
Momenti di forte tensione politica hanno segnato l’ultima assemblea interna di Più Europa, trasformando una semplice votazione in uno scontro aperto tra le diverse fazioni del partito. L’appuntamento, previsto per decidere sulla sospensione dei sette membri della lista Millennium, ha rapidamente degenerato, con urla, botte e delegati bloccati in bagno, come raccontano diversi partecipanti.
La decisione finale, approvata per pochi voti, ha portato alla sospensione dei sette rappresentanti fino al prossimo Congresso, sostituiti da membri dell’opposizione interna. Un epilogo che evidenzia le profonde divisioni all’interno del partito e che molti definiscono “una brutta storia”, rivelando tensioni accumulate negli ultimi mesi.
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Il contesto del Congresso di febbraio
Le radici del conflitto risalgono al Congresso di febbraio, quando Riccardo Magi è stato eletto segretario e Matteo Hallisey presidente. Già allora, il clima interno era definito dai membri come da “guerra civile”, soprattutto a causa delle contestazioni sulla cosiddetta tesseropoli, ovvero l’emergere di numerose iscrizioni all’ultimo minuto, a dicembre 2024.
Il Collegio di Garanzia del partito, chiamato a verificare la regolarità delle liste, ha preferito non approfondire, convalidando tutte le candidature, da quella di Magi a quella di Millennium. La situazione si è ulteriormente complicata quando è emersa la presunta iscrizione irregolare di una militante della minoranza, documentata da un pdf che alcuni hanno definito “facilmente modificabile”.

L’attacco di Magi e la reazione dell’opposizione
Di fronte alla presunta irregolarità, Riccardo Magi ha avanzato la richiesta di eliminare l’intera lista Millennium, in un tentativo di neutralizzare l’opposizione interna. Valerio Federico, capolista dell’opposizione, ha denunciato che questa mossa mirava a “stravolgere il processo democratico interno”, sottolineando il ruolo del Collegio di Garanzia, che si è opposto alla decapitazione totale della minoranza.
Non potendo eliminare tutti i membri della lista, Magi ha concentrato la sua azione sui sette capofila, ottenendo infine la loro sospensione martedì sera. I tentativi di mediazione di Benedetto Della Vedova sono stati vani, e l’assemblea ha così sancito un cambiamento significativo nell’equilibrio interno del partito, nonostante il numero dei votanti fosse inferiore alla metà dei delegati complessivi.
Episodi di violenza e caos interno
Oltre alle decisioni politiche, l’assemblea è stata segnata da episodi di violenza fisica. Secondo le testimonianze, sono volati pugni e un delegato avrebbe addirittura chiuso un collega in bagno. Matteo Hallisey ha parlato di aggressione, confermando la gravità della situazione. L’episodio ha suscitato forti critiche da parte dell’opposizione, con accuse di violazioni dei principi democratici all’interno di Più Europa.
Valerio Federico ha sottolineato l’assenza di trasparenza nella gestione delle iscrizioni, ricordando le 1.900 tessere mai verificate. La combinazione di tensioni politiche e comportamenti aggressivi ha creato uno scenario che difficilmente si associa alla cultura liberal-democratica che il partito dichiara di rappresentare.

Conseguenze per il partito
L’assemblea segna un momento delicato nella vita interna di Più Europa, con la minoranza che denuncia una gestione autoritaria e l’opposizione interna che rischia di essere ulteriormente marginalizzata. La sospensione dei sette membri della lista Millennium fino al prossimo Congresso rappresenta un precedente significativo, destinato a influenzare i rapporti di potere e la credibilità del partito agli occhi dei militanti e dell’opinione pubblica.
Gli eventi di martedì sera evidenziano come le tensioni interne, se non gestite con trasparenza e rispetto delle regole democratiche, possano degenerare rapidamente in conflitti personali e fisici, minando la stabilità e l’immagine di un’organizzazione politica.


