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Kata scomparsa, il mistero che tormenta Firenze: la madre rompe il silenzio

Pubblicato: 18/11/2025 16:09
Kata scomparsa

Un abbraccio, una banana per colazione e un ultimo sguardo pieno d’amore. Sono questi i ricordi che Katherine Alvarez Vasquez, 28 anni, conserva della sua bambina, Kataleya Mia Alvarez Vasquez, chiamata affettuosamente Kata. La piccola è scomparsa il 10 giugno 2023 dall’ex hotel Astor di Firenze, un luogo segnato da degrado e tensioni. A quasi due anni di distanza, il mistero resta irrisolto e le indagini sembrano essersi arenate. Cosa è successo davvero quel giorno?

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Foto della piccola Kata scomparsa a Firenze

L’ultima immagine di Kata e il dramma all’ex hotel Astor

Nel quartiere popolare di Novoli, a nord di Santa Maria Novella, sorge l’ex hotel Astor di via Maragliano, scenario di una delle sparizioni più enigmatiche d’Italia. Dopo la chiusura nel 2020, l’edificio era stato occupato abusivamente da decine di famiglie, diventando un epicentro di violenza e illegalità. “Schiamazzi, urla, litigi, spari e racket”, raccontavano i residenti della zona.

La mattina del 10 giugno, Katherine si stava preparando per andare al lavoro. “Mi sono preparata per andare a lavorare e lei mi ha abbracciato. ‘Mamma, resta qui’, mi ha detto. Le ho spiegato che non potevo, le ho lasciato una banana per colazione e sono uscita”. Quando è tornata, la bambina era sparita. Il fratellino Lenny è rientrato da solo e solo allora la madre ha capito che qualcosa di terribile era accaduto.

L’ultima traccia e l’ombra del sequestro

L’unico indizio concreto resta un filmato delle 15:32, in cui Kata viene ripresa mentre scende una scala esterna dell’hotel. Poi, il nulla. Gli inquirenti ipotizzano che possa essere stata portata via da un cortile interno, attraverso un muro di recinzione, eludendo ogni telecamera. Un piano studiato nei dettagli da chi conosceva bene la struttura, oggi sigillata e venduta all’asta.

La madre di Kata durante un'intervista

Piste oscure tra racket e vendette

Le indagini della Procura di Firenze hanno esplorato diverse piste: dal traffico di droga al racket delle stanze, fino all’ipotesi di uno scambio di persona o di abusi. Nessuna di queste ha però trovato conferme. I sospetti iniziali si erano concentrati su due donne e un uomo di origine rumena, ripresi mentre lasciavano l’hotel con dei borsoni capienti, ma anche quella pista si è rivelata un vicolo cieco.

Oggi gli unici indagati sono due parenti di Kata: lo zio materno Abel Alvarez Vasquez, detto Dominique (29 anni), e lo zio paterno Marlon Edgar Chicclo (19 anni), accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione. La loro posizione, però, potrebbe presto essere archiviata. Per la Procura, il rapimento potrebbe essere una vendetta legata al giro di violenza e racket che infestava lo stabile. La madre, invece, respinge questa tesi: “Di screzi all’ex hotel ce ne sono stati, ma nessuno così grave da portare al sequestro di una bambina”.

Teorie e accuse sulla gestione del caso

Le ipotesi sul destino di Kata restano contrastanti. La madre crede che qualcuno all’interno della comunità che occupava l’edificio possa averla venduta. “La mia idea è che mia figlia possa essere stata venduta da qualcuno dei rumeni che vivevano lì: conoscevano meglio di tutti lo stabile perché erano stati i primi ad abitarci”, ha dichiarato.

La criminologa Stefania Santorini, consulente del padre di Kata (attualmente in carcere per altri reati), propone invece una tesi diversa: “Io credo che la comunità rumena non c’entri, secondo me bisogna pensare a qualcuno vicino alla famiglia, qualcuno che conosceva bene l’ambiente e le abitudini. Questo caso, comunque, non lo considero un sequestro, ma una cessione: Kata, probabilmente, è stata venduta”. La criminologa critica anche la gestione iniziale delle indagini, segnalando ritardi e gravi errori nei primi sopralluoghi.

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Foto di Kata, la bambina scomparsa a Firenze

La speranza di una madre e l’appello per non dimenticare

Nonostante il silenzio investigativo, la speranza di Katherine non si spegne. “Ho visto Kata in sogno. Era in aperta campagna, tra gli alberi. Ho chiesto dove si trovasse di preciso e la donna che era con lei ha risposto: ‘Siamo vicino a Firenze’”, racconta. La fede, ritrovata nella chiesa evangelica, le dà la forza di andare avanti, anche per il figlio Lenny, oggi alle prese con le difficoltà causate dal trauma.

La Procura di Firenze, guidata dal nuovo capo Rosa Volpe, ha diffuso un’immagine digitale che mostra come potrebbe apparire Kata oggi, a sette anni. Ma la madre non riesce a riconoscerla: “Non la riconosco, non penso che sia cresciuta così tanto”, sussurra. “L’importante è che se ne parli, il caso di mia figlia non va dimenticato”, aggiunge, rivelando di aver scritto anche al Papa nella speranza di un appello per ritrovarla. L’incubo di Firenze continua a chiedere risposte.

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