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“Ti aspetto fuori”. Caos a scuola, si scaglia così contro la prof: il motivo folle dell’aggressione

Pubblicato: 11/11/2025 13:05

Il corridoio di una scuola, luogo deputato all’educazione e al rispetto, si è trasformato, in un pomeriggio qualunque, nel palcoscenico di una violenta aggressione verbale. Tutto è iniziato con un’interruzione, la richiesta di un incontro urgente tra un genitore e un’insegnante, la professoressa Francesca Pennetta. L’attesa chiarificazione, tuttavia, si è rivelata un pretesto per un attacco frontale.

La ragione scatenante? Un diniego, l’applicazione di una norma interna che impediva a un’alunna di assentarsi dalla classe per un bisogno fisiologico fuori dagli orari stabiliti. Ciò che doveva essere una semplice discussione si è rapidamente trasformata in un confronto intimidatorio e pieno di minacce, costringendo la docente a invocare l’aiuto delle forze dell’ordine e a pagare un caro prezzo in termini di stress e salute. L’episodio ha scosso profondamente l’ambiente scolastico, ponendo l’ennesimo interrogativo sulla crescente vulnerabilità del personale docente.

Il contesto e l’inizio della lite

L’episodio ha avuto luogo alcuni giorni fa, quando la professoressa Pennetta, docente di Tecnologia in una scuola media, si trovava in classe. È stata raggiunta da una collaboratrice scolastica che l’ha informata della presenza della madre di un’allieva, la quale aveva “urgenza di parlarle”. La docente, pensando inizialmente che si trattasse di una discussione riguardante un voto o un chiarimento didattico, si è recata nell’aula professori per incontrare la signora, portando con sé il registro elettronico. Le due si sono spostate in un luogo più riservato, ma la conversazione ha preso una piega inaspettata e rapida verso l’alterco. La madre ha iniziato ad alzare i toni in modo concitato, accompagnando le sue parole con una gestualità animata e aggressiva. La ragione di tanta veemenza era da ricondursi a un evento apparentemente banale: la professoressa non aveva permesso alla figlia di recarsi ai servizi igienici in un momento non consentito dal regolamento scolastico dell’istituto.

Il mancato rispetto degli orari e l’escalation

La professoressa Pennetta ha spiegato di essersi attenuta scrupolosamente al regolamento scolastico, che prevede degli orari specifici e ben definiti per consentire agli studenti di andare in bagno. La docente ha inoltre sottolineato che l’alunna non aveva in alcun modo comunicato che si trattasse di una “necessità impellente”; in un caso del genere, ha chiarito la professoressa, avrebbe certamente acconsentito, come fa abitualmente. Il rigido rispetto delle norme da parte della professoressa ha scatenato la reazione incontrollata della madre, che non accettava il diniego, alzando sempre più la voce e gesticolando animatamente nei confronti della docente. Di fronte al clima esasperato e all’evidente impossibilità di giungere a una risoluzione pacifica del dissidio, la professoressa Pennetta ha saggiamente chiesto alla signora di allontanarsi dalla scuola, avvertendola che in caso contrario si sarebbe vista costretta a rivolgersi alle forze dell’ordine, anche perché doveva rientrare immediatamente nella sua classe, lasciata in custodia a un collaboratore scolastico.

Le minacce e l’intervento dei carabinieri

La richiesta di porre fine alla conversazione e di lasciare l’istituto ha provocato una nuova e più grave ondata di minacce nei confronti della docente. La madre ha cercato di spaventarla ulteriormente, pronunciando frasi come “Tu non sai chi sono io. Chiama chi vuoi, non me ne importa niente”. A quel punto, la professoressa, sentendosi in pericolo, ha composto il numero delle forze dell’ordine, che sono arrivate sul posto dopo poco tempo. Ma nemmeno la presenza delle autorità è riuscita a placare l’ira della donna. La madre continuava imperterrita ad inveire contro la professoressa con toni sempre più aspri, in un’aggressione inaccettabile all’interno di un luogo pubblico e di fronte alle forze dell’ordine. La gravità della situazione e la determinazione dell’aggressore sono testimoniate dal fatto che la professoressa ha esplicitamente chiesto ai Carabinieri di prendere nota di una delle minacce più dirette: “Non hai capito che ti aspetto fuori alle 2, oggi?”. Questo comportamento ha costituito un’evidente violazione del rispetto per il ruolo pubblico e la sicurezza personale della docente.

La mancata tutela da parte del preside e le conseguenze sulla salute

Dopo l’allontanamento della madre e l’intervento delle forze dell’ordine, la professoressa Pennetta ha cercato un confronto con il dirigente scolastico, sperando in un sostegno istituzionale e in una tutela immediata. Purtroppo, stando al racconto della docente, il preside l’ha esortata semplicemente a “porre fine alla questione”. Questi momenti sono stati descritti dalla professoressa come “di terrore”. Ha rivelato di aver subito una forte tensione emotiva e fisica, tanto da non reggersi in piedi, e ha manifestato un profondo senso di abbandono e frustrazione per la mancata tutela da parte del dirigente. Un altro elemento che ha aumentato il suo disagio è stata la richiesta del preside di “non mostrarsi agli alunni in quello stato per non alzare un polverone”, un invito che l’ha fatta sentire quasi costretta a nascondersi. A causa dello shock e dello stress subito, la professoressa è stata portata al Pronto soccorso dell’ospedale, su chiamata dei Carabinieri, a bordo di un’ambulanza. I medici le hanno diagnosticato un forte stato di agitazione e le hanno prescritto ben otto giorni di riposo assoluto, a testimonianza del danno subito a causa della violenta aggressione.

La decisione di procedere per vie legali

Nonostante il forte turbamento emotivo e fisico, la professoressa Pennetta ha dimostrato una grande determinazione a reagire all’accaduto e a tutelare la sua professionalità e dignità. In queste ore, infatti, sta procedendo con le formalità per sporgere una denuncia-querela. Le accuse saranno mosse per minacce aggravate, in quanto dirette a un pubblico ufficiale (la docente, nell’esercizio delle sue funzioni), per interruzione di pubblico servizio e per ogni altro reato che l’autorità giudiziaria dovesse ravvisare. Il caso è quindi destinato ad arrivare in Procura. L’avvocato che assiste la professoressa, Silvio Molfetta, ha confermato la volontà della sua cliente di agire in sede legale, sottolineando che “subire tali ingerenze nell’esercizio delle funzioni di docente non solo è inaccettabile, ma impone di stigmatizzare l’accaduto al fine di evitare il dilagare di fenomeni di tal genere”. Questo episodio, dunque, assume la rilevanza di un atto necessario per riaffermare il rispetto per il ruolo e l’autorità degli insegnanti e per contrastare la tendenza alla violenza gratuita all’interno delle mura scolastiche.

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