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La Russa sgrida Gattuso: “Non voglio fare polemica, ma…”. La strigliata

Pubblicato: 14/11/2025 23:47

Uno scambio a distanza che sta alimentando il dibattito sportivo e politico. Le parole di Ignazio La Russa, rivolte al commissario tecnico Gennaro Gattuso, hanno fatto rapidamente il giro del Paese dopo il post partita di Moldavia–Italia. Il presidente del Senato ha infatti criticato l’uscita del ct, che aveva definito «vergognosi» i fischi arrivati dagli spalti durante la difficile trasferta di Chisinau. Per La Russa, pur condividendo l’invito all’unità della Nazionale, esiste un limite oltre il quale non si può andare: «Non si può dire “vergogna” a uno spettatore che fischia». Un giudizio netto, pronunciato durante un evento pubblico a Milano.

La Russa corregge Gattuso: “I fischi possono essere uno stimolo”

Nel suo intervento, La Russa ha evitato di soffiare sul fuoco, pur esprimendo chiaramente la propria posizione. «Non voglio fare polemica – ha affermato –. Gattuso ha ragione quando dice che, in vista della speranza di andare ai Mondiali, dobbiamo unirci e sostenere la nazionale. Ma anche i fischi degli spettatori possono essere uno stimolo finché non sono violenti». Un modo, dunque, per ribadire che il dissenso del pubblico, se contenuto nei limiti del rispetto, fa parte del gioco e spesso accompagna la storia del calcio italiano.

Il contesto della polemica nasce dagli episodi verificatisi allo Stadionul Zimbru, dove i tifosi azzurri, delusi dal lungo 0-0 maturato in campo, avevano intonato cori pesanti: il più contestato, il classico «andate a lavorare», rivolto ai giocatori. Una reazione che ha fatto infuriare Gattuso, visibilmente irritato nel post gara. «Gridare andate a lavorare è inaccettabile», aveva dichiarato il ct, sottolineando come la sua squadra avesse affrontato il match con impegno, pur essendo composta da «11 giocatori su 11 che non avevano mai giocato insieme». Per l’allenatore, dunque, accusarli di scarsa dedizione «è scorretto».

La polemica sul tifo e il clima intorno alla Nazionale

Le dichiarazioni del presidente del Senato entrano però in rotta di collisione con questa lettura. Per La Russa, infatti, il malcontento dei tifosi non va demonizzato: può servire a richiamare la squadra alle proprie responsabilità, purché non sfoci in insulti o violenza verbale. La sua presa di posizione interviene in un momento delicato per il gruppo azzurro, ancora alla ricerca della giusta identità tecnica e mentale.

La discussione resta quindi aperta: da un lato chi difende la libertà del pubblico di manifestare la propria delusione, dall’altro chi, come Gattuso, chiede sostegno compatto e rifiuta i cori ritenuti offensivi. Una frattura che riflette anche le aspettative altissime che gravano sulla Nazionale, chiamata a inseguire la qualificazione mondiale senza ulteriori scivoloni.

In attesa delle prossime partite, una cosa è certa: il rapporto tra gli azzurri e il loro tifo si conferma uno dei temi più sensibili del calcio italiano.

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