
Il passo identico delle gemelle che non si sono mai lasciate
Restare insieme è stato il loro modo di stare al mondo. Le gemelle Kessler hanno attraversato un secolo tenendosi per mano, con lo stesso passo, lo stesso respiro, la stessa identica luce negli occhi. Erano due ma apparivano come una sola figura che la vita aveva specchiato per gioco, e poi per destino. Hanno danzato allo stesso ritmo, hanno costruito una carriera che aveva nella sincronia il suo centro poetico, e quella sincronia è diventata la loro forma più profonda di identità. L’idea che fossero inseparabili non era un racconto televisivo: era un modo di esistere. Due sorelle che non hanno mai sperimentato davvero la solitudine, neppure nel buio degli anni che passano, quando lo spettacolo cede spazio alla memoria, e la memoria si fa casa.

Vivere in coppia
Tenere il mondo da due lati diversi ma con la stessa forza è un dono raro. Per loro, la vita è stata un continuo esercizio di specchiamento: una imitava l’altra e l’altra imitava la prima, in un gioco senza inizio e senza fine. È difficile immaginare cosa significhi invecchiare in due, vedere il proprio volto cambiare e ritrovarlo subito nell’altra metà del proprio destino. È un’intimità assoluta, un patto silenzioso che nessuno fuori da quella stanza può comprendere davvero. Ed è per questo che il fatto che abbiano lasciato il mondo nello stesso momento — qualunque sia stata la causa — tocca una corda che non è morbosa, non è cronachistica: è umana. È quasi naturale pensare che il loro legame avesse una sua logica interna, una sua gravità, una sua legge.

Il mistero della scelta
Non sappiamo come siano morte, e non possiamo immaginarlo oltre ciò che è certo. Ma esiste un margine di mistero che appartiene solo a chi ha condiviso tutto, dal primo vagito all’ultimo applauso. La verità profonda è che le sorelle Kessler non hanno mai concepito la vita se non come una danza in due. E quando la vita si fa fragile, quando il tempo smette di essere un palcoscenico e diventa un corridoio stretto, forse il pensiero di restare soli diventa un rumore insostenibile. Non lo diremo mai, non lo sapremo mai, ma l’immagine che rimane è quella di due figure perfettamente sovrapposte, come l’ombra doppia che il sole crea solo un istante al giorno.
Hanno scelto di vivere insieme tutto ciò che è stato possibile vivere. Il loro ultimo desiderio, espresso mesi fa, è di far mischiare le rispettive ceneri in un’unica urna, così da riposare in eterno una accanto all’altra. E ora il mondo le saluta così: unite ancora una volta, come se anche l’ultimo passo fosse stato provato e riprovato in silenzio. Se esiste un modo elegante di uscire di scena, forse è proprio questo.


