
La morte improvvisa di Anna Zilio, runner professionista di Marano Vicentino, trovata senza vita all’età di 39 anni nella sua abitazione lo scorso 13 ottobre, ha subito una svolta significativa nell’ambito delle indagini. La Procura di Verona ha infatti deciso di aprire un fascicolo per omicidio colposo in concorso, al momento contro ignoti, un’azione che segue l’iniziale apertura di un fascicolo per falso nei certificati medici. Questa mossa sottolinea la volontà degli inquirenti di esplorare ogni possibile pista che possa far luce sulle cause del decesso di un’atleta che, pur avendo avuto in passato alcuni problemi medici, era considerata un soggetto sportivo.
L’attenzione si concentra ora su accertamenti tecnici irripetibili di natura medico tossicologica, cruciali per determinare se l’atleta avesse assunto sostanze che possano aver contribuito al suo decesso. La vicenda si inserisce in un contesto più ampio che include anche la morte, avvenuta solo due settimane dopo e in circostanze analoghe (un malore nel sonno), del suo compagno di squadra, Alberto Zordan, 48 anni, anch’egli runner professionista nella Team Km Sport, per la quale indaga la Procura di Vicenza.
L’incarico alla tossicologa e la ricerca di farmaci
Il prossimo lunedì è previsto un passo formale di grande importanza: il pubblico ministero Silvia Facciotti conferirà l’incarico alla dottoressa Donata Favretto, una stimata professoressa associata in tossicologia forense presso l’Università di Padova. Il suo compito sarà quello di eseguire gli accertamenti tecnici irripetibili medico tossicologici sui campioni di sangue che sono stati prelevati dal cadavere di Anna Zilio durante l’autopsia. L’obiettivo primario di questi accertamenti è chiarire se la runner avesse assunto determinati farmaci prima di morire. Nonostante in casa della donna siano stati trovati solamente integratori alimentari, specificamente magnesio e potassio, e la famiglia abbia categoricamente escluso l’ombra del doping, le indagini tossicologiche sono considerate essenziali per escludere o confermare l’eventuale ruolo di sostanze esterne nel decesso. L’iniziale ipotesi di cause naturali è stata messa in discussione proprio dal profilo di Anna Zilio, da sempre un’atleta, spingendo gli inquirenti a richiedere approfondimenti diagnostici post mortem e a dare il via alle indagini condotte dalla squadra Mobile.
Le anomalie sui certificati medici della runner
Parallelamente all’indagine tossicologica, la polizia aveva già avviato un minuzioso controllo sulle certificazioni mediche che ogni atleta deve obbligatoriamente presentare per poter partecipare alle competizioni sportive. Da questa analisi retrospettiva sono emerse delle anomalie riguardanti i certificati di Anna Zilio. È stato rilevato che i documenti inseriti nella piattaforma della Fidal (Federazione italiana atletica leggera) presentavano delle date modificate. Le successive verifiche nello studio medico indicato dai timbri hanno portato a una distinzione: il medico ha confermato l’autenticità di un certificato risalente al 2021, ma ha negato di aver rilasciato gli altri documenti, dei quali peraltro non vi era traccia nei suoi archivi. È un dato noto che nel 2021 la Zilio era stata costretta a interrompere l’attività sportiva a causa di alcuni problemi medici. La questione dei certificati falsi ha portato all’apertura del primo fascicolo e ora si lega all’indagine per omicidio colposo, alimentando il sospetto che vi possa essere stata una gestione irregolare della sua idoneità sportiva o l’uso improprio di farmaci.
Le indagini sulla morte di Alberto Zordan
La tragica e prematura scomparsa di Anna Zilio non è l’unico caso su cui le autorità stanno lavorando. Le indagini continuano anche in merito al decesso di Alberto Zordan, 48 anni, suo compagno di squadra nella Team Km Sport, spirato solo due settimane dopo nella sua casa nel Vicentino. Anche Zordan era un runner professionista. Sebbene nel suo caso i riscontri iniziali sembrino indicare che sia sempre stato in regola con la documentazione medica e i certificati richiesti, la macabra coincidenza delle due morti avvenute a così stretto giro e con le stesse modalità – un malore accusato nel sonno – e il fatto che entrambi fossero iscritti alla medesima società sportiva hanno reso inevitabile un esame approfondito. Su entrambi i corpi è stato effettuato un esame diagnostico con il prelievo di tessuti, che saranno anch’essi analizzati. Nel caso specifico di Zordan, i magistrati della Procura di Vicenza hanno richiesto un approfondimento mirato sui liquidi biologici, cercando di identificare qualsiasi elemento che possa spiegare le due scioccanti e ravvicinate tragedie nel mondo del running amatoriale e professionistico. Le due inchieste, pur essendo aperte da Procure diverse (Verona e Vicenza), condividono l’obiettivo di fare piena luce sulle cause di queste morti inaspettate.
Le dichiarazioni della difesa
In questo complesso scenario investigativo, l’avvocato che rappresenta la maratoneta Anna Zilio ha espresso la determinazione a cercare la verità e ha fatto notare che, a fronte di una vasta documentazione, non sono emerse altre anomalie. In particolare, è stato sottolineato che “su 700 certificati non ci sono anomalie”, sebbene l’indagine abbia focalizzato l’attenzione sui certificati medici che, secondo quanto emerso, erano stati inseriti nel sistema dalla stessa Anna Zilio. Le due morti ravvicinate e le indagini che ne sono scaturite mantengono alta l’attenzione sul mondo dello sport e sulla regolarità delle certificazioni mediche, specialmente in un contesto dove l’attività fisica intensa richiede una supervisione sanitaria rigorosa. L’apertura del fascicolo per omicidio colposo rappresenta un passo decisivo che spinge la ricerca della verità oltre l’ipotesi di una semplice fatalità, concentrandosi sulla possibilità di responsabilità umane o sull’uso di sostanze che potrebbero aver giocato un ruolo nella tragica fine dei due atleti.


