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Sondaggio shock, tutti stabili tranne uno: ed è caos a sinistra. Paura vera

Pubblicato: 20/11/2025 07:45

Il nuovo rilevamento dell’istituto Noto per Porta a Porta arriva come una scossa in un quadro politico che da settimane sembra muoversi su binari quasi immobili. Una fotografia apparentemente rassicurante per gran parte dei partiti, che restano stabili o addirittura avanzano di qualche decimale, ma che rivela un dettaglio sufficiente a rimescolare le carte nel campo progressista. In un’Italia che conferma in blocco gli equilibri del mese, basta un solo movimento, un’unica flessione a spezzare l’illusione della continuità e ad alimentare una sensazione di paura nella parte più fragile dello schieramento. Non è un terremoto numerico, ma psicologico, perché arriva nel momento in cui il centrosinistra cercava di costruire un racconto diverso, più sicuro, più compatto. L’effetto, invece, è quello di un’altra crepa.
Da questa immagine in controluce emerge un centrodestra solido, che non si muove e non trema, e un’opposizione che si confronta con un dato inatteso proprio quando la calma apparente sembrava offrire una tregua. È dentro questo clima sospeso che la frenata dell’unico partito in calo diventa il simbolo di un’inquietudine più ampia, quasi ancestrale, un ritorno al timore di non riuscire a costruire un’alternativa credibile. Un arretramento che pesa più della cifra in sé, perché segna la distanza tra la stabilità degli alleati e la fragilità di chi, nel campo progressista, si ritrova a reggere da solo il peso del rallentamento.

Centrodestra immobile, la sinistra no

Secondo la rilevazione del 18 novembre, Fratelli d’Italia è ancora al 30,5 per cento, identico a due settimane fa, un dato che si traduce in un blocco di consenso granitico. Restano fermi anche Movimento 5 Stelle all’11,5 per cento, Forza Italia al 9,5 e Alleanza verdi e sinistra al 6 per cento, mentre la Lega cede soltanto mezzo punto e scende al 7,5 per cento, un assestamento che non modifica gli equilibri generali della coalizione. A completare questa larga zona di stabilità ci sono Azione, che sale al 4,5, e Italia Viva – Casa riformista che raggiunge il 3 per cento, due avanzate contenute ma significative nel mondo centrista, seguite dai valori invariati di Noi moderati all’1,5 per cento, +Europa e Udc, entrambi all’1 per cento.
Nella stessa cornice, la discontinuità appare come un macchia improvvisa dentro un dipinto ordinato: un calo isolato e ben visibile proprio nella formazione che avrebbe avuto più bisogno di consolidarsi. Il fatto che tutti gli altri tengano o crescano amplifica l’impatto politico di questa flessione, perché la trasforma da semplice dato statistico in segnale d’allarme. Un arretramento che, da solo, basta a cambiare tono al dibattito interno, alimentando interrogativi, tensioni e un sospetto di fragilità che la sinistra pensava di aver superato almeno nelle ultime settimane.

La frenata che accende la paura

È da questo unico cedimento che nasce la narrativa del caos: non una crisi numerica, ma una sensazione di instabilità che attraversa dirigenti, analisti e ambienti parlamentari. Quando il resto della mappa resta immobile, chi scende si ritrova esposto, quasi isolato, costretto a reggere da solo il peso simbolico della flessione. È questa sproporzione a generare la paura, non il numero in sé, che peraltro rimane ampio, ma l’effetto psicologico di essere l’unico a perdere terreno mentre tutti gli altri sigillano il proprio consenso.
In questo scenario, il centrodestra appare come un blocco che avanza in ordine compatto, mentre la sinistra si trova a fare i conti con il timore di una regressione politica e narrativa. Un timore che non nasce dagli avversari, ma dall’interno: un’unica discesa che diventa pretesto per riaprire discussioni sopite, dubbi irrisolti, tensioni mai del tutto superate. E così, in un Paese quasi immobile, il vero movimento è quello che non si vede nei numeri, ma nelle reazioni che quei numeri provocano.

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