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“Siamo pronti!”. La decisione di Zelensky spiazza Trump

Pubblicato: 11/12/2025 13:44

La posizione dell’Ucraina entra in una nuova fase di confronto diplomatico, con una risposta che il presidente Volodymyr Zelensky ha articolato in quattro direttrici ritenute imprescindibili per la sopravvivenza politica, territoriale e istituzionale del Paese. Una replica che non assume ancora la forma di un vero piano di pace, ma che definisce il perimetro entro cui Kiev è disposta a discutere, puntando a bilanciare la proposta avanzata dagli emissari americani Steve Witkoff e Jared Kushner durante le interlocuzioni con Mosca.
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L’obiettivo, per il leader ucraino, resta evitare qualsiasi concessione che possa trasformarsi in un riconoscimento implicito dell’aggressione russa. Un punto che Zelensky continua a considerare non negoziabile e che definisce il nucleo della sua risposta politica a Donald Trump. A questo si aggiunge un elemento nuovo, destinato a incidere nel dibattito europeo: la richiesta di un accesso accelerato dell’Ucraina nell’Unione europea entro il 2027.

I quattro cardini della posizione ucraina

Nel documento inviato da Kiev, il primo punto riguarda il tema più sensibile: i territori occupati. Zelensky ribadisce di non avere né la volontà né la base giuridica per cedere porzioni del Donbass che sono ancora sotto il controllo delle forze ucraine, nonostante le pressioni provenienti da ambienti statunitensi e alcuni inviti alla riflessione giunti da leader europei. Il presidente mantiene la linea già espressa negli ultimi mesi: nessun passo che possa apparire come un premio all’azione armata del Cremlino.

Accanto alla questione territoriale, emerge la proposta della cosiddetta soluzione coreana, un modello che prevede il congelamento della linea del fronte nei territori orientali. In questo scenario, la Russia manterrebbe il controllo delle aree conquistate, senza però ottenere un riconoscimento formale della sovranità. Sul piano pratico, ciò significherebbe un cessate il fuoco immediato, simile a quello che nel 1953 pose fine al conflitto fra le due Coree.

Le garanzie di sicurezza e il ruolo della “coalizione dei volenterosi”

Il terzo capitolo riguarda le garanzie di sicurezza, considerate da Zelensky essenziali per rendere accettabile qualsiasi ipotesi di congelamento del conflitto. La questione sarà al centro della riunione online della coalizione dei volenterosi, coordinata dal premier britannico Keir Starmer e dal presidente francese Emmanuel Macron, con la partecipazione prevista della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.

La sfida consiste nel costruire un sistema di protezione che ricordi, almeno in parte, la logica dell’articolo 5 della NATO, che prevede la difesa automatica del Paese aggredito. Per Kiev, senza un impegno chiaro da parte di Stati Uniti ed Europa, qualsiasi accordo rischierebbe di essere solo temporaneo.

L’accelerazione sull’Unione europea

Il punto più inatteso della risposta ucraina riguarda la richiesta di aderire all’Unione europea entro il 2027. Una proposta avanzata unilateralmente, senza una preventiva consultazione con i principali partner, inclusi Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e Meloni. A Bruxelles prevale cautela: la commissaria all’allargamento Marta Kos aveva indicato il 2030 come data più realistica per l’ingresso, considerata già molto ottimistica per Paesi come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.

Nonostante lo scetticismo, Kiev punta sul sostegno della Polonia e sull’idea che Bruxelles possa elaborare un “percorso speciale” per agevolare l’integrazione. Il governo ucraino, pur di accelerare il processo, si dice disposto a rinunciare a una parte dei benefici economici, inclusi alcuni sussidi agricoli, pur di ottenere una protezione politica e militare più solida.

Il nodo delle risorse per la ricostruzione

Completa la risposta ucraina il capitolo finanziario. Zelensky chiede di poter utilizzare — in forme ancora da definire — le riserve russe custodite presso la società Euroclear in Belgio, pari a circa 185 miliardi di euro. Parallelamente apre al ricorso a capitali privati per sostenere la ricostruzione dell’Ucraina. In questo quadro si inserisce il colloquio tra il presidente e Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, uno dei principali fondi d’investimento mondiali.

Nel complesso, la posizione avanzata da Zelensky rappresenta un tentativo di tenere insieme fermezza territoriale, richieste di protezione internazionale e un nuovo slancio verso l’integrazione europea. Un equilibrio difficile, che dovrà ora confrontarsi con la realpolitik delle capitali occidentali e con la risposta che giungerà da Mosca e dagli Stati Uniti.

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