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Bulgaria, cade il governo dopo le accuse di corruzione: il premier si dimette in diretta

Pubblicato: 11/12/2025 14:29

L’annuncio delle dimissioni del governo bulgaro, guidato dal Primo Ministro Rossen Jeliazkov, segna il culmine di un periodo di forte instabilità politica e intense proteste anti-corruzione che hanno attraversato il paese. Questa decisione arriva dopo meno di un anno dall’inizio del mandato, evidenziando le profonde spaccature e il crescente malcontento popolare nei confronti della classe dirigente. L’incontro con i leader dei partiti al potere ha ufficializzato una ritirata che era nell’aria, resa inevitabile dalla pressione delle piazze e dalla mancanza di una maggioranza coesa in grado di affrontare le sfide del paese con credibilità e determinazione. La crisi di fiducia ha travolto l’esecutivo, costringendolo a cedere di fronte alle richieste di un cambiamento radicale e di maggiore trasparenza nella gestione della cosa pubblica.

Le origini della crisi di governo

La crisi politica che ha portato alle dimissioni del governo non è un evento isolato, ma affonda le sue radici in una percezione diffusa di corruzione sistemica che da tempo affligge la Bulgaria, lo stato membro dell’Unione Europea ritenuto tra i più poveri e permeabili all’influenza di interessi privati. Le proteste non sono emerse all’improvviso, ma sono state il risultato di una montante frustrazione per la lentezza nell’attuazione delle riforme, la mancanza di giustizia nei confronti di figure politiche di alto profilo coinvolte in scandali, e la scarsa tutela dei cittadini e delle loro risorse. I manifestanti hanno chiesto a gran voce una maggiore responsabilità e un giudizio imparziale per tutti coloro che hanno abusato del loro potere. La mancanza di risposte adeguate da parte del governo e la sensazione di impunità hanno alimentato la rabbia, trasformando le sporadiche manifestazioni in un movimento di protesta ampio e persistente.

Le proteste anti-corruzione e il loro impatto

Le proteste anti-corruzione sono state il catalizzatore principale di questa inattesa caduta. Migliaia di cittadini, in particolare giovani e professionisti, si sono riversati nelle strade delle principali città bulgare, inclusa la capitale Sofia, per esprimere la loro indignazione. La loro richiesta centrale era l’eliminazione della corruzione che, secondo loro, ostacola lo sviluppo economico e mina la democrazia. L’impatto di queste dimostrazioni è stato massiccio, non solo in termini di visibilità mediatica, ma anche per la loro capacità di mobilitazione e di pressione costante sulle istituzioni. I manifestanti non hanno accettato soluzioni palliative o cambiamenti superficiali, insistendo invece su una pulizia profonda e strutturale della politica. Questa resistenza popolare ha messo in luce la fragilità del consenso di cui godeva il governo e la sua incapacità di pacificare il paese e ristabilire la fiducia dei cittadini. La forza di questo movimento civico ha di fatto reso la posizione del Primo Ministro Rossen Jeliazkov e del suo gabinetto insostenibile.

Il contesto politico e i partiti al potere

Il governo dimissionario era frutto di una difficile coalizione, spesso caratterizzata da tensioni interne e da una visione non unitaria su questioni chiave. Questa debolezza strutturale ha reso l’esecutivo particolarmente vulnerabile agli attacchi dell’opposizione e alle pressioni esterne generate dalle piazze. L’incontro tra il Primo Ministro e i leader dei partiti al potere è stato, in sostanza, l’atto finale di un’analisi che ha riconosciuto l’impossibilità di proseguire con l’attuale assetto. La mancanza di sostegno popolare, unita alle divergenze strategiche all’interno della maggioranza, ha precluso ogni possibilità di una riforma significativa che potesse legittimare il governo agli occhi dei cittadini. Le dimissioni, annunciate dallo stesso Jeliazkov, rappresentano quindi una concessione alle richieste della piazza e un tentativo di alleggerire la tensione politica in vista di un nuovo ciclo elettorale o della formazione di un governo tecnico temporaneo.

Le possibili conseguenze e il futuro della Bulgaria

Le conseguenze di queste dimissioni sono significative e aprono uno scenario di incertezza per il futuro politico della Bulgaria. L’atto formale delle dimissioni innesca una serie di passaggi istituzionali che potrebbero portare a elezioni anticipate, le ennesime nel giro di pochi anni, confermando la cronica instabilità del paese. Un nuovo voto rappresenterebbe una opportunità per i cittadini di ridefinire il mandato politico, ma comporta anche il rischio di prolungare la paralisi decisionale in un momento cruciale, soprattutto in relazione all’utilizzo dei fondi europei e all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La sfida principale per le forze politiche bulgare sarà ora quella di trovare una formula di governo che sia stabile, credibile e, soprattutto, in grado di rispondere concretamente alle esigenze di trasparenza e di lotta alla corruzione sollevate dai cittadini. La pressione internazionale, in particolare da parte dell’Unione Europea, sarà rilevante per assicurare che la transizione avvenga nel rispetto dei principi democratici e che le riforme necessarie non vengano abbandonate.

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