di lasciare che gli Stati Uniti, potenzialmente sotto la guida di un futuro Presidente come Trump con posizioni isolazioniste e critiche verso la NATO e l’UE, conducano i negoziati, solleva interrogativi significativi sulla sovranità strategica dell’Europa. Un eventuale ritiro della leadership europea dal tavolo negoziale rischierebbe di indebolire la posizione del continente e di esporlo a decisioni che potrebbero non tutelare pienamente i suoi interessi di sicurezza e stabilità a lungo termine. Il dibattito attuale in Italia e in Europa, tra l’insistenza sul sostegno militare e la ricerca di una soluzione diplomatica, evidenzia la complessità del conflitto e la difficoltà nel trovare una via d’uscita condivisa che sia efficace e duratura. La ricerca di una strategia coesa e la definizione di un ruolo attivo e autonomo dell’Unione Europea nel processo di pace rimangono le sfide fondamentali per i governi del continente.

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