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Benedetta Parodi nei guai, scatta la denuncia: “Ha offeso lo Stato”. Cosa ha fatto

Pubblicato: 10/11/2025 16:59
bendetta parodi

La vicenda della conduttrice Benedetta Parodi e lo street food barese si è trasformata in un vero e proprio caso legale e mediatico di vasta risonanza, culminato nella querela sporta dalla società Home restaurant hotel srl. La controversia ruota attorno a un reel promozionale pubblicato sui canali social della Parodi in data 7 novembre 2025, che, pur volendo celebrare le delizie della tradizione barese, come focaccia, panzerotti e sgagliozze, ha involontariamente o meno promosso due distinte situazioni ritenute dall’accusa gravemente illecite e lesive per l’immagine della Puglia e, più in generale, del Made in Italy.

La piattaforma, che si erge a paladina della legalità nel settore home restaurant e home food, ha annunciato di aver denunciato non solo la conduttrice televisiva, ma anche tutti i soggetti, pubblici e privati, che potrebbero aver commissionato e diffuso il contenuto, con un riferimento presuntivo esplicito anche al Comune di Bari.

L’accusa di doppia illegalità sui ricci di mare

Il cuore pulsante della denuncia presentata da Home restaurant hotel srl e dal suo CEO, Gaetano Campolo, risiede nella promozione di una “doppia illegalità”. La prima e più evidente contestazione è legata al consumo e alla promozione dei ricci di mare da parte della conduttrice, ripresa al porto di Bari mentre ne consuma alcuni, accompagnando le immagini con la didascalia “Dal pescatore al consumatore”. Questo gesto, apparentemente innocuo e folcloristico, si scontra in modo frontale con una specifica normativa regionale in vigore. La pesca, detenzione e vendita del riccio di mare è infatti vietata in Puglia fino al 2026 per ragioni di tutela della specie, a causa del suo forte depauperamento nei fondali. La conduttrice, secondo Campolo, avrebbe dunque divulgato in modo sfacciato un comportamento fuorilegge, offendendo l’autorità dello Stato e arrecando un grave danno all’immagine di una regione che sta faticosamente cercando di proteggere il proprio ecosistema marino. L’espressione utilizzata da Campolo è perentoria: “Questo video non è folklore, è la divulgazione sfacciata di illegalità“.

La querelle delle orecchiette e il coinvolgimento del comune

La seconda criticità sollevata nella querela riguarda la promozione dell’attività in Arco Basso, nel cuore di Bari Vecchia, in particolare dell’attività legata alla celebre “regina delle orecchiette”, Nunzia Caputo. Sebbene la preparazione artigianale delle orecchiette per strada sia un’immagine iconica della città, il contesto in cui questa promozione è avvenuta è stato oggetto di una precedente, e assai spinosa, inchiesta giudiziaria. Nunzia Caputo era stata recentemente coinvolta in una querelle sfociata in un’indagine in cui si ipotizzava la vendita di orecchiette industriali spacciate per artigianali.

Il fatto che il reel di Parodi citi e promuova questa attività, senza apparentemente tenere conto delle controversie legali e delle accuse di frode già emerse, viene interpretato da Home restaurant hotel come un ulteriore atto di promozione dell’abusivismo e di un sistema che agisce impunemente. La piattaforma non solo censura l’atto di promozione in sé, ma solleva anche un’inquietante domanda circa l’eventuale coinvolgimento di fondi pubblici da parte del Comune di Bari per la realizzazione e diffusione del contenuto.

La richiesta di accertamento e il danno erariale

A questo proposito, Gaetano Campolo ha inoltrato una richiesta diretta e precisa alla Procura, affinché venga accertato l’eventuale coinvolgimento finanziario da parte del Comune di Bari. Il CEO di Home restaurant hotel ha sottolineato che, qualora venisse confermato un impiego di fondi pubblici per finanziare un contenuto che promuove attività abusive e la violazione di leggi vigenti – come nel caso del divieto di pesca e consumo dei ricci – si configurerebbe un grave danno erariale. Questa accusa non mira solo alla conduttrice, ma si estende alle istituzioni locali, chiamate in causa per aver potenzialmente sostenuto economicamente la diffusione di un messaggio che incoraggia l’inosservanza delle norme e che danneggia l’immagine di legalità del territorio. La denuncia, pertanto, assume una duplice valenza: una di natura legale contro l’atto di promozione in sé e l’altra di natura etica e finanziaria contro l’ente pubblico presumibilmente coinvolto.

Il contesto del sistema lobbista e l’appello alle autorità

La denuncia non si ferma all’episodio specifico, ma si inserisce in un quadro più ampio di critica sociale e legale. Campolo ha ribadito la sua accusa contro quello che definisce un “sistema masso-lobbista” che, a suo dire, opererebbe in modo impunito nel capoluogo pugliese. Questa affermazione carica di toni accusatori suggerisce una percezione di connivenza o, quantomeno, di insufficiente vigilanza da parte delle autorità preposte. L’appello finale lanciato dal CEO è un’invocazione alle “autorità di stato non deviate” affinché intervengano in modo risolutivo per porre fine ai “doppi standard di vigilanza” che consentirebbero a queste forme di illegalità e abusivismo di prosperare, spesso sotto le mentite spoglie del folklore e della tradizione. La controversia sollevata dalla querela contro Benedetta Parodi rappresenta, dunque, un punto di rottura che va ben oltre la semplice gaffe mediatica, trasformandosi in una battaglia aperta per la legalità, la tutela ambientale e la trasparenza nell’ambito della promozione del patrimonio enogastronomico e turistico pugliese.

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