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Influenza, boom di casi in Italia: bimbi colpiti più dei grandi

Pubblicato: 15/11/2025 12:53

L’Italia sta affrontando un’ondata significativa di infezioni respiratorie acute (ARI), con l’influenza che si conferma un fattore dominante. I dati forniti dal rapporto RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) indicano chiaramente che l’attività virale sta crescendo rapidamente su tutto il territorio nazionale. Dall’inizio della stagione, si stima che circa 1,7 milioni di persone siano state colpite.

Questo numero non è statico, ma riflette una curva in aumento, come dimostrano i 435mila nuovi casi registrati solo nell’ultima settimana analizzata. Questi numeri sottolineano la necessità di un’attenta sorveglianza e di adeguate misure preventive, soprattutto in vista della stagione fredda che tradizionalmente favorisce la diffusione di questi virus.

L’incidenza attuale e la fascia più colpita

L’incidenza stimata delle infezioni respiratorie acute in Italia è attualmente pari a 7,64 casi per mille assistiti, segnando un leggero ma costante aumento rispetto al bollettino precedente, che registrava 7,24 casi per mille. Questa incidenza si traduce nei già citati 435mila nuovi casi settimanali, portando il totale cumulato dall’inizio della sorveglianza a circa 1.737.057 casi. Questi dati evidenziano la pressione in crescita sul sistema sanitario e sulla popolazione generale. È particolarmente degna di nota la distribuzione per età dei contagi.

I bambini nella fascia di età compresa tra 0 e 4 anni sono la categoria più colpita, con un’incidenza che raggiunge circa 23 casi per mille assistiti. Questa vulnerabilità dei più piccoli richiede una particolare vigilanza da parte dei genitori, dei pediatri e delle strutture educative, per limitare la diffusione del virus in questa fascia demografica estremamente sensibile. La trasmissione virale in contesti come gli asili nido e le scuole dell’infanzia gioca un ruolo cruciale nella rapida propagazione dei virus respiratori all’interno della comunità.

Il cambio di metodologia nella sorveglianza

Un elemento fondamentale da considerare in questa stagione è il cambiamento nella metodologia di sorveglianza adottata dall’Istituto Superiore di Sanità. Quest’anno, l’ISS ha ampliato il suo raggio d’azione, passando dalla storica sorveglianza delle Influenza like sindrome (ILI) a quella delle Infezioni respiratorie acute (ARI). Questa transizione non è un mero cambio di acronimo, ma rappresenta un approccio più inclusivo e realistico alla rilevazione delle patologie respiratorie. La definizione precedente di ILI richiedeva la coesistenza di un sintomo respiratorio (come tosse o mal di gola) con un sintomo sistemico (come malessere generale o dolori muscolari).

La nuova definizione di ARI è più ampia e si limita a rilevare la coesistenza di almeno uno tra i seguenti sintomi: tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria, o coriza (il comune raffreddore o naso che cola). Questa maggiore sensibilità diagnostica della sorveglianza ARI permette di intercettare e monitorare un numero superiore di infezioni respiratorie, fornendo un quadro più completo della circolazione virale, che include non solo i casi di influenza “classica”, ma anche quelli causati da altri virus respiratori che presentano sintomi meno sistemici.

Le previsioni per il picco e l’impatto del freddo

Le proiezioni degli epidemiologi indicano che l’imminente abbassamento delle temperature giocherà un ruolo cruciale nell’accelerare la diffusione dei virus influenzali e respiratori. È un fenomeno noto e ricorrente: il freddo spinge le persone a trascorrere più tempo in ambienti chiusi e affollati, facilitando il contagio interpersonale attraverso le goccioline respiratorie. Di conseguenza, si prevede un’ulteriore e probabile crescita dei contagi rispetto agli ultimi due anni. Tale previsione è motivata anche dal fatto che le misure di contenimento anti-Covid-19, come l’uso diffuso delle mascherine e il distanziamento sociale, che avevano significativamente contribuito a contenere la diffusione di tutti i virus respiratori, sono state in gran parte allentate. Le analisi indicano che il picco di questa stagione influenzale potrebbe essere raggiunto tra la fine di dicembre e il mese di gennaio. Questo periodo, in concomitanza con le festività e il clima più rigido, richiederà il massimo livello di allerta da parte delle autorità sanitarie e della popolazione.

Le raccomandazioni per le fasce più fragili

In questo contesto di crescente attività virale, l’Istituto Superiore di Sanità ha reiterato le sue raccomandazioni, ponendo l’accento sulla protezione delle fasce più fragili della popolazione. Le categorie che necessitano di una particolare attenzione e a cui è fortemente consigliata la vaccinazione includono gli anziani, che sono più esposti a complicazioni gravi; i bambini, la cui alta incidenza di contagio li rende un motore di diffusione del virus; e i pazienti cronici, per i quali l’influenza può esacerbare patologie preesistenti e portare a esiti gravi. La vaccinazione antinfluenzale e, dove appropriato, quella contro il COVID-19, rimangono i principali strumenti preventivi per mitigare l’impatto della stagione. A queste si aggiungono le norme igieniche fondamentali, come l’accurato e frequente lavaggio delle mani e, in presenza di sintomi, l’adozione di misure per limitare il contatto con gli altri, al fine di spezzare le catene di trasmissione. La collaborazione attiva della cittadinanza nell’adozione di comportamenti responsabili è essenziale per affrontare con successo questa ondata e ridurre al minimo le conseguenze sulla salute pubblica.

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