
Il cielo si è fatto improvvisamente più cupo, avvolgendo in un velo di profonda malinconia tutti coloro che hanno nel cuore i colori giallorossi. Una notizia straziante ha colpito la grande famiglia del tifo leccese, lasciando un vuoto incolmabile, un silenzio assordante che echeggia tra i gradoni dello stadio, là dove risuonavano un tempo gli applausi più calorosi.
È il dolore sordo e inatteso per la perdita di una figura storica, un pilastro la cui presenza era sinonimo di appartenenza e di un’epoca indimenticabile. È venuto a mancare, a 67 anni, un uomo che ha incarnato l’anima e la tenacia del club, stroncato da un malore che non ha lasciato scampo, portandosi via un pezzo di storia, un simbolo eterno che per undici stagioni ha difeso con onore la maglia, scrivendo pagine fondamentali nella naroscenza sportiva della squadra.
Addio a Carmelo Miceli
La comunità sportiva salentina piange la scomparsa di Carmelo Miceli, venuto a mancare all’età di 67 anni, stroncato da un infarto a Rende. La sua morte rappresenta una perdita dolorosa per il Lecce e per tutti i suoi tifosi, che lo hanno sempre considerato non solo un calciatore, ma un’autentica bandiera del club. Miceli è stato un protagonista indiscusso di un decennio fondamentale per la storia giallorossa, lasciando un’impronta indelebile nel cuore dei sostenitori, tanto da essere annoverato tra i giocatori con il maggior numero di presenze in assoluto con la maglia leccese, un traguardo che lo pone immediatamente dietro solo al compianto Michele Lorusso, se si considerano anche le gare di coppa.
La sua dedizione e il suo legame profondo con la città e lo stadio Via del Mare, che per lui era una seconda casa, erano noti a tutti e venivano ricambiati da un affetto viscerale da parte della curva e di tutto il pubblico. Solo nel febbraio del 2022, in occasione di una partita contro il Benevento, aveva ricevuto l’ovazione dello stadio e un tributo speciale dal presidente Saverio Sticchi Damiani, che gli aveva consegnato una maglia celebrativa.
Il libero che fece la storia del club
Nato a Cosenza, l’approdo di Carmelo Miceli nel Salento avvenne in giovane età, quando era appena maggiorenne, nel lontano 1977. Da quel momento, la sua carriera si è legata indissolubilmente ai colori giallorossi per ben undici stagioni agonistiche, un periodo intenso e ricco di eventi che hanno segnato la vita sportiva e personale del difensore. In campo, Miceli si impose nel ruolo di libero, interpretandolo con grinta, intelligenza tattica e una dedizione che lo rendevano un pilastro inamovibile della difesa. Furono anni di grandi battaglie sul rettangolo verde, ma anche di dolore profondo, come quello causato dal tragico incidente stradale che portò via i suoi compagni di squadra, Michele Lorusso e Ciro Pezzella. Tuttavia, la sua permanenza a Lecce fu coronata anche da grandissime soddisfazioni e successi.
Il nome di Carmelo Miceli è iscritto a caratteri d’oro nella storia del Lecce per il suo contributo fondamentale alla prima, storica promozione della squadra nella massima serie del campionato italiano. Fu un’impresa epocale e il difensore fu uno dei protagonisti assoluti di quella cavalcata trionfale. A testimonianza del suo spirito combattivo e della sua capacità di incidere anche in fase offensiva, Miceli mise a segno anche un gol nell’ultima giornata di quello storico campionato, proprio contro un avversario di prestigio come la Juventus. Quell’episodio simboleggia perfettamente il carattere di un calciatore che ha dato tutto per la maglia e che ha contribuito a scrivere la pagina più gloriosa, fino a quel momento, della società salentina. La sua figura è quindi indissolubilmente legata al passaggio del Lecce nell’élite del calcio italiano.
Una carriera da calciatore tra Monza, Ascoli e Catanzaro
Dopo il decennio da bandiera e le undici stagioni in giallorosso, la carriera di Carmelo Miceli proseguì toccando altre piazze importanti del calcio italiano. Il suo percorso da calciatore lo vide indossare, prima dell’esperienza leccese, la maglia del Rende. Successivamente, dopo aver lasciato il Salento, militò nel Monza, nell’Ascoli, nel Catanzaro e infine nel Nola. In ogni squadra portò in dote la sua esperienza e la sua professionalità. L’Unione Sportiva Lecce, non appena informata della triste notizia, ha voluto esprimere il suo più profondo cordoglio attraverso una breve nota ufficiale, in cui lo ha ricordato come il “protagonista della prima storica promozione in Serie A”.
L’esperienza in panchina
Una volta appese le scarpe al chiodo, Carmelo Miceli non abbandonò il mondo del calcio, ma continuò a dedicare la sua vita alla sua passione, intraprendendo la carriera di allenatore. Si concentrò principalmente sui settori giovanili, soprattutto nella sua terra d’origine, la Calabria, dimostrando la volontà di trasmettere la sua esperienza alle nuove generazioni. Ebbe anche delle esperienze come vice-allenatore in contesti professionistici. La sua carriera da tecnico lo portò anche ad affrontare un’avventura internazionale: nella stagione 2008-2009 fu alla guida dell’Union Saint-Gilloise, una squadra belga che oggi, anni dopo la sua gestione, è giunta a disputare la Champions League. L’anno successivo, invece, tornò in Italia, sedendo sulla panchina del Sogliano Cavour, a testimonianza di una passione che lo ha accompagnato per tutta la vita. La sua eredità, fatta di valori sportivi e di un legame indissolubile con il Lecce, rimane un faro per tutti coloro che amano il calcio e i colori giallorossi.


