
Un Donald Trump particolarmente aggressivo è tornato ad attaccare frontalmente i Democratici, accusando alcuni di loro di comportamenti “sediziosi” e arrivando perfino a evocare la pena di morte. L’ira dell’ex presidente è esplosa dopo la diffusione di un video in cui sei parlamentari dem, tutti con un passato militare, invitano i membri delle forze armate e dell’intelligence a rifiutare eventuali ordini illegali provenienti dai superiori.
Nel video i promotori avvertono che «le minacce alla nostra Costituzione arrivano da dentro il Paese», un chiaro riferimento alle posizioni più controverse che Trump aveva assunto durante il suo primo mandato, tra cui l’ipotesi di sparare alle gambe dei manifestanti, l’impiego della Guardia nazionale nelle città o l’invio di militari ai seggi elettorali.
Il gruppo è composto dai senatori Elissa Slotkin e Mark Kelly e dai deputati Jason Crow, Maggie Goodlander, Chris Deluzio e Chrissy Houlahan. A Fox News, Crow ha spiegato che le loro preoccupazioni nascono dalle «dichiarazioni estremamente disturbanti» fatte da Trump in passato, che potrebbero mettere i soldati «in una posizione impossibile» qualora diventassero ordini formali.

La risposta del mondo MAGA non si è fatta attendere: diversi media vicini all’ex presidente hanno rilanciato la notizia accusando i parlamentari di voler fomentare una ribellione contro un eventuale nuovo governo Trump. Ed è a questo punto che il diretto interessato è intervenuto personalmente.
Sul suo social, Truth, Trump ha definito il video «pericoloso» e «inaccettabile», sostenendo che le parole dei parlamentari non possano essere lasciate senza conseguenze. Il suo messaggio — scritto quasi interamente in maiuscolo — ha accusato i sei dem di “COMPORTAMENTO SEDIZIOSO DI TRADITORI!!!” e ha chiesto retoricamente: «LI RINCHIUDIAMO???».
Pochi minuti dopo Trump ha pubblicato un secondo messaggio, ancor più estremo, nel quale ha ricordato che il comportamento sedizioso sarebbe «punibile con la MORTE». Un’escalation verbale senza precedenti nella politica americana contemporanea, che ha stupito persino alcuni suoi sostenitori abituali.

Nel campo democratico cresce la preoccupazione: il timore è che simili affermazioni possano alimentare un clima già infuocato, mentre il Paese si avvicina a un nuovo ciclo elettorale dall’esito incerto e ad alta polarizzazione.
Il dibattito pubblico si è rapidamente diviso fra chi ritiene i parlamentari dem colpevoli di aver insinuato il sospetto che l’esercito debba disobbedire a un futuro comandante in capo, e chi vede nelle parole di Trump un grave attacco alle istituzioni e al confronto democratico.
Quel che è certo è che la temperatura politica negli Stati Uniti continua ad alzarsi, e l’episodio di oggi rappresenta un ulteriore scivolamento verso una retorica sempre più estrema, in un Paese che fatica a ricomporre le proprie fratture interne.


