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“Una vita dedicata al suo lavoro”. Bus contro camion sull’A10, Marina non ce l’ha fatta: chi era

Pubblicato: 23/11/2025 19:28

La tragica fatalità che ha spezzato la vita di Marina Chiarina, 63 anni, si è consumata in seguito alle gravissime ferite riportate in un devastante incidente stradale avvenuto nella giornata di sabato 22 novembre sull’autostrada A10. L’episodio, che ha avuto luogo all’interno della galleria Terralba, nel tratto autostradale compreso tra le uscite di Arenzano e Varazze, ha visto coinvolto il pullman turistico su cui la donna si trovava e un autocarro. La dinamica dell’impatto è stata di una violenza tale da non lasciare scampo alla vittima, una stimata guida turistica e insegnante originaria della provincia di Brescia.

A causa del violento scontro, la donna è rimasta terribilmente incastrata tra le lamiere deformate della vettura. Il suo recupero è stato complesso e drammatico. Una volta estratta dai soccorritori, le sue condizioni sono apparse subito gravissime, tanto da rendere necessario il trasporto in codice rosso tramite elicottero presso l’ospedale di San Martino. Nonostante tutti gli sforzi del personale medico e sanitario, le sue condizioni cliniche sono inesorabilmente peggiorate nel corso della notte successiva, portando al decesso e lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che la conoscevano.

L’impegno della guida turistica

Marina Chiarina si trovava a bordo dell’autobus al momento dell’incidente in quanto stava adempiendo al suo ruolo di accompagnatrice turistica per un gruppo di studenti in viaggio da Brescia con destinazione la città di Nizza, in Francia. Il suo impegno nel settore dei viaggi non era casuale, ma rappresentava una vera e propria vocazione e passione che aveva coltivato e trasformato in professione. L’amore per la scoperta e per il movimento era una caratteristica dominante della sua esistenza, un aspetto che non mancava di condividere anche attraverso i suoi profili social.

In tali spazi digitali, Marina si presentava con orgoglio, definendosi una insegnante di lingue straniere e sottolineando il profondo legame con il proprio lavoro e la propria missione: «Amo il mio lavoro,» aveva scritto, «ma il mio obiettivo è condividere la mia passione». Questa affermazione sintetizzava perfettamente la sua etica professionale e umana. Le numerose fotografie che la ritraevano nei contesti più svariati – dai tour guidati in angoli remoti del mondo ai viaggi intrapresi per puro piacere personale, talvolta in compagnia della figlia – sono una testimonianza eloquente della sua vita dedicata all’esplorazione e alla condivisione di culture.

Una vita tra insegnamento e viaggi

Il percorso formativo di Marina Chiarina era strettamente collegato al suo amore per le lingue e le diverse culture europee. Si era brillantemente laureata in Lingue e letterature straniere presso l’Università degli Studi di Verona, gettando le basi per una carriera poliedrica e ricca di esperienze. La sua attività lavorativa si era sviluppata su due binari paralleli e complementari: l’insegnamento e l’organizzazione di eventi e viaggi. In qualità di docente, aveva dedicato parte della sua vita professionale all’insegnamento di italiano e tedesco all’interno di un centro di formazione professionale situato a Brescia. Successivamente, aveva portato la sua esperienza e competenza in un istituto tecnico di Desenzano del Garda. La sua versatilità professionale l’aveva vista anche ricoprire il ruolo di addetta alla segreteria in un prestigioso centro congressi focalizzato sull’organizzazione di eventi a carattere internazionale, come riportato anche dalle cronache del quotidiano Repubblica, dimostrando una notevole capacità organizzativa e comunicativa in contesti multiculturali.

L’esperienza di accompagnatrice turistica

L’attività che le è stata fatale, quella di accompagnatrice turistica, era per Marina Chiarina molto più di un semplice secondo lavoro: era il coronamento del suo desiderio di viaggiare e interagire con il mondo. Aveva accumulato oltre 27 anni di esperienza in questo settore specifico, un periodo lunghissimo che testimonia la sua dedizione e professionalità. Come specificava lei stessa sul suo profilo professionale LinkedIn, era «in possesso del patentino per tedesco, inglese e francese», una certificazione fondamentale che attestava la sua competenza linguistica e la sua idoneità ad operare in un contesto internazionale. Marina Chiarina possedeva, inoltre, una «molta esperienza in viaggi incentive e turistici in Italia e all’estero», un bagaglio di conoscenze che la rendeva una professionista altamente qualificata e ricercata. Questa attività veniva svolta con regolarità, specialmente nei weekend, durante i periodi di vacanze scolastiche e in occasione dei viaggi studio estivi, permettendole di conciliare la sua professione di insegnante con la sua inesauribile passione per il viaggio.

La vita privata a Lonato del Garda

Nata nella città di Rovereto, la vittima aveva stabilito la sua residenza a Lonato del Garda, un incantevole comune nella provincia di Brescia. Anche nel contesto della sua vita privata, Marina Chiarina non aveva rinunciato a coltivare la sua passione per l’accoglienza e la condivisione. A Lonato del Garda, infatti, gestiva un bed and breakfast, offrendo ospitalità e un assaggio della sua terra a visitatori provenienti da ogni dove. La sua storia è l’emblema di una persona che è riuscita a trasformare una profonda e radicata aspirazione personale – il desiderio insopprimibile di viaggiare, di scoprire nuove realtà e di connettersi con le persone – in un vero e proprio mestiere, arricchendo la vita di molti con le sue conoscenze, la sua energia e il suo entusiasmo contagioso, un lascito che non verrà dimenticato.

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