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Un paradosso sotto l’albero di Natale: quando eliminare Gesù tradisce la tradizione

Pubblicato: 10/12/2025 12:24

La decisione di una scuola primaria di Reggio Emilia di riscrivere il testo di una canzone natalizia eliminando ogni riferimento a Gesù ha riacceso un dibattito che va ben oltre la recita di fine anno. La scelta, motivata dall’intento di non urtare la sensibilità di studenti di fedi diverse, ha portato a sostituire versi tradizionali con formulazioni più neutre e generiche. Ma il risultato finale solleva interrogativi profondi sul rapporto tra tradizione, inclusione e identità culturale.

Tradizione e identità culturale

Rimuovere il nome di Gesù da un canto natalizio significa intervenire sul cuore stesso della festa. È un gesto che suona come un paradosso: il Natale nasce da un evento religioso ben preciso, e la sua declinazione culturale — quella che abbraccia anche chi non professa la fede cristiana — si è sviluppata proprio attorno a quel nucleo originario. Escludere questo riferimento, per quanto in una forma apparentemente innocua come una recita scolastica, rischia di svuotare di senso una tradizione che appartiene alla storia del Paese e alla sua memoria collettiva.

Inclusione o appiattimento?

La volontà di essere inclusivi è un principio importante, soprattutto in contesti educativi pluralisti. Ma l’inclusione non può diventare sinonimo di cancellazione delle differenze. Un ambiente scolastico realmente aperto dovrebbe favorire la conoscenza reciproca, non la neutralizzazione preventiva di ogni riferimento culturale o simbolico. Presentare il Natale con le sue radici, spiegandone il significato e raccontando anche altre tradizioni religiose e culturali presenti in classe, sarebbe un modo molto più autentico e formativo di promuovere il rispetto. Ed è quindi impensabile che in Italia, paese dalle profonde radici cattoliche, Gesù sia “cancellato” dal Natale.

Una responsabilità educativa tradita

Modificare testi tradizionali per timore di urtare qualcuno rischia di alimentare l’idea che la cultura comune sia qualcosa di negoziabile al ribasso. Le scuole hanno invece la responsabilità di insegnare a contestualizzare, non a rimuovere. Riconoscere le origini del Natale non equivale a imporre un credo, ma a offrire agli studenti strumenti per comprendere il mondo in cui vivono. Nascondere o edulcorare ciò che appartiene alla storia collettiva finisce per impoverire tutti, senza tutelare davvero nessuno.
In questo caso, l’intento di non escludere si è tradotto in un gesto che, paradossalmente, esclude la stessa tradizione che dovrebbe essere raccontata. È un segnale di quanto sia urgente una riflessione più ampia: l’inclusione autentica non passa dalla rimozione dell’identità culturale, ma dalla capacità di riconoscere, comprendere e valorizzare le differenze.

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