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Il dossier di Fratelli d’Italia: “Dentro Bankitalia stranieri pericolosi”. Cosa succede

Pubblicato: 11/12/2025 13:38

La questione della proprietà delle riserve auree della Banca d’Italia è tornata prepotentemente al centro del dibattito politico italiano, in particolare per iniziativa di Fratelli d’Italia che, attraverso un emendamento alla manovra finanziaria, chiede di riconoscere che i lingotti d’oro di Via Nazionale appartengono ufficialmente al “popolo italiano”. Questa mossa, che precede un importante incontro tra il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, è sostenuta da un dossier riservato del partito che mira a smontare le presunte “fake news” e a giustificare la necessità di tale provvedimento legale.

La controversia sulla proprietà legale

Il documento interno di Fratelli d’Italia, intitolato “Oro di Bankitalia al popolo italiano smontiamo le fake news“, sottolinea la necessità di superare l’attuale ambiguità legale che, a loro avviso, non è affatto innocua. L’accento è posto sulla potenziale vulnerabilità derivante dalla struttura del capitale della Banca d’Italia. Attualmente, il capitale dell’istituto è detenuto da una pluralità di soggetti che includono banche, fondazioni, enti e istituti di previdenza, e fondi pensione, tutti aventi sede legale in Italia. Il punto critico sollevato dal partito è che molti di questi sono soggetti privati e, in alcuni casi, risultano controllati da gruppi stranieri. Questa composizione eterogenea, pur essendo prevista dalle normative vigenti, crea, secondo i promotori della legge, un “rischio” che non può essere ignorato.

Il rischio di rivendicazioni private

ShutterstockIl cuore della preoccupazione espressa nel dossier risiede nella possibilità che questi soggetti privati che detengono quote del capitale della Banca d’Italia, compresi quelli sotto il controllo di gruppi stranieri, possano un giorno rivendicare diritti sulle riserve auree degli italiani. Il documento evidenzia che, pur essendo le riserve destinate alla stabilità economica nazionale, l’attuale formulazione sul sito della Banca d’Italia, che afferma che “l’oro è di proprietà dell’istituto”, rafforza la necessità di una norma esplicita che ne attribuisca la proprietà formale e inoppugnabile al popolo.

La Banca d’Italia conta 175 partecipanti al capitale (al 15 ottobre 2025), tra cui le principali banche e fondazioni italiane, e importanti enti di previdenza come l’Inps, l’Enpam e l’Inarcassa. La presenza di istituti a controllo estero come Banca Nazionale del Lavoro (controllata dalla francese Bnp Paribas con il 2,83%), Crédit Agricole (2,81%) e Allianz (0,10%) viene specificamente menzionata come fonte di potenziale pericolo.

La posizione da adottare e la compatibilità normativa

Il documento di Fratelli d’Italia serve anche come linea guida ufficiale per i deputati e senatori del partito, indicando la posizione da adottare e le argomentazioni da utilizzare. La tesi centrale è che la proposta non è solo utile e giusta, ma anche pienamente compatibile con il quadro normativo dell’Unione Europea. Il partito insiste sul fatto che l’affermazione della proprietà popolare delle riserve non intacca in alcun modo l’indipendenza operativa della Banca d’Italia, né costituisce una violazione dei trattati europei. L’obiettivo è semplicemente quello di mettere in sicurezza giuridica un patrimonio nazionale essenziale, ribadendo che le riserve non saranno mai nella disponibilità dei soggetti privati che detengono quote del capitale di Via Nazionale. La fermezza del governo su questa proposta, come dimostrato dall’imminente incontro tra Giorgetti e Lagarde, sottolinea l’importanza strategica attribuita a questa mossa legislativa.

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