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“E nei campi rom?”. Bimbi cresciuti nel bosco e tolti alla famiglia, Salvini inferocito. Cos’ha detto

Pubblicato: 21/11/2025 13:21

La vicenda che coinvolge una famiglia residente in una casa isolata nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, continua ad accendere un intenso dibattito politico e pubblico. Le parole del vicepremier Matteo Salvini, pronunciate con toni durissimi, hanno alimentato ulteriormente la polemica sul provvedimento del tribunale dei minori dell’Aquila, che ha disposto il trasferimento dei tre bambini in una comunità dove resteranno insieme alla madre.
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In un clima già carico di tensione, il leader della Lega ha espresso una posizione netta, definendo la decisione delle autorità «vergognosa» e annunciando l’intenzione di seguire personalmente la vicenda: «Mi ripropongo, non da ministro ma da genitore, da padre e da italiano, di seguire direttamente la vicenda e, se serve, di andare sul posto perché ritengo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata, delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini».

Scontro sulle modalità di vita della famiglia

Al centro del provvedimento ci sarebbe lo stile di vita scelto dai genitori, che da anni vivono lontani dai centri abitati, in una casa priva di acqua corrente, luce e altri servizi essenziali. Salvini ha difeso quella scelta come un modello alternativo e non pericoloso, insistendo sul fatto che la famiglia avesse optato per un’educazione domestica supportata da un’insegnante privata. «Da genitore, mi vergogno per come si sta comportando lo Stato italiano nei confronti di una madre australiana che ha fatto l’insegnante e di un padre che ha fatto lo chef e con tre bambini, che hanno fatto una scelta di vita diversa, non di vivere in centro tra fretta e ansia ma a contatto con la natura, con un’insegnante privata per i figli», ha dichiarato.

L’esponente della Lega ha poi ampliato il confronto con altre realtà sociali, denunciando quella che ritiene una disparità nell’intervento delle istituzioni: «Non hanno la luce, l’acqua e la televisione. Ma io sono stato nel campo rom di Giugliano… Lì dove sono gli assistenti sociali? Dov’è la procura, il tribunale dei minori, lo Stato?». Un paragone che mira a sottolineare, secondo Salvini, l’incoerenza dell’azione pubblica quando si tratta di tutela dei minori.

La reazione della difesa e le contestazioni all’ordinanza

A rispondere alle decisioni del tribunale è stato anche Giovanni Angelucci, avvocato della famiglia, che ha annunciato un imminente ricorso contro l’ordinanza. Il legale ha criticato duramente il contenuto del provvedimento, definendolo contraddittorio: «Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. Sono andati in cortocircuito».

Secondo Angelucci, uno dei punti più controversi riguarda l’istruzione dei minori. I giudici avrebbero contestato la mancanza di autorizzazione all’home schooling e messo in dubbio la validità dell’attestato di idoneità della figlia maggiore: «Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato».

Ulteriore criticità, secondo il tribunale, sarebbe l’esposizione mediatica della vicenda, giudicata una scelta inopportuna da parte dei genitori. Nell’ordinanza si parla infatti di «nuove condotte genitoriali inadeguate» per aver diffuso immagini e dati ritenuti idonei a rendere identificabili i figli. Una decisione che, secondo il giudice, potrebbe essere stata finalizzata «a conseguire un risultato processuale ad essi favorevole».

Una vicenda destinata a far discutere

Il caso continua a suscitare un acceso confronto tra chi vede nel provvedimento un intervento necessario dello Stato a tutela dei minori e chi, come Salvini e la difesa della famiglia, lo considera un’ingerenza eccessiva nella libertà educativa e nello stile di vita dei genitori.

Le prossime settimane saranno decisive, tra ricorsi e nuove valutazioni del tribunale. Intanto la comunità di Palmoli, insieme all’opinione pubblica nazionale, osserva con attenzione una storia che intreccia diritti dei minori, autonomia familiare e responsabilità delle istituzioni, destinata a rimanere al centro del dibattito ancora a lungo.

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