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Allarme Ucraina, sono finiti i soldi. E l’Europa frena sui beni russi

Pubblicato: 15/11/2025 09:04
ucraina crisi liquidità

La Commissione europea sta intensificando gli sforzi per utilizzare i beni russi congelati come garanzia per un prestito di riparazione da 140 miliardi di euro destinato all’Ucraina. La maggior parte dei ministri delle Finanze dell’Unione sostiene ormai questa opzione, ritenuta preferibile rispetto a nuovi contributi diretti dai bilanci nazionali.
A frenare il via libera definitivo resta però il Belgio, preoccupato per le possibili ritorsioni di Mosca, dato che i beni sono depositati presso Euroclear, il colosso finanziario con sede a Bruxelles che ne detiene la custodia.

Ucraina, le tempistiche critiche per le finanze e il ruolo decisivo dell’UE

Il quadro economico di Kiev è sempre più delicato. Senza nuovi fondi, l’Ucraina inizierà a registrare tensioni già da aprile, quando le risorse attualmente disponibili cominceranno a esaurirsi. In una fase iniziale il governo potrà anticipare fondi previsti per il 2026 o cedere nuovo debito agli investitori, ma questa strada avrà costi elevati.
Una volta terminate anche queste possibilità, Kiev sarebbe costretta a tagliare finanziamenti destinati ai comuni e alla ricostruzione, fino ad arrivare – come estrema ratio – al rinvio dei pagamenti a dipendenti pubblici, ospedali, pensionati e forze armate. Uno scenario mai verificatosi dall’inizio dell’invasione russa.
Il FMI prepara un nuovo pacchetto di prestiti da circa 8 miliardi di dollari, ma l’erogazione dipende direttamente dall’approvazione europea al maxi-prestito garantito dai beni russi.
Per il Fondo, l’impegno dell’UE costituirebbe una garanzia sufficiente per assicurare la tenuta dei conti pubblici ucraini e permettere a Kiev di contrarre nuovo debito. Anche una semplice proposta formale da parte della Commissione potrebbe sbloccare la posizione di Washington.

Belgio, ma non solo: i veti di Ungheria e Slovacchia. E il Parlamento europeo può rallentare tutto

Sebbene Bruxelles sia l’ago della bilancia sul piano tecnico, il vero fronte politico più complesso riguarda Ungheria e Slovacchia, tradizionalmente vicine al Cremlino. Entrambi i Paesi hanno mostrato freddezza verso l’idea di fornire a Bruxelles le garanzie necessarie per rassicurare il Belgio.
Inoltre, ogni sei mesi le sanzioni alla Russia – comprese quelle sui beni congelati – richiedono unanimità. Ciò offre a Budapest e Bratislava un potere di veto che potrebbe far “restituire” i fondi a Mosca.
La Commissione sta valutando escamotage legali per aggirare il blocco, ma diversi funzionari dubitano della loro efficacia.
Oltre ai governi, anche il Parlamento europeo dovrà approvare la legislazione necessaria. Questo introduce un ulteriore elemento di incertezza: eventuali richieste di modifiche sostanziali potrebbero aprire un nuovo fronte negoziale, con il rischio di ritardi proprio mentre le finanze ucraine entrano nella zona rossa.

Iter lungo, niente fondi immediati: il peso dello scandalo corruzione in Ucraina

Anche dopo l’intesa tra i governi, la liquidazione del prestito non sarebbe immediata. Paesi come la Germania dovranno ottenere il via libera dei propri parlamenti nazionali per fornire le garanzie richieste al Belgio. Una procedura che può richiedere mesi.
A complicare ulteriormente la situazione, è esploso un presunto caso di corruzione in Ucraina che coinvolgerebbe attuali ed ex funzionari del settore energetico, un noto imprenditore e persino un ex vice primo ministro.
Secondo le autorità anticorruzione di Kiev, una rete criminale avrebbe manipolato contratti di Energoatom chiedendo tangenti tra il 10% e il 15%.
Sebbene pochi Stati membri propongano di bloccare del tutto il prestito, lo scandalo potrebbe essere utilizzato da Ungheria e Slovacchia per giustificare un ulteriore irrigidimento, o da altri Paesi per introdurre condizioni più restrittive sull’uso dei fondi.

La corsa contro il tempo della Commissione

La presidenza di turno danese ha chiesto alla Commissione di presentare quanto prima la proposta legislativa, così da avviare i negoziati tecnici e arrivare preparati al vertice dei leader del 18 dicembre.
Secondo Bruxelles, aspettare quell’appuntamento senza aver dato certezze all’Ucraina significherebbe rischiare un collasso finanziario in pieno inverno.
Come ha dichiarato il ministro delle Finanze lituano Kristupas Vaitiekūnas: «L’Ucraina è la nostra unica opzione. Sta combattendo non solo per la sua libertà, ma anche per quella dell’Europa».

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Ultimo Aggiornamento: 15/11/2025 09:05

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