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Giovani e pensioni: consapevoli del collasso ma senza reali alternative

Pubblicato: 21/11/2025 16:31
giovani e pensioni

Giovani e pensioni, il 70% dei lavoratori under 35 guarda al futuro previdenziale con preoccupazione, teme un possibile collasso del sistema e dà per scontato che lavorerà fino ai 70 anni. Nonostante questa consapevolezza, la capacità effettiva di risparmiare resta molto limitata: stipendi bassi e precarietà impediscono di accantonare somme significative, mentre il 53% dichiara di non aver ricevuto un’educazione finanziaria adeguata.
Secondo l’Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol, realizzato da Kkienn Connecting People and Companies, l’ingresso nel mondo del lavoro avviene in condizioni deboli: il 44% degli under 35 guadagna meno di 1.500 euro netti al mese, e uno su quattro non è economicamente autosufficiente. La precarietà incide anche sui progetti personali: il 76% considera la mancanza di stabilità economica il principale ostacolo alla creazione di una famiglia.

Il paradosso del risparmio: alta propensione, poche risorse

Un dato significativo riguarda l’atteggiamento verso il risparmio, visto come strumento di sicurezza e autonomia. Il 78% dei giovani ne riconosce il valore, rilegge il sacrificio come forma di autodisciplina e, pur con mezzi ridotti, accantona in media il 15,9% del reddito, più degli adulti (11,8%).
Le somme restano però basse in valore assoluto e spesso inattive: il 41% lascia il denaro su conti correnti o conti deposito, mentre solo uno su quattro sceglie strumenti di investimento o prodotti previdenziali. Il timore di sbagliare pesa: secondo lo studio “Trust Gap” di MPS Evolving Insight, otto giovani su dieci si sentono sotto pressione quando devono decidere come investire, e solo il 15% considera la banca la propria fonte principale di informazione finanziaria.

Giovani e pensioni, la previdenza integrativa: consapevolezza alta, adesioni basse

Il timore per il futuro è concreto: il 67% dei giovani mette il rischio di un collasso pensionistico sopra il cambiamento climatico e l’instabilità lavorativa. Molti prevedono già che la sola pensione pubblica non basterà: al netto dell’inflazione, i giovani di oggi potrebbero percepire solo 750-900 euro al mese, pari al 45-50% dell’ultimo stipendio.
Nonostante questo, la previdenza integrativa resta poco conosciuta e poco utilizzata. Quasi la metà non sa cosa sia, solo il 9% si sente davvero informato, e meno di un quarto dei risparmiatori ha sottoscritto un fondo pensione.

Giovani e pensioni, un emendamento per i nuovi nati nella prossima Legge di Bilancio

Mentre con i Millennial e la Gen Z la partita sembra compromessa, il Governo guarda alle generazioni future. Tra gli emendamenti segnalati alla prossima Manovra compare la proposta per istituire dal 1° gennaio 2026 il Fondo di previdenza per i Giovani (FPG), destinato ai nuovi nati.
Il fondo sarebbe attivato entro i primi tre mesi di vita dal nucleo familiare, con un versamento minimo iniziale di 100 euro e un contributo Inps di 50 euro a fondo perduto. Le somme potranno essere riscattate dal beneficiario al compimento dei 18 anni, per finanziare studi universitari, formazione professionale, avvio di attività imprenditoriali o lavoro autonomo.
Una misura che avvicinerebbe l’Italia ai modelli già presenti in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, dove strumenti analoghi sono operativi da anni.

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Ultimo Aggiornamento: 21/11/2025 16:32

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