
La scena si svolge durante Atreju, l’annuale manifestazione politica organizzata da Fratelli d’Italia, che quest’anno ha avuto luogo nella suggestiva cornice di Castel Sant’Angelo a Roma. Un momento di leggerezza e inattesa performance è stato catturato dal Karaoke Reporter, Dejan Cetnikovic, che ha intercettato una figura di spicco della politica italiana: Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato. La Russa non si è tirato indietro, mostrando un’insospettabile vena artistica e un buonumore contagioso.
Con entusiasmo, ha intonato un brano che risale agli anni Sessanta, rivelando una conoscenza della musica d’autore italiana che va oltre le aspettative. La canzone scelta è stata «Goganga» del grande cantautore milanese Giorgio Gaber, pubblicata originariamente nel 1963 e ripresentata al grande pubblico durante Canzonissima del 1968. Questo episodio ha fornito non solo un momento di intrattenimento per i presenti e gli spettatori del video, ma anche uno spunto per approfondire il significato e la storia di un pezzo musicale che all’epoca fece discutere per la sua originalità e il suo approccio nonsense. L’esecuzione di un brano così particolare da parte di una personalità istituzionale ha aggiunto un elemento di sorpresa all’evento.
Il contesto dell’esibizione e la scelta del brano
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha spiegato brevemente il contesto del brano prima di intonarlo, dimostrando di conoscerne l’ironia e la trama surreale. La scelta di «Goganga» non è casuale per chi apprezza l’umorismo grottesco e l’assurdità ricercata. Gaber, noto per la sua capacità di mescolare teatro, canzone e critica sociale, in questo pezzo si concentra sull’assurdità e sulla comunicazione interrotta. La Russa, con questa performance, ha involontariamente riportato alla luce un piccolo gioiello della musica italiana che, nonostante la sua natura eccentrica, è un esempio della libertà creativa che Gaber ha sempre incarnato. La performance, sebbene “piccola”, come definita nell’articolo, è stata significativa, mostrando un lato più disinvolto e meno istituzionale del presidente del Senato.
Il cuore della canzone «Goganga» è un dialogo comico e, al tempo stesso, grottesco tra un paziente affetto da un tic nervoso e da un difetto di pronuncia e il suo medico. Il testo si sviluppa attorno al tentativo fallimentare di curare questa condizione attraverso un dispositivo medico sperimentale. L’ironia di Gaber si manifesta nel peggioramento progressivo della condizione del paziente a seguito della terapia. Inizialmente, il protagonista smette di fischiare involontariamente, un effetto ottenuto dopo tre giorni di silenzio forzato. Tuttavia, questo non porta alla guarigione desiderata; al contrario, il paziente inizia a produrre pernacchie dopo ogni singola parola pronunciata, sostituendo un disturbo con uno ancora più ridicolo e inopportuno. La parte più distintiva e surreale del brano è senza dubbio il ritornello, che dà il titolo al pezzo: «Goganga, goganga, goganganghinga, ghe gogongogangangonga, ghe gogongogangango». Questa sequenza vocale è totalmente nonsense e priva di un significato letterale, contribuendo all’atmosfera di assurdità e follia controllata che pervade l’intera composizione.
Le controversie iniziali con la Rai
Un dettaglio interessante della storia di «Goganga» riguarda la sua accoglienza da parte della Commissione di ascolto della Rai all’epoca. Inizialmente, il brano fu bocciato dai censori. Il motivo di questo rifiuto era la sua natura giudicata troppo stravagante per gli standard dell’intrattenimento televisivo e radiofonico dell’epoca. Un brano basato sul nonsense e che culminava con l’emissione di pernacchie era percepito come eccessivamente fuori dagli schemi. Tuttavia, dopo una successiva seconda valutazione, l’ente televisivo decise di riammettere il pezzo, riconoscendone probabilmente il valore artistico e la carica umoristica dirompente. Questo episodio sottolinea come Gaber fosse spesso in anticipo sui tempi, proponendo un tipo di spettacolo che sfidava le convenzioni e spingeva i limiti del consentito nel panorama mediatico italiano. La riammissione permise al brano di raggiungere la ribalta, fissandolo nella memoria collettiva come un esempio di canzone umoristica e surreale.


