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Zaia superstar, lo vogliono tutti al comando del Nord. E Salvini trema

Pubblicato: 11/12/2025 07:20

Il dibattito interno alla Lega sul futuro assetto del partito sta raggiungendo un punto di ebollizione, con la figura di Luca Zaia, ex Governatore del Veneto e autentico catalizzatore di consensi alle elezioni regionali, al centro di una controversia che agita profondamente le gerarchie del Carroccio.

L’iniziativa di una raccolta firme, promossa dalla sezione di Brescia, per designare Zaia come “referente per il Nord” ha innescato un acceso confronto, sollevando non tanto obiezioni sulla persona quanto sul metodo con cui tale proposta è stata avanzata. Fonti interne al partito esprimono preoccupazione per quello che definiscono un rischio di “anarchia”, paventando la possibilità che iniziative “spontanee” e non coordinate possano minare l’autorità dei segretari e la disciplina gerarchica all’interno della Lega.

Il convocato direttivo e la questione Brescia

La tensione è palpabile, tanto da spingere la Lega lombarda a convocare, in via eccezionale, un direttivo regionale pre-natalizio. Sebbene l’incontro fosse previsto come una riunione mensile di confronto, il tema principale all’ordine del giorno, sebbene la figura di Zaia sia assente, è chiaramente legato alle recenti dinamiche interne. Il senatore Massimiliano Romeo, segretario regionale, ha inserito nel documento di convocazione, rivolto a segretari provinciali e membri eletti, la voce: “Iniziativa sezione Brescia”. Questo punto specifico è cruciale poiché la sezione bresciana è stata l’origine della raccolta firme a sostegno della nomina di Zaia a capo di un potenziale “dipartimento Nord”. La convocazione mira, in sostanza, a “richiamare all’ordine” la base e la dirigenza su una mossa percepita come uno strappo alla prassi interna.

Il coordinamento unitario per il nord e l’autorevolezza di Zaia

L’oggetto della discussione in Lombardia sarà quindi un’analisi approfondita della proposta giunta da Brescia. I sostenitori dell’iniziativa mirano all’istituzione di un coordinamento unitario per le regioni settentrionali, un organismo che rispecchi l’assetto già esistente per le regioni del Centro e del Sud Italia. Per i militanti bresciani, l’ex Governatore Luca Zaia rappresenta la figura “autorevole, radicata e leale al movimento” più idonea a guidare questa nuova struttura, come esplicitato dal segretario della sezione, Michele Maggi. La sua schiacciante popolarità elettorale, specialmente nell’asse Veneto-Friuli Venezia Giulia-Lombardia, viene vista come una risorsa strategica, capace di rinsaldare la base settentrionale e dare un nuovo impulso al partito.

Nonostante l’unanime riconoscimento del “valore aggiunto” rappresentato da Luca Zaia, come sottolineano fonti interne, il nodo del contendere non è la persona, ma il “metodo”. La preoccupazione principale è che la proliferazione di iniziative dal basso non autorizzate e prive di coordinamento ufficiale possa portare a una “anarchia totale” all’interno della Lega. I dirigenti temono che se singole sezioni o gruppi di militanti si sentissero legittimati a lanciare raccolte firme per qualsiasi obiettivo — come, è stato paventato a titolo di esempio, la richiesta di “un sottosegretario in più” — l’intera struttura gerarchica e l’autorità dei segretari regionali e provinciali verrebbero irrimediabilmente compromesse. La disciplina interna e il rispetto delle procedure ufficiali sono considerati elementi fondamentali per la tenuta del partito.

Il modello bavarese come orizzonte strategico

La proposta bresciana e la stessa figura di Zaia si inseriscono in una riflessione più ampia sul futuro strategico e l’assetto organizzativo della Lega. L’idea di un forte coordinamento settentrionale richiama, sebbene non in modo identico, il modello bavarese che vede l’unione di due formazioni distinte, come la CDU e la CSU. In questo modello, due partiti possono portare avanti battaglie autonome a livello territoriale ma presentarsi uniti e compatti per massimizzare i voti alle elezioni politiche ed europee. Luca Zaia ha in passato suggerito che il mantenimento della sua permanenza nella Lega sarebbe legato a una riforma del partito che si muova in questa direzione, un’affermazione che, pur non essendo un aut-aut, ha generato e continua a generare forti dibattiti e turbolenze all’interno della dirigenza.

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