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“Fandonia”. Francesca Albanese contro Giorgia Meloni, lo scontro è totale: esplode il caso

Pubblicato: 14/11/2025 09:26

Ospite di Piazzapulita su La7, Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, ha denunciato una profonda distanza tra la retorica internazionale e la realtà quotidiana vissuta a Gaza e in Cisgiordania. La giurista ha messo in evidenza come, nonostante si parli di cessate il fuoco, sul terreno la violenza non abbia mai realmente subito una pausa.
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Secondo Albanese, dal momento definito come “tregua”, Israele avrebbe ucciso 250 palestinesi, di cui il 60% bambini. Una cifra che, nelle sue parole, dimostra come l’idea di un cessate il fuoco sia rimasta confinata nelle dichiarazioni dei leader politici, più interessati – sostiene – a “spegnere la luce su ciò che succede in Palestina” che a fermare realmente le ostilità.

Le accuse sul terreno e la situazione in Cisgiordania

Nel corso dell’intervista, Albanese ha richiamato l’attenzione sulla recente approvazione di una legge da parte del Parlamento israeliano, un provvedimento che – a suo avviso – apre la strada a una nuova annessione della Cisgiordania. Parallelamente, ha descritto la crescente attività dei coloni armati, che agirebbero ogni giorno sotto la protezione dei soldati dell’Idf, compiendo incendi e attacchi contro abitazioni e uliveti senza che le vittime ricevano alcuna forma di tutela.

“La verità – ha affermato – è che il cessate il fuoco non esiste”. Una posizione che la Relatrice sostiene dall’inizio del presunto accordo di pace, dichiarando di aver analizzato il testo “fino alle virgole” insieme ad altri esperti delle Nazioni Unite.

Analisi dell’accordo e questione aiuti umanitari

La conclusione dei relatori speciali, secondo Albanese, è stata netta: l’intesa costituirebbe un mezzo attraverso cui Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, avrebbe perseguito l’obiettivo di svuotare Gaza della popolazione palestinese, un obiettivo che la guerra non avrebbe completamente raggiunto.

A sostegno della sua tesi, Albanese ha ricordato i numeri degli aiuti umanitari: nel giorno di massimo afflusso, sarebbero entrati 174 camion nella Striscia, contro i 600 che – a suo dire – sarebbero necessari per rispondere ai bisogni della popolazione. Una sproporzione che, nelle sue parole, confermerebbe la volontà di limitare la sopravvivenza stessa dei civili.

Il ruolo della comunità internazionale e le responsabilità italiane

Albanese ha richiamato anche la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia, che – ricorda – indica come via principale per disinnescare il conflitto lo smantellamento della presenza israeliana nei territori occupati, inclusi Gerusalemme Est e Gaza. Si è poi interrogata sul senso delle discussioni diplomatiche mentre, sul terreno, continua l’espansione israeliana.

A questo punto Corrado Formigli ha spostato l’attenzione sul ruolo dell’Italia, chiedendo un commento sulle accuse di “complicità in genocidio” rivolte dalla Relatrice a diversi Paesi occidentali. Il governo italiano sostiene invece di essere tra i principali donatori umanitari per Gaza, ma Albanese ha respinto categoricamente questa tesi, definendola “una fandonia”.

Le accuse all’Italia e l’intervento della Corte Penale Internazionale

Secondo Albanese, il genocidio sarebbe il risultato del combinarsi di supporto diplomatico, commerciale, politico e militare che numerosi Stati avrebbero garantito a Israele. Un sostegno senza il quale, afferma, la “macchina della guerra” non avrebbe potuto proseguire.

Per quanto riguarda l’Italia, la Relatrice sostiene che vi sia stata una violazione piena del diritto internazionale, ricordando che alcuni giuristi italiani hanno presentato una denuncia alla Corte Penale Internazionale contro membri del governo. “La Corte Penale ha accolto il caso”, ha precisato, spiegando che ciò rappresenta un primo esame sul merito delle accuse.

Albanese ha concluso osservando che questo passaggio apre la strada a una valutazione concreta delle responsabilità: “Se non ci fosse, allora avrebbero di che festeggiare quelli che sono al governo in Italia”.

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