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Morta Ornella Vanoni, la reazione di Gino Paoli: “Quel segreto atroce”

Pubblicato: 22/11/2025 07:10

La notizia è arrivata nel cuore della notte, quando la casa di Quinto era ancora immersa in quel silenzio che precede l’alba e tutto sembrava tenere il fiato sospeso. Era già tardi quando Paola Penzo aveva saputo che Ornella Vanoni non c’era più: non un dettaglio da consegnare al giorno dopo, ma un colpo che attraversa subito le pareti, che si allarga, che costringe a fare i conti con l’irreparabile. Paola era sveglia, non per caso, ma per inquietudine, per la sensazione che la notte stesse cambiando direzione. E mentre tutto accadeva fuori, dentro casa c’era ancora il respiro regolare di Gino Paoli, ignaro, addormentato nella stanza in fondo al corridoio, senza sapere che uno dei grandi amori della sua vita se n’era andato.

Il peso di una notizia che non può aspettare

Più tardi, quando Gino si è svegliato, la notte non era ancora finita. Una di quelle notti che non passano con le ore, ma con le parole che bisogna trovare, con i gesti che diventano troppo lenti, con la paura che il dolore degli altri si riconosca nello specchio. Paola, più giovane di vent’anni, era nella stanza accanto, indecisa su come fare spazio a qualcosa che spazio non ne lascia. Non aveva chiuso occhio: continuava a ripetersi che sarebbe stato difficilissimo dirglielo, che certe verità non possono essere accompagnate, non possono essere preparate, che arrivano come una fitta e basta. Perché Ornella non era un ricordo da album: era una presenza viva, un’abitudine affettuosa, una voce che entrava ancora nella loro casa. Tra pochi giorni avrebbe dovuto andare a trovarli, la stavano aspettando davvero, come si aspettano le persone che continuano a far parte della famiglia anche quando la vita ha preso strade diverse.

L’amore che torna indietro quando finisce

Quando Gino ha sentito quelle parole, tutto è tornato indietro di decenni. I 91 anni — i suoi e quelli di Ornella, una vicinanza persino nelle date — sono diventati un dettaglio fragile, quasi irrilevante. È riemersa la donna che era corsa in ospedale dopo il suo gesto disperato, la compagna di palcoscenico, l’amica che non era mai uscita davvero dalla sua vita. È riemerso ciò che resta quando una storia non si consuma e non si spegne. Paola, accanto a lui, ha percepito quel silenzio improvviso, fermo, lo stesso che accompagna i dolori che non chiedono spiegazioni. Lei stessa lo ha chiamato un grandissimo dolore, e lo ha riconosciuto mentre gli si posava addosso, inevitabile e definitivo. In quella notte lunga, che non somigliava più a una notte, la casa di Quinto ha capito che certi legami, anche quando si sciolgono, non finiscono mai davvero.

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