
La giornata di venerdì 21 novembre si apre nel segno di una tensione crescente attorno al futuro del conflitto in Ucraina, mentre il fronte diplomatico internazionale si muove freneticamente. Da Washington filtrano nuove pressioni su Kiev affinché prenda posizione sul piano di pace statunitense entro fine mese, mentre sul campo la guerra continua a mostrare il suo volto più crudo, tra bombardamenti, vittime e città devastate. È il 1.366° giorno di guerra, un tempo lunghissimo che pesa su un Paese allo stremo e su un’Europa che teme le conseguenze di un accordo percepito come sbilanciato.
La battaglia diplomatica ruota attorno alla bozza presentata dagli Stati Uniti a Volodymyr Zelensky: un testo composto da 28 punti, diffuso informalmente nelle ultime ore, su cui la Casa Bianca avrebbe chiesto a Kiev una risposta entro il 27 novembre. Un limite temporale che sta alimentando il malcontento dei governi europei, già irritati per non essere stati coinvolti nella stesura del documento e per i contenuti giudicati troppo vicini alle richieste di Mosca.

Proprio questo malumore ha spinto Francia, Germania e Regno Unito a muoversi rapidamente per elaborare una controproposta europea, un piano alternativo che sia più favorevole all’Ucraina e che — almeno nelle intenzioni — eviti quella che molti definiscono una “capitolazione mascherata”. A rivelarlo è stato il Wall Street Journal, parlando di un’offensiva diplomatica senza precedenti che, negli ultimi giorni, ha visto intensificarsi i contatti tra i leader europei.
Secondo fonti citate dal quotidiano statunitense, diverse capitali Ue puntano a presentare la nuova proposta nel giro di pochi giorni, prima che il pressing americano costringa Zelensky a una scelta affrettata. Obiettivo: influenzare i negoziati, ridisegnare i parametri dell’accordo e garantire a Kiev garanzie di sicurezza più robuste rispetto a quelle contenute nel piano di Washington.
In questo contesto si colloca la telefonata urgente tra Zelensky, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier britannico Keir Starmer. Fonti ucraine parlano di un confronto diretto sul piano alternativo, con i leader europei decisi a mettere sul tavolo una linea comune che eviti concessioni territoriali eccessive e preservi la capacità difensiva dell’Ucraina.

Durante la conversazione, riportano Reuters e media ucraini, i quattro leader hanno concordato che qualsiasi accordo di pace dovrà essere “giusto e durevole”, basato sul principio che la linea di contatto attuale può essere un punto di partenza, ma non può tradursi in un riconoscimento delle conquiste russe né nel dimezzamento delle forze armate ucraine, come invece suggerito da Mosca. Sul mantenimento della capacità di difesa, Berlino insiste in modo particolare.
Il dialogo proseguirà con una riunione di emergenza prevista domani, organizzata a margine del vertice G20 in Sudafrica. Francia, Germania e Regno Unito tenteranno di presentarsi con una posizione comune, nella speranza di convincere anche gli altri Paesi europei a sostenere la controproposta e a far pesare la voce dell’Unione in un negoziato da cui è stata finora esclusa.
Intanto, i contatti internazionali non si fermano: secondo Bloomberg, la prossima settimana è prevista una nuova telefonata tra Zelensky e il presidente Usa, in un momento in cui Washington intende ribadire la propria linea e accelerare il processo negoziale, mentre Kiev chiede tempo e tutele più forti.
Sul terreno, la guerra continua a colpire duramente. Nelle ultime ore un attacco aereo ha devastato un parcheggio in Odessa, distruggendo diversi veicoli e lasciando scene di desolazione che testimoniano quanto la distanza tra la diplomazia e la realtà della guerra resti, ancora oggi, drammaticamente ampia.


