
Le forti piogge che da ieri si sono abbattute su Israele e in particolare sulla Striscia di Gaza hanno aggravato una situazione già critica. Le immagini che arrivano dall’enclave mostrano sfollati e civili con materassi, vestiti e altri effetti personali completamente inzuppati, mentre operatori umanitari parlano di condizioni disperate, con effetti che nei prossimi giorni potrebbero peggiorare a causa di umidità e freddo.
Effetti devastanti sulle famiglie sfollate
Secondo l’agenzia della protezione civile di Gaza, le inondazioni di venerdì hanno colpito principalmente il nord della Striscia, dove centinaia di migliaia di persone erano rientrate dopo l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas del mese scorso. Segnalazioni di allagamenti sono arrivate anche da Deir el-Balah, nella Striscia centrale, zone già duramente colpite negli ultimi due anni dai bombardamenti.
L’allarme riguarda soprattutto la carenza di strutture di emergenza: tende e abitazioni provvisorie sono allagate, e il 93% degli alloggi rimane inabitabile. L’agenzia di protezione civile ha lanciato un appello urgente per la consegna immediata di roulotte e tende, sottolineando che la situazione peggiorerà con l’avvicinarsi dell’inverno.
Una vulnerabilità drammatica
Secondo le organizzazioni umanitarie operative nella regione, sono circa 1,5 milioni le persone vulnerabili, corrispondenti a 260.000 famiglie. “Abbiamo pochissime possibilità di proteggere le famiglie dalle piogge invernali e dal freddo”, ha dichiarato Angelita Caredda, direttrice per il Medio Oriente e il Nord Africa del Norwegian Refugee Council.
La transizione nella gestione degli aiuti è appena iniziata: il COGAT, unità delle Forze di Difesa israeliane responsabile della regolamentazione degli aiuti, ha ceduto il coordinamento al Centro di Coordinamento Civile-Militare nel sud di Israele, vicino al confine con Gaza. Nonostante un aumento degli aiuti umanitari dall’inizio del cessate il fuoco, l’accesso rimane ancora limitato e discontinuo, il che aggrava la già difficile situazione delle famiglie sfollate.
Gli operatori umanitari insistono sulla necessità di un intervento immediato per garantire almeno ripari temporanei e ridurre il rischio che il peggioramento climatico porti a conseguenze ancora più drammatiche per la popolazione civile.


