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Cellulare in tasca o sul comodino fa male? Ecco cosa rischi davvero secondo la scienza

Pubblicato: 10/11/2025 18:00

Il professor Vincenzo Schettini, noto per la sua divulgazione scientifica sul canale YouTube “La Fisica che ci piace,” affronta un tema di grande interesse e dibattito pubblico: la potenziale pericolosità degli smartphone e le migliori pratiche per il loro utilizzo quotidiano. La questione centrale che guida l’analisi è se il cellulare rappresenti effettivamente un rischio per la salute.

La risposta, come spesso accade nel campo della scienza, è sfumata e complessa, ma poggia su solide basi fisiche che Schettini si impegna a spiegare con chiarezza, separando i fatti scientifici dalle paure non sempre giustificate. Il funzionamento stesso del telefono cellulare si basa sull’emissione e la ricezione di onde elettromagnetiche. È l’associazione della parola “radiazione” a suscitare immediatamente allarme nella mente delle persone. Tuttavia, il professore invita a non lasciarsi prendere dal panico automatico, poiché non tutte le radiazioni sono intrinsecamente dannose.

Le onde elettromagnetiche e la fisica delle radiazioni

Gli smartphone operano normalmente utilizzando frequenze che si collocano nello spettro elettromagnetico tra le onde radio e le microonde. La distinzione fondamentale che Schettini sottolinea è tra le radiazioni ionizzanti e le radiazioni non ionizzanti. Le radiazioni ionizzanti sono quelle con sufficiente energia per rimuovere elettroni dagli atomi e dalle molecole, potendo così causare danni diretti al Dna e alle strutture cellulari. Esempi di queste sono i raggi X o i raggi gamma. Le onde utilizzate dai telefoni cellulari, al contrario, appartengono alla categoria delle onde non ionizzanti. Dal punto di vista della fisica consolidata, queste onde non hanno l’energia necessaria per rompere i legami chimici e, di conseguenza, non possono causare danni genetici diretti.

Sulla base di questa premessa fisica, si potrebbe concludere che l’utilizzo del cellulare sia definitivamente sicuro. Tuttavia, il professore evidenzia che la discussione non si esaurisce qui e richiede una maggiore cautela. La vicinanza del dispositivo ai tessuti corporei, come quando lo si tiene accostato all’orecchio durante una chiamata o in tasca, solleva un’altra potenziale preoccupazione fisica: la possibilità che le onde elettromagnetiche possano indurre un leggero riscaldamento dei tessuti. Questo fenomeno, pur non essendo un danno diretto al Dna, è il motivo per cui è necessario adottare un approccio precauzionale.

L’importanza cruciale della distanza

Uno dei concetti più significativi e rassicuranti che Schettini mette in evidenza riguarda l’effetto della distanza sulla potenza del campo elettromagnetico. Il professore spiega che l’intensità delle radiazioni crolla drasticamente all’aumentare della distanza tra il cellulare e il corpo dell’utente. A una distanza relativamente esigua, come 20 centimetri dal dispositivo, si registra già un forte abbattimento nell’intensità del campo. Questa è una conseguenza diretta delle leggi della fisica che regolano la propagazione delle onde. In sostanza, anche se l’intensità del campo elettromagnetico non segue sempre una legge precisa e semplificata a causa di fattori esterni, il principio di base è che l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche si riduce in modo significativo con l’incremento della distanza.

In attesa di studi definitivi, poiché la comunità scientifica, pur non avendo riscontrato un nesso causale diretto di pericolosità, continua a richiedere ulteriori indagini, l’approccio più responsabile per ogni individuo è quello di abituarsi a usare il cellulare in modo precauzionale. L’obiettivo è quello di mantenere una distanza fisica dalle onde del cellulare, che, pur essendo non ionizzanti e non ritenute dannose dalle evidenze attuali, giustificano comunque un atteggiamento di cautela.

Auricolari e vivavoce come scelte preferenziali

In linea con il principio della distanza, Schettini promuove attivamente l’uso di alternative che allontanino il dispositivo dal capo durante le chiamate. La raccomandazione principale è di abituarsi a utilizzare il vivavoce. Questo semplice accorgimento permette di tenere il cellulare più lontano da sé, massimizzando l’effetto di riduzione dell’intensità del campo elettromagnetico. Il professore riconosce che l’uso del vivavoce in pubblico possa a volte risultare poco educato o invadente in determinate situazioni. Per questo, un’altra eccellente soluzione sono gli auricolari, che siano a filo o di tipo wireless. Per quanto riguarda le cuffiette a filo, si può stare assolutamente tranquilli, poiché il telefono resta lontano dalla testa e il filo non emette radiazioni. Anche per le cuffiette wireless, che si basano sulla tecnologia bluetooth, l’impatto potenziale sulle orecchie viene considerato non rilevante dal punto di vista dell’emissione elettromagnetica, rendendole una scelta sicura e pratica.

La gestione dello smartphone in assenza di utilizzo

Nonostante si tenda a concentrarsi sull’utilizzo attivo, il cellulare continua a emettere e ricevere onde anche quando non è in uso, ad esempio per ricevere messaggi o aggiornare applicazioni. Un’abitudine estremamente diffusa è quella di tenere lo smartphone in tasca, portandolo quindi a piccola distanza dalle parti intime del corpo. Richiamando ancora una volta la regola della caduta dell’intensità del campo elettromagnetico con la distanza, Schettini sconsiglia questa pratica. Poiché la distanza è minima, sebbene non vi siano prove definitive di danno, è considerato una buona abitudine precauzionale non tenere il cellulare in tasca. È preferibile riporlo in un luogo che massimizzi la distanza dal corpo, come ad esempio una borsa o uno zaino. Similmente, la collocazione del cellulare durante la notte è un’altra preoccupazione comune.

Tenere il cellulare sul comodino non è considerato un’abitudine pericolosa, proprio grazie al crollo del campo elettromagnetico con la distanza. Il dispositivo si trova a un’adeguata distanza dalla testa. Tuttavia, per chi desidera una tranquillità ancora maggiore, si può semplicemente posizionarlo in un’altra stanza. L’unica pratica notturna decisamente sconsigliata è quella di addormentarsi con il cellulare sotto il cuscino, che annulla qualsiasi beneficio della distanza. In conclusione, la posizione ufficiale della scienza in questo momento è un “no” alla pericolosità accertata del cellulare, ma con la forte raccomandazione di continuare a studiare la situazione e, soprattutto, di adottare tutti gli accorgimenti pratici per minimizzare l’esposizione in via del tutto precauzionale.

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