
L’ultimo sondaggio YouTrend per SkyTg24 scardina l’equilibrio apparente che ha dominato il panorama politico negli ultimi due anni e introduce un dato che non compariva dal 2022: il campo progressista raggiunge il 48%, superando il centrodestra fermo al 44%. È un movimento graduale, quasi silenzioso, che però si inserisce in un contesto in cui il gradimento verso il governo Meloni mostra un’erosione lenta ma continua. Nulla che metta in discussione la stabilità dell’esecutivo nell’immediato, ma abbastanza per certificare un clima politico più mobile, meno scontato, meno monolitico di quanto apparisse all’indomani del voto. E in un Paese dove i numeri hanno spesso anticipato gli umori, il segnale è chiaro: l’equilibrio può cambiare.
Il rilievo del sondaggio non sta solo nella fotografia numerica, ma nella tendenza che suggerisce. La distanza tra i blocchi non era mai stata così ridotta, e il progressivo avvicinamento delle opposizioni domanda di essere letto insieme a un altro dato: la perdita di terreno dei partiti alleati della premier. È l’insieme di questi spostamenti, più che il singolo scarto percentuale, a raccontare un mutamento che si consolida da settimane e che ora si manifesta compiutamente nel confronto tra le coalizioni.
Fratelli d’Italia rallenta, il PD si avvicina
Nel dettaglio delle forze politiche, Fratelli d’Italia rimane primo partito, ma il calo dello 0,7% accorcia il divario con il Partito Democratico, che sale di un punto e porta la distanza sotto i sei punti percentuali. È un margine che resta significativo ma perde parte della solidità mostrata nell’ultimo biennio, in cui FdI aveva consolidato un vantaggio quasi intoccabile. La risalita del PD non avviene in modo brusco, bensì attraverso una continuità di avanzamenti che, sommati, ridisegnano la percezione del quadro politico.
Alle loro spalle, il Movimento 5 Stelle conferma una stabilità che resiste da mesi: nessun balzo in avanti, nessuna flessione rilevante. Diversa la situazione per gli alleati di governo. La Lega scende sotto l’8%, soglia che pesa psicologicamente sul Carroccio, mentre Forza Italia continua a soffrire nella fase post-berlusconiana e viene superata da Alleanza Verdi-Sinistra, avanti dello 0,1%. Una differenza minima, ma significativa nella tendenza generale di FI, che fatica a ridefinire la propria identità e il proprio spazio politico.
Il peso dei partiti minori e la distanza tra le coalizioni
Tra le forze più piccole, Azione si attesta poco sotto il 4%, confermandosi competitiva ma fuori dal perimetro del centrosinistra per via della linea di indipendenza ribadita da Carlo Calenda. +Europa ottiene un dato superiore alle aspettative, toccando il 3%, mentre Italia Viva resta intorno al 2% e Noi Moderati mantiene la sua posizione vicino all’1%, contribuendo però al totale del centrodestra.
Ed è proprio nella somma delle coalizioni che emerge il punto politico più forte: l’insieme delle forze progressiste — PD, M5S, AVS e +Europa — raggiunge il 48%, contro il 44% della coalizione attualmente al governo. Un differenziale di quattro punti che non si vedeva da tre anni e che rimette al centro una domanda che molti consideravano archiviata: l’esistenza di un’alternativa competitiva. Nessuna vittoria annunciata, nessuna previsione elettorale, ma un dato che pesa e che suggerisce un cambio di fase nel dibattito nazionale.
La distanza dalle urne resta ampia e la storia recente dimostra quanto flirtino con l’effimero i sondaggi italiani. Ma oggi, per la prima volta dopo il 2022, il fronte progressista non insegue: guida. E questo, nel racconto politico del Paese, cambia tutto.


