
Un quadro drammatico, ricostruito nel corso di un’indagine durata mesi, ha portato questa mattina – venerdì 21 novembre – all’arresto di un uomo residente in un Comune dell’Alto Lago di Como. Il 52enne è stato condotto nel carcere di Sondrio, dove dovrà scontare 7 anni e quattro mesi di reclusione dopo essere stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale aggravata nei confronti della figlia, che all’epoca dei fatti aveva appena 12 anni.
L’origine dell’inchiesta e il ruolo decisivo della scuola
Le indagini – condotte dai carabinieri su delega della Procura – erano partite nel 2022, quando alcune segnalazioni degli insegnanti della ragazzina avevano fatto emergere comportamenti preoccupanti. Quei campanelli d’allarme avevano portato a una prima misura cautelare: il divieto di avvicinamento dei genitori alla minore, trasferita immediatamente in una struttura protetta, dove si troverebbe ancora oggi.
Durante le verifiche, gli investigatori hanno ricostruito un contesto familiare compromesso, in cui – secondo quanto accertato in sede giudiziaria – gli abusi si sarebbero protratti per mesi. La minore, in una condizione di estrema vulnerabilità, avrebbe subito le condotte del padre all’interno dell’abitazione di famiglia.
La sentenza e le responsabilità della madre
La condanna del 52enne è arrivata al termine di un iter processuale complesso, che ha valutato testimonianze, riscontri investigativi e relazioni dei servizi sociali. Oltre all’uomo, i giudici hanno ritenuto responsabile anche la moglie, 41 anni, condannata a tre anni e quattro mesi. Per lei l’accusa è quella di omessa protezione: i magistrati hanno infatti stabilito che la donna fosse pienamente consapevole delle violenze e che non avesse mai agito per salvaguardare la figlia.
Una circostanza definita in sentenza come «gravemente pregiudizievole», poiché la madre avrebbe assistito inerte, contribuendo così al prolungamento della sofferenza della minore.
L’arresto eseguito dalla Polizia di Como
Questa mattina, la Squadra Mobile di Como ha dato esecuzione al provvedimento di cattura emesso dalla Procura generale di Milano, accompagnando l’uomo nel penitenziario di Sondrio. La donna, nel frattempo, dovrà scontare la propria pena secondo modalità che saranno definite dall’autorità giudiziaria.
La figlia, oggi adolescente, rimane accolta in una comunità protetta, seguita da psicologi e assistenti sociali in un percorso mirato a restituirle stabilità e protezione.
Una vicenda che ha scosso profondamente la comunità locale, sollevando interrogativi sul ruolo delle istituzioni e sull’importanza delle segnalazioni tempestive provenienti dal mondo della scuola.


