
Le indagini della Procura di Brescia proseguono senza sosta, mentre si rafforza l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari legata alla gestione del fascicolo sull’omicidio di Chiara Poggi. Fin dalle prime ore del mattino, gli inquirenti hanno effettuato una nuova perquisizione che si collega ai fatti del 2017, quando l’allora pm Mario Venditti dispose l’archiviazione per Andrea Sempio, oggi nuovamente indagato per concorso nell’omicidio insieme ad Alberto Stasi. Secondo gli investigatori, l’ex magistrato potrebbe aver ricevuto denaro dalla famiglia Sempio in cambio della richiesta di archiviazione.
Nuova perquisizione e lo scenario investigativo
L’attenzione degli inquirenti si è spostata su un appartamento di proprietà di Silvio Sapone, ex luogotenente dei carabinieri e per anni vertice della polizia giudiziaria della Procura di Pavia. Sapone, al momento, non risulta indagato. L’immobile, affittato a terzi, è stato ispezionato dai carabinieri che, una volta all’interno, hanno esaminato una cassaforte. Le motivazioni precise dell’accesso restano riservate, ma tutto lascia pensare che l’operazione rientri nel filone relativo ai presunti episodi corruttivi del 2017.

Parallelamente, si avvicina l’udienza del 18 dicembre, data decisiva in cui i periti nominati dal gip presenteranno le loro conclusioni nell’ambito dell’incidente probatorio. Al centro del confronto ci sarà il nodo principale dell’intera vicenda: sulle unghie di Chiara Poggi è presente DNA riconducibile ad Andrea Sempio oppure no?
Il lavoro della difesa e le ipotesi alternative
Nelle ultime ore, il collegio difensivo di Sempio si è riunito al Laboratorio di Genomica di Roma per definire la strategia in vista dell’udienza. All’incontro era presente anche Sempio che, al termine, ha dichiarato: “Mi sento più tranquillo dopo questi lavori”.
L’avvocato Liborio Cataliotti ha spiegato il metodo seguito dal team difensivo: “Abbiamo analizzato i report genetici e le immagini della scena del crimine. Grazie al contributo di Andrea Sempio abbiamo identificato i luoghi in cui può esserci stato un contatto comune tra Sempio e Chiara”. Il legale precisa che la difesa resta convinta che qualunque traccia genetica riconducibile a Sempio sia da considerarsi indiretta, frutto di contaminazione tramite un oggetto toccato da entrambi.
Una tesi che richiama quanto sostenuto nel 2014 dalla perizia super partes del dottor Francesco De Stefano, durante il processo d’Appello bis a carico di Stasi: una possibile trasmissione del DNA non dovuta a contatto diretto ma a un elemento condiviso.
Attesa crescente per l’incidente probatorio
A meno di un mese dall’appuntamento in tribunale, cresce l’attenzione sugli esiti dell’indagine genetica, destinati a incidere profondamente sull’intero impianto accusatorio. Per ora, resta fitto il silenzio della Procura, mentre i movimenti investigativi e le analisi tecniche continuano ad alimentare un caso che, a distanza di anni, non smette di essere avvolto da ombre e tensioni giudiziarie.


