
Donald Trump tenta una nuova mossa diplomatica, riproponendo lo schema già visto a Gaza. Questa volta il suo piano di pace per l’Ucraina, rivelato da Axios, si articola in 28 punti invece dei precedenti 20, e genera tensioni soprattutto perché prevede la cessione dell’intero Donbass alla Russia. L’obiettivo della Casa Bianca è rilanciare negoziati su queste basi, discusse segretamente a Miami tra il 22 e il 24 ottobre dal suo emissario Steve Witkoff e dal rappresentante russo Kirill Dmitriev.
Secondo Axios, il piano statunitense è stato redatto con la collaborazione di Turchia e Qatar e suddiviso in quattro capitoli: la pace in Ucraina, le garanzie di sicurezza, la stabilità europea e le relazioni future tra Washington, Mosca e Kiev. Un documento complesso, concepito per riaprire un dialogo ormai bloccato da mesi.
Il punto più controverso riguarda la gestione delle regioni contese. La proposta prevede che la Russia mantenga il controllo di Lugansk e Donetsk, cioè dell’intero Donbass, nonostante l’Ucraina ne controlli ancora il 12%. Nelle aree di Kherson e Zaporizhzhia si congelerebbe invece l’attuale linea del fronte, con alcune concessioni da parte di Mosca. Resta il dubbio se queste modifiche ai confini verrebbero riconosciute formalmente o solo accettate di fatto.

Ampio spazio è dedicato alle garanzie di sicurezza, con l’ipotesi di una forza internazionale incaricata di monitorare il cessate il fuoco. Altre fonti parlano però di una possibile riduzione delle forze armate ucraine, che potrebbero uscire dal processo negoziale notevolmente indebolite.
Un capitolo cruciale del piano riguarda l’ingresso di Kiev nell’Unione Europea, mentre quello nella Nato viene escluso. Washington punta così a offrire nuove rassicurazioni ai Paesi europei, preoccupati che il Cremlino possa considerare questi compromessi come un via libera per future aggressioni.
Il documento entra poi nel merito delle relazioni politiche future. Gli Stati Uniti riconoscerebbero il controllo russo su Donbass e Crimea (annessa da Mosca nel 2014), aprendo allo stesso tempo a una possibile cooperazione economica, soprattutto nel settore delle risorse energetiche. Per Trump, rafforzare interdipendenze economiche potrebbe essere la chiave per garantire una stabilità duratura.

Sul fronte operativo, il presidente americano ha inviato a Kiev una delegazione del Pentagono composta dal segretario dell’Esercito Dan Driscoll e dai generali Chris Donahue e Randy George. I funzionari stanno analizzando la situazione militare, segnata dai recenti avanzamenti russi, e valutando le necessità difensive di Zelensky.
La delegazione discuterà anche il nuovo piano in 28 punti, già illustrato agli alleati europei, prima di spostarsi a Mosca per tentare di far avanzare i negoziati. La missione rappresenta un tentativo di ridare impulso a un processo diplomatico fermo dal fallimento del vertice di Anchorage.
Sul piano delle reazioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è volato in Turchia per rilanciare il “processo di Istanbul” con il sostegno del leader turco Erdogan. Previsto anche un incontro con Witkoff per valutare la proposta americana, ma l’appuntamento è saltato: Kiev rifiuta il piano Trump e preferisce quello europeo. Fonti diplomatiche temono ora che Washington presenti il documento come una soluzione definitiva: accettare o perdere il supporto Usa. Dal lato russo, Dmitriev definisce i 28 punti “promettenti”, perché incorporano le richieste di Mosca, incluse quelle sulle “cause profonde” del conflitto, cioè l’avvicinamento dell’Ucraina all’Europa e alla Nato.


