
L’attesa per il verdetto della Cassazione e le continue tensioni tra il marito indagato, Sebastiano Visintin, e il fratello della vittima, Sergio Resinovich, mantengono alta l’attenzione sul tragico e irrisolto caso della morte di Liliana Resinovich. A quasi quattro anni dalla scomparsa della donna, avvenuta il 14 dicembre 2021, e dal ritrovamento del suo corpo il 5 gennaio 2022 a Trieste, la verità resta ancora oscuro.
La Cassazione è chiamata a pronunciarsi sulla richiesta degli avvocati di Visintin di una terza perizia medico-legale, un elemento che, secondo il marito, è cruciale per dissipare i dubbi sulla causa del decesso: suicidio o omicidio. Questa richiesta, tuttavia, è vista dal fratello di Liliana come l’ennesimo tentativo di distrazione e un “solito show” mediatico. Il caso si è complicato in seguito alla riapertura delle indagini e ad una seconda autopsia che ha fortemente messo in discussione l’ipotesi iniziale del gesto volontario, suggerendo la possibile responsabilità di terzi.
Il nodo della terza perizia e le posizioni contrapposte
La difesa di Sebastiano Visintin punta sulla necessità di un nuovo accertamento tecnico per dirimere le conclusioni opposte emerse dalle prime due consulenze medico-legali. La prima relazione, del 2022, a cura di Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, aveva propeso per l’ipotesi del suicidio. Successivamente, nel 2023, la riapertura delle indagini per omicidio ha portato a una seconda autopsia affidata alla dottoressa Cristina Cattaneo, la quale ha evidenziato elementi che escluderebbero il suicidio e che indirizzerebbero verso una possibile responsabilità di terzi. Visintin, unico indagato, ha sottolineato l’importanza di allargare il quadro delle indagini attraverso questa nuova perizia, definendola “la chiave di tutto” per giungere a una risposta definitiva. Ha espresso la ferma intenzione di procedere con tale esame, anche trovando “altre forme” qualora il ricorso alla Cassazione non venisse accolto, in nome della lotta per la verità per la moglie.
Sergio Resinovich, al contrario, si è detto fermamente contrario all’accoglimento del ricorso. Il fratello della vittima ha definito la richiesta come un “teatrino messo in piedi per prendere in giro l’Italia intera”. Ha rimarcato il fatto che, in un primo momento, la difesa di Visintin si era detta soddisfatta delle conclusioni della prima perizia che sostenevano il suicidio, e ha trovato incongruente la successiva necessità di un nuovo parere. Inoltre, Resinovich ha sollevato dubbi sulla fattibilità di un’indagine accurata a distanza di anni e con il corpo di Liliana ormai deteriorato.
Le critiche del fratello: Visintin e il suo “show” inevitabile
Le dichiarazioni di Sergio Resinovich sono cariche di scetticismo e accuse nei confronti del cognato. Il fratello di Liliana ha apertamente accusato Visintin di mettere in atto un “solito show televisivo” come unica strategia possibile. Secondo Resinovich, Visintin è costretto a continuare con questa rappresentazione perché, in caso contrario, “cadrebbe il suo alibi”. Questa critica si inserisce in un quadro di fiducia assoluta nelle capacità della dottoressa Cattaneo, definita una “professionista di tutto rispetto” che ha saputo evidenziare le “punti oscuri” della vicenda. Per Sergio Resinovich, l’unica verità che conta non arriverà dalle manovre legali ma dagli accertamenti in corso sui dispositivi elettronici sequestrati. Il fratello ha inoltre fatto riferimento al dramma personale e all’assenza di risposte concrete dopo un lasso di tempo così lungo, definendo la situazione attuale come una presa in giro per l’opinione pubblica.
Gli accertamenti in corso: la gopro, i telefoni e i vestiti
Al di là della controversia sulla perizia medico-legale, il cuore delle indagini attuali risiede negli accertamenti tecnici disposti sui dispositivi elettronici e su altri reperti sequestrati nell’abitazione dell’indagato. In particolare, l’attenzione è focalizzata sulla scheda SD della GoPro di Sebastiano Visintin. L’uomo sostiene di aver utilizzato la telecamera la mattina del 14 dicembre 2021, il giorno della scomparsa di Liliana, ma la memoria della scheda SD risulta formattata nel giugno del 2023, proprio in concomitanza con la riapertura delle indagini per omicidio. Questo dettaglio ha alimentato i sospetti sulla possibile volontà di occultare informazioni. Un altro elemento che Sergio Resinovich ritiene “fondamentale” per arrivare alla verità è l’approfondimento sul telefono che Visintin ha regalato a una youtuber subito dopo la scomparsa della moglie. Il fratello si chiede per quale ragione il telefono sia stato donato a una persona quasi sconosciuta e, soprattutto, perché sia stato formattato prima del regalo. Tali accertamenti tecnici, che riguardano anche lame e vestiti sequestrati a Visintin, sono attualmente “blindati” e l’esito non ha ancora una data definita. La famiglia della vittima, come ribadito dal fratello, è in totale attesa di questi risultati che potrebbero fornire una svolta decisiva al caso.
La vita di Sebastiano Visintin a quattro anni dal dramma
Intervistato, Sebastiano Visintin ha offerto uno spaccato della sua vita dopo il dramma della scomparsa e della morte della moglie. L’uomo ha raccontato di vivere ora da solo, ma ha descritto i suoi 32 anni con Liliana come “meravigliosi”. Il ricordo della moglie è ciò che gli darebbe la “carica” per continuare ad affrontare la vita e la battaglia legale. Nonostante la lunga attesa e l’incertezza, Visintin ha dichiarato di “avere bisogno di vivere” e di ottenere prima o poi delle risposte. La sua volontà attuale è quella di lottare per Liliana e per la verità, sostenendo con forza la necessità di ulteriori accertamenti come la terza perizia medico-legale.


