
L’ultimo saluto a Beppe Vessicchio non avverrà in forma pubblica. I funerali saranno celebrati lunedì a Roma, ma resteranno riservati ai familiari e a un numero molto ristretto di persone vicine al maestro. Nessuna indicazione su orari, nessun invito alla partecipazione collettiva, nessuna comunicazione ufficiale oltre a quella essenziale: il rito sarà privato, come stabilito dalla famiglia. Una scelta che ha colto molti di sorpresa, soprattutto perché il nome di Vessicchio è da anni legato a un affetto popolare trasversale, fatto di musica, televisione e una presenza diventata parte dell’immaginario collettivo. Il funerale, invece, sarà custodito, senza pubblico e senza riflettori, in totale riservatezza.
Un addio riservato
La decisione non cancella il valore pubblico della sua figura, ma separa nettamente il momento religioso da qualsiasi celebrazione esterna. Non sono stati diffusi luoghi, orari o modalità della funzione proprio per evitare che il commiato si trasformi in un evento mediatico. Tutto ciò che riguarda la cerimonia resta confinato nella sfera familiare, mentre ai fan, ai colleghi e agli spettatori non resta che il ricordo: le standing ovation, le introduzioni sanremesi, l’ironia misurata, la sua orchestra e quella naturalezza con cui riusciva a diventare pop senza cercarlo. Nessun rito aperto, nessuna scena finale: solo la famiglia, la fede e il silenzio.
Il lutto del pubblico resta aperto
La forma privata scelta per il funerale non spegne il legame con il pubblico, che continuerà a omaggiarlo altrove: nelle repliche, nelle note che portano il suo arrangiamento, nei video che lo ritraggono sul podio mentre sorride appena, sempre un passo indietro rispetto alla musica. Il saluto sarà chiuso, ma l’assenza sarà condivisa. Il funerale resterà protetto, il ricordo no: quello continuerà a circolare, a crescere, a tornare ogni volta che qualcuno pronuncerà il suo nome con un sorriso.

