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“Tutto falso”. Il Vaticano stronca così il presunto miracolo: l’annuncio che spiazza i fedeli

Pubblicato: 13/11/2025 19:24

L’autorità vaticana ha posto una pietra tombale su una delle presunte apparizioni più discusse degli anni Settanta in Francia, stabilendo in modo definitivo che il fenomeno della “croce miracolosa alta 738 metri” a Dozulé non ha nulla di soprannaturale. La Santa Sede, tramite il dicastero per la Dottrina della Fede, ha emesso un verdetto netto, chiudendo il caso di una donna che sosteneva che Gesù le avesse chiesto di costruire questa struttura imponente come segno di redenzione universale. Questa decisione si inserisce nel più ampio sforzo del Vaticano di fare chiarezza e ordine nel complesso e delicato ambito delle visioni mistiche e delle apparizioni private.

Il verdetto della Santa Sede su Dozulé

Il dicastero per la Dottrina della Fede, l’ex Santo Uffizio, ha ufficialmente decretato che le presunte apparizioni avvenute a Dozulé tra il 1972 e il 1978 a Madeleine Aumont sono da considerarsi “non soprannaturali”, escludendo in modo categorico un’autentica origine divina. La decisione è stata presa e approvata da Papa Leone XIV lo scorso 3 novembre, e ha autorizzato il vescovo di Bayeux-Lisieux, Jacques Habert, a emettere il relativo decreto diocesano. Il fulcro della controversia era la richiesta che Gesù avrebbe fatto alla veggente per la realizzazione di una “Croce Gloriosa di Dozulé”. Questa croce, che doveva essere completamente illuminata, avrebbe dovuto raggiungere l’altezza straordinaria di 738 metri, con bracci di 123 metri, rendendola visibile da enorme distanza. Nonostante la struttura originale non sia mai stata costruita, sono state realizzate diverse “Croci d’Amore”, che sono riduzioni in scala uno a cento della croce gloriosa.

Le incompatibilità dottrinali

Il motivo principale di questa bocciatura definitiva da parte della Santa Sede risiede nelle gravi incompatibilità teologiche riscontrate nei messaggi di Dozulé. La presunta veggente, Madeleine Aumont, sosteneva che Gesù le fosse apparso 49 volte, veicolando messaggi che attribuivano alla croce poteri salvifici in modo non conforme alla dottrina cattolica. In particolare, affermazioni come “tutti quelli che saranno venuti a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa saranno salvati” e “la Croce Gloriosa rimetterà ogni peccato” sono state giudicate incompatibili con la dottrina cattolica della salvezza, della grazia e, soprattutto, del ruolo insostituibile dei sacramenti. La Chiesa ribadisce che la salvezza e il perdono dei peccati si ottengono attraverso la fede in Cristo e la Sua grazia, amministrata primariamente per mezzo dei sacramenti, non tramite la mera visione o l’accesso fisico a una struttura, per quanto monumentale.

La storia dei dubbi dei vescovi

La diffidenza nei confronti del fenomeno di Dozulé ha radici lontane. Già nell’aprile del 1983, l’allora vescovo diocesano, Jean-Marie-Clément Badré, aveva espresso la sua contrarietà, affermando in modo perentorio che “in nessun caso la costruzione di una croce monumentale intrapresa a Dozulé (…) può essere un segno autentico della manifestazione dello Spirito di Dio”. Il vescovo intervenne nuovamente nel 1985, sollevando preoccupazioni non solo di natura teologica, ma anche riguardo alla “propaganda fanatica” e alla “raccolta di fondi” condotta da persone senza alcun mandato o rispetto per l’autorità ecclesiale. L’attuale vescovo ha dunque agito in linea con questa tradizione di prudenza e, avvalendosi delle nuove e più chiare norme vaticane per il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali, ha proposto la “dichiarazione di non soprannaturalità” che ora è stata confermata da Roma.

La croce non ha bisogno di cemento

Il dicastero per la Dottrina della Fede ha accompagnato il verdetto con una riflessione spirituale profonda sul vero significato della Croce di Cristo. La nota vaticana sottolinea che la Croce, come segno di fede e redenzione, non ha bisogno di dimensioni fisiche ciclopiche per manifestare la sua potenza. La dichiarazione è un richiamo esplicito alla fede vissuta, affermando che “la Croce non ha bisogno di 738 metri d’acciaio o cemento per farsi riconoscere”. Essa si innalza, invece, “ogni volta che un cuore, sotto l’azione della grazia, si apre al perdono, che un’anima si converte, che la speranza risorge là dove sembrava impossibile”. L’autentico segno di fede risiede nell’atto interiore di affidamento a Cristo, anche con un gesto semplice come baciare una piccola croce, non nell’illusione di un’opera umana di dimensioni mastodontiche.

L’appello del Papa contro l’illusione superstiziosa

In concomitanza con il verdetto su Dozulé, Papa Leone XIV ha offerto un importante contributo dottrinale sul tema della mistica e dei fenomeni mistici, parlando al convegno tenutosi alla Pontificia Università Urbaniana. Il Pontefice ha chiarito che la vera mistica è un’esperienza che supera la mera conoscenza razionale, ma non per merito di chi la vive, bensì per un dono spirituale di Dio. Ha sottolineato che i fenomeni eccezionali che possono accompagnare l’esperienza mistica – come visioni o estasi – sono sempre secondari e non essenziali rispetto al vero obiettivo, che è e rimane la “comunione con Dio”. Per questo motivo, il Papa ha messo in guardia dal rischio di errore e ha esortato tutti a “valutare con prudenza simili eventi” attraverso un umile discernimento e in piena conformità con “l’insegnamento della Chiesa”, per “non cadere nell’illusione superstiziosa”. Questa riflessione papale offre il quadro teologico generale in cui si inserisce il rigore del giudizio vaticano sul caso di Dozulé.

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