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“Noi, licenziati dai dazi di Trump”: esplode il dramma dei lavoratori italiani

Pubblicato: 15/11/2025 15:13

Il pavimento economico su cui molti pensavano di poter costruire un futuro solido, oggi trema. “Ci è crollato il mondo addosso”, dicono Adriano e Giuseppe, due dei 42 dipendenti dello stabilimento Freudenberg a Rho.

Non si tratta di una crisi interna, di cali di produzione o di ordini: spiegano i lavoratori, la causa è esterna, geopolitica. Secondo l’azienda, infatti, servirebbe aumentare i profitti “per sfuggire ai dazi di Trump” che hanno ridotto i margini operativi.

Un futuro incerto e difficile da immaginare

Per aumentare i profitti, nella logica del mondo di oggi, bisogna sacrificare i lavoratori. Ma può essere questa la base del mondo del futuro? Senza lavoro umano, senza stipendi, chi acquisterà le merci, chi terrà in vita l’economia? Sono domande che segnano il senso delle nostre vite, oltre al futuro dell’economia mondiale.

E non riguardano solo, come in questo caso, le scelte di un Presidente o dinamiche come quella dei dazi. Gli Stati Uniti in questo periodo registrano centinaia di migliaia di licenziamenti dovuti alla “sostituzione” dei lavoratori umani con le AI e la tecnologia. Ma dove porterà tutto questo?

Le voci dei lavoratori

Giuseppe, che lavora in azienda da quasi sedici anni, racconta la sua sorpresa: “Non eravamo in crisi, ma siamo stati licenziati a causa di quei dazi”. Una “doccia fredda” che arriva nel momento in cui aspettava il suo anniversario all’azienda, un traguardo che invece non sarà celebrato. L’annuncio arriva durante un incontro in Assolombarda, dove l’azienda ha ufficializzato la chiusura del sito produttivo lombardo. La delocalizzazione verso Slovacchia e Stati Uniti è motivata dall’esigenza di contenere i costi e proteggere i profitti.

Per i sindacati, la decisione è inaccettabile. “Non si può buttare tutto nella spazzatura da un giorno all’altro”, tuona Giuseppe Monte, delegato della Fillea Cgil. “Lo stabilimento di Rho è sempre stato un sito d’eccellenza: produttivo, con ordinativi, con investimenti reali negli anni”.

Il primo licenziamento collettivo causato dai dazi

Il segretario della stessa Fillea, Riccardo Piacentini, non ha dubbi: “Il governo ci aveva assicurato che i dazi non avrebbero avuto conseguenze sull’economia italiana. Oggi, invece, siamo davanti al primo licenziamento collettivo motivato proprio da quei dazi”.

Una delle frasi più emblematiche arriva ancora da Giuseppe: “L’azienda ha avviato questa procedura giustificando che devono aumentare i profitti per sfuggire ai dazi di Trump”. Parole che pesano come macigni, perché attraverso di esse passa non solo la perdita di 42 posti di lavoro, ma anche la tensione tra scelte di politica internazionale e il futuro dei lavoratori italiani.

Le conseguenze politiche

Le conseguenze politiche sono state immediate. Il sindaco di Rho e le rappresentanze locali chiedono interventi urgenti: non è solo una chiusura industriale, dicono, ma un segnale preoccupante sul valore che viene dato alla protezione del lavoro in Italia.

Insomma, potrebbe essere il primo sintomo di un problema molto più grave. Tra pacchetti di aiuti, richieste di dialogo e trattative, resta una domanda: quanto i grandi calcoli geopolitici, che si tratti di dazi o di innovazione tecnologica, peseranno sulla pelle di chi lavora? E cosa ne sarà della sostenibilità e della coesione sociale?

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