
Nel nord del Paese un vasto incendio sta mettendo in pericolo un’area naturale dal valore inestimabile, alimentando timori per il futuro di un ecosistema millenario. Le autorità locali stanno cercando di arginare un fronte di fuoco che continua ad avanzare nonostante gli sforzi delle ultime ore, aggravati da condizioni climatiche particolarmente critiche e da una siccità che dura da mesi. La situazione sta generando forte preoccupazione tra gli esperti, che parlano di un danno ambientale potenzialmente irreversibile.
Le fiamme stanno interessando un territorio riconosciuto per la sua straordinaria biodiversità, con un numero elevato di specie vegetali uniche e una storia naturale che affonda le radici in milioni di anni. La complessità del contesto e la morfologia dell’area rendono ancora più difficile l’intervento delle squadre di emergenza, che operano su un terreno impervio e in condizioni meteo sfavorevoli.
Foreste millenarie minacciate dal fuoco

Il rogo ha investito il grande complesso boschivo che si estende per circa mille chilometri lungo il Mar Caspio, tra Iran e Azerbaigian, un patrimonio inserito dall’Unesco nella lista dei siti mondiali per il suo valore ecologico. Si tratta di un massiccio forestale unico, con un’età compresa tra 25 e 50 milioni di anni e oltre 3.200 specie vegetali. Già il 1° novembre un incendio aveva colpito la stessa zona, domato dopo pochi giorni, ma il 15 novembre le fiamme si sono riaccese con maggiore intensità.
Le autorità iraniane hanno confermato che il nuovo fronte è sfuggito rapidamente al controllo, costringendo il governo a chiedere supporto internazionale. Le squadre impegnate sul posto stanno operando senza sosta, ma l’avanzata del fuoco risulta difficile da contenere.
L’appello di Teheran e i primi aiuti esteri
Teheran ha rivolto un appello urgente ai Paesi alleati per ottenere mezzi aerei e personale specializzato. Il vice del presidente Massoud Pezeshkian ha annunciato l’impossibilità di impedire la propagazione dell’incendio senza rinforzi esterni. La Turchia ha risposto mettendo a disposizione due aerei antincendio, un elicottero e otto operatori, mentre le autorità iraniane non escludono di richiedere ulteriore assistenza anche alla Russia.
Secondo i primi rilievi diffusi dai media locali, circa otto ettari risultano già devastati. Le fonti ufficiali parlano di un intervento particolarmente complesso, aggravato dalla difficoltà di raggiungere le aree più colpite.
Ipotesi sulle cause e danni già visibili
Per l’agenzia Tasnim il rogo sarebbe di origine dolosa, probabilmente provocato da cacciatori nella zona rocciosa di Elit, nella provincia di Mazandaran. Una dinamica che, se confermata, renderebbe ancora più grave l’impatto di un evento che minaccia un tesoro naturale irreplicabile. Gli esperti locali sottolineano come la presenza di vento e vegetazione secca abbia favorito una propagazione rapidissima.
Lo scienziato iraniano Kaveh Madani, oggi attivo nelle Nazioni Unite, ha espresso grande preoccupazione, definendo quanto sta accadendo una perdita dolorosa per un patrimonio “più antico della civiltà persiana”.
La crisi climatica e un ecosistema da proteggere
Il contesto in cui il rogo si è sviluppato è segnato da una delle peggiori siccità registrate in Iran negli ultimi 60 anni. Una condizione che ha trasformato le foreste del Mar Caspio in un ambiente estremamente vulnerabile, aumentando il rischio di incendi anche in presenza di piccoli inneschi. Il responsabile della gestione delle crisi di Mazandaran ha descritto l’operazione in corso come una delle più difficili degli ultimi anni.
Dal 2019 le foreste iraniane del Mar Caspio sono riconosciute come patrimonio mondiale Unesco, grazie a un’elevata concentrazione di specie rare, endemiche e in alcuni casi in via di estinzione. Un’eredità naturale che oggi rischia di subire un colpo durissimo, mentre i soccorritori tentano di salvare ciò che resta di un ecosistema che racconta la storia stessa del pianeta.


