
La sicurezza dei prodotti destinati ai bambini rappresenta una priorità assoluta per le autorità di regolamentazione e un imperativo etico per le aziende produttrici. Nel vasto panorama delle normative che regolano l’abbigliamento infantile, una delle più critiche e rigorosamente applicate riguarda la totale eliminazione o la rigorosa limitazione dei cordini e dei lacci, in particolare quelli presenti nei cappucci e nella zona del collo.
Questa non è una semplice raccomandazione, ma una regola fondamentale e vincolante pensata per prevenire incidenti gravi, come il rischio di strangolamento o di impigliamento, che purtroppo hanno causato tragedie in passato. La sua adozione e il suo monitoraggio sono considerati un indicatore cruciale della responsabilità e serietà di un’azienda nel settore dell’abbigliamento per l’infanzia.
Le origini e l’evoluzione della normativa
La consapevolezza sui pericoli rappresentati dai cordini nei capi d’abbigliamento per bambini non è un fenomeno recente. Le direttive e gli standard di sicurezza che disciplinano questa materia hanno radici profonde, sviluppandosi e consolidandosi nel tempo a seguito di analisi di rischio approfondite e, purtroppo, in risposta a incidenti documentati. Come hai giustamente sottolineato, le normative di riferimento sono in vigore in modo sostanziale da almeno un decennio, se non di più in alcune giurisdizioni, e sono state oggetto di continuo affinamento e inasprimento.
L’obiettivo è sempre stato quello di armonizzare gli standard a livello internazionale per garantire che i bambini, indipendentemente dal paese di produzione o acquisto del capo, siano protetti allo stesso modo. L’evoluzione di queste regole ha trasformato la progettazione dei capi: le aziende non possono più limitarsi a “aggiustare” un design preesistente, ma devono incorporare la sicurezza fin dalla fase concettuale del prodotto. Questo approccio, noto come “safety by design”, è ormai lo standard di settore.
Il rischio specifico di strozzamento e impigliamento
I cordini, specialmente se lunghi, elastici o facilmente accessibili, rappresentano un pericolo intrinseco e inaccettabile per i bambini piccoli. Il rischio si manifesta in due scenari principali. Il primo è lo strozzamento o strangolamento, che può verificarsi quando un bambino gioca, in particolare su attrezzature da parco giochi come scivoli o altalene. Il cordino del cappuccio o della vita può impigliarsi in una sporgenza o in una fessura, bloccando il bambino e stringendosi attorno al collo. Data la rapidità di reazione limitata dei bambini e la loro fragilità fisiologica, l’esito può essere fatale in pochissimi minuti. Il secondo scenario è l’impigliamento in oggetti in movimento, come le porte degli autobus scolastici, le scale mobili o le biciclette. Un cordino allentato può essere trascinato, causando la caduta del bambino o intrappolandolo. Le normative sono quindi state progettate specificamente per eliminare o ridurre drasticamente la probabilità di entrambi questi eventi.
I diversi standard per età e zona del capo
Le normative, come la norma europea EN 14682, non sono un approccio unico per tutti. Distinguono i requisiti di sicurezza in base a due fattori cruciali: l’età del bambino e la posizione del cordino sul capo. Per i bambini molto piccoli, di solito fino a 7 anni o con un’altezza fino a 134 cm, i requisiti sono i più rigorosi: è generalmente vietata la presenza di qualsiasi cordino nella zona della testa e del collo. Questo perché sono il gruppo più a rischio. Per i bambini più grandi, talvolta è ammessa la presenza di cordini nella parte inferiore dell’indumento (vita, orlo), ma con chiare restrizioni sulla lunghezza e sulla forma delle estremità (ad esempio, è vietato formare anelli o estremità libere troppo lunghe). Il cordino, se presente, deve essere fissato saldamente e non deve sporgere oltre un limite massimo stabilito, proprio per minimizzare il rischio di impigliamento. Le aziende devono quindi conoscere con estrema precisione a quale gruppo di età è destinato un capo e applicare i corrispondenti standard di sicurezza senza eccezioni.
Le responsabilità dell’azienda e il sistema sanzionatorio
L’osservanza di queste norme non è facoltativa; è un obbligo legale. L’azienda che progetta, produce, importa o distribuisce abbigliamento per bambini è direttamente responsabile della sicurezza del prodotto che immette sul mercato. Questa responsabilità copre l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla scelta dei materiali alla sua immissione nei negozi. I produttori devono effettuare test rigorosi sui loro capi, spesso ricorrendo a laboratori accreditati, per dimostrare la conformità. Quando le autorità di vigilanza del mercato identificano un capo non conforme – ad esempio, una felpa destinata a un bambino di cinque anni con un cordino nel cappuccio – scattano procedure immediate e severe. Queste procedure possono includere l’ordine di ritiro del prodotto dal mercato, l’allerta pubblica (come il sistema RAPEX in Europa) e, cosa non meno importante, l’imposizione di pesanti sanzioni finanziarie. L’entità delle sanzioni riflette la gravità della violazione e il potenziale rischio per la vita dei bambini. Per un’azienda, una singola non conformità può portare a danni reputazionali incalcolabili che spesso superano il costo economico della sanzione stessa, minando la fiducia dei consumatori in modo permanente.
L’importanza della consapevolezza del consumatore
Se da un lato la responsabilità primaria è dei produttori, anche il consumatore svolge un ruolo fondamentale nel mantenere alto lo standard di sicurezza. I genitori e chi si prende cura dei bambini devono essere consapevoli di questi rischi e devono scegliere con attenzione l’abbigliamento. Un prezzo basso non può mai giustificare un compromesso sulla sicurezza. È cruciale ispezionare i capi d’acquisto, specialmente quelli comprati al di fuori dei canali di distribuzione tradizionali o importati. Se un capo presenta un cordino non conforme o troppo lungo, i genitori non dovrebbero semplicemente acquistarlo, ma dovrebbero anche segnalare la non conformità alle autorità competenti. La collaborazione tra normative, produttori responsabili e consumatori informati è la chiave per mantenere un ambiente di abbigliamento infantile veramente sicuro e per assicurare che la tragedia degli incidenti evitabili a causa di un semplice laccio non si ripeta mai più.


