
Un episodio di violenza improvvisa ha sconvolto la redazione del programma televisivo Dritto e rovescio, dopo che una troupe è stata aggredita a Torino da un uomo incappucciato armato di una mazza. A raccontare la gravità dell’accaduto è stato Paolo Del Debbio, che in apertura di trasmissione ha definito l’attacco “così violento, così forte, così intimidatorio e così terroristico” da non avere precedenti nella storia del programma.
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Secondo quanto riferito, la troupe stava realizzando un servizio sul territorio quando un individuo, col volto coperto, si è avvicinato con atteggiamento minaccioso, colpendo l’attrezzatura e costringendo gli operatori a interrompere il lavoro. Un gesto che ha immediatamente generato allarme sia per le modalità sia per il contesto in cui si è verificato.
Un episodio che accende il dibattito sulla sicurezza
Il racconto di Del Debbio ha mostrato una tensione palpabile, lasciando intuire lo shock vissuto dai membri della squadra. L’aggressione, descritta come un atto intimidatorio ai limiti dell’azione terroristica, riapre il dibattito sulla sicurezza dei giornalisti impegnati in reportage in strada, spesso esposti a reazioni imprevedibili da parte di singoli individui o gruppi ostili.
Negli studi di Dritto e rovescio, il conduttore ha ribadito come un simile episodio rappresenti un campanello d’allarme per tutto il settore dell’informazione, sottolineando il rischio crescente di lavorare in contesti caratterizzati da tensione sociale e conflitti latenti.

La preoccupazione del programma e la reazione del pubblico
La redazione ha espresso solidarietà alla troupe coinvolta, evidenziando come l’atto sia stato percepito non solo come un attacco al singolo servizio, ma come un tentativo di zittire e intimidire il lavoro giornalistico. Le immagini e i racconti diffusi hanno subito trovato eco sui social, dove molti utenti hanno espresso preoccupazione per l’ennesimo segnale di ostilità contro chi documenta fatti di interesse pubblico.
La discussione online si è rapidamente polarizzata: c’è chi denuncia il clima sempre più acceso nei confronti degli operatori dell’informazione, e chi invece attribuisce tali episodi a un deterioramento generale del rapporto tra media e cittadini, spesso esasperati da una percezione distorta o parziale del proprio territorio.
"Un'aggressione di questo tipo, così violenta, così forte, così intimidatoria e così terroristica, non l'avevamo mai vista!"
— Dritto e rovescio (@Drittorovescio_) November 13, 2025
Paolo Del Debbio a #drittoerovescio sull'aggressione subita dalla nostra troupe a #Torino da parte di un uomo incappucciato e con una mazza pic.twitter.com/lPBhvxwCTJ
Un segnale d’allarme per il giornalismo sul campo
L’aggressione alla troupe di Dritto e rovescio arriva in un momento in cui il giornalismo sul campo si trova a fare i conti con rischi sempre maggiori. Figure incappucciate, armi improvvisate e attacchi improvvisi ricordano quanto fragile possa essere il confine tra cronaca e pericolo reale.
Paolo Del Debbio ha voluto ribadire che, nonostante la gravità dell’accaduto, il programma continuerà a raccontare ciò che accade nelle città italiane. Ma il messaggio che emerge con forza è uno: garantire l’incolumità dei giornalisti non è solo un dovere professionale, ma una condizione indispensabile per permettere all’informazione di svolgere il proprio ruolo senza censure dettate dalla paura.


