
È morto all’età di 82 anni Domenico Morace, tra i giornalisti sportivi più affermati della Calabria e figura di rilievo nel panorama nazionale. Si è spento in una clinica della Piana di Gioia Tauro, dove era ricoverato da alcuni giorni.
La notizia della sua scomparsa si è rapidamente diffusa nel mondo del giornalismo calabrese e italiano, dove Morace era riconosciuto come un professionista autorevole, stimato per competenza e rigore.
Nato a Reggio Calabria, Morace aveva iniziato la propria carriera nel giornalismo locale, per poi essere scelto dal Corriere dello Sport come corrispondente dalla sua città. Fu l’inizio di una crescita professionale costruita passo dopo passo.

Dopo il trasferimento a Roma, entrò nella redazione centrale del quotidiano come cronista calcistico, seguendo da vicino una delle principali squadre della capitale. In seguito fu spostato nella sede milanese, dove si occupò soprattutto di calciomercato internazionale.
Rientrato a Roma, Morace assunse incarichi sempre più importanti fino a diventare vicedirettore e, successivamente, direttore del Corriere dello Sport – Stadio. Il suo periodo alla guida coincise con una stagione di forte espansione del giornalismo sportivo.
Tra i momenti più celebri della sua carriera c’è la prima pagina “Eroici”, titolo storico dedicato alla vittoria dell’Italia ai Mondiali ’82: un’edizione record che raggiunse 1,7 milioni di copie vendute, entrando nella storia della stampa italiana.

Dopo quell’esperienza, Morace assunse la direzione del Guerin Sportivo, dove lavorò per rilanciare una delle testate più antiche e prestigiose del panorama sportivo nazionale, curandone linguaggi, impostazione giornalistica e grafica.
Negli anni successivi guidò anche il Domani della Calabria, mettendo a disposizione della redazione regionale il grande bagaglio di conoscenze maturato nella stampa nazionale e contribuendo alla formazione di molti giovani giornalisti oggi affermati.
Pur avendo lavorato a lungo tra Roma e Milano, Morace non ha mai reciso il legame con la Calabria. Partecipava a eventi, incontri e premi giornalistici, e le associazioni regionali gli avevano attribuito incarichi onorari per il suo contributo alla professione.
La sua scomparsa lascia un grande vuoto. Colleghi e collaboratori ricordano in lui un professionista rigoroso, misurato, attento alla qualità della scrittura e alla verifica delle fonti: un modello di serietà e rispetto per il mestiere.


