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Ragazza trovata morta in strada, la reazione shock del padre: “Lo sapevo che finiva così!”

Pubblicato: 24/11/2025 09:02

Il freddo pungente dell’alba avvolgeva la città come un sudario di nebbia e indifferenza. Nelle vie ancora addormentate, dove il ritmo frenetico della vita quotidiana non aveva ancora ripreso il sopravvento, si consumava un dramma silente, invisibile agli occhi frettolosi dei primi pendolari.

Spesso, l’umanità si concentra sulle luci scintillanti delle vetrine e sui rumori chiassosi del giorno, dimenticando che anche nei margini, nelle ombre dei portici e negli angoli nascosti, si svolge l’esistenza, talvolta fragile e dolorosa, di chi vive ai margini. Ed è in questo contrasto tra la città che dorme e una vita che si spegne, che si annida il racconto amaro di una fine prematura, un monito lancinante sulla solitudine e sulle battaglie invisibili che troppe persone combattono ogni giorno. Un’eco di dolore che presto sarebbe esplosa in notizia, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile e domande a cui nessuno sembra avere risposte definitive.
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L’ambiente, solitamente percepito come un luogo di transito e di anonimato, si è trasformato in una scena di tragedia, il palcoscenico di un’ultima, disperata sosta. Non è raro che in questi spazi urbani, custodi di storie sommerse, si raccolgano persone che hanno smarrito la propria strada, cercando un rifugio temporaneo o, più semplicemente, la compagnia di altri esclusi. In questi giacigli improvvisati, fatti di cartoni e coperte consunte, si riflette una condizione di vulnerabilità estrema, un’esistenza precaria dove ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza. La scoperta avvenuta all’aperto, in un luogo così esposto ma al contempo così ignorato, ha squarciato il velo dell’indifferenza collettiva, costringendo la comunità a confrontarsi con una realtà scomoda e dolorosa che preferisce non vedere. È qui, tra i resti di una notte passata e la promessa di un giorno mai sorto per lei, che la cronaca deve iniziare a raccontare l’indicibile.

Ilaria Borgato: Il dramma si consuma a piazza Gasparotto a Padova

È nel cuore di Padova, precisamente sotto i portici di piazza Gasparotto, un’area vicina alla stazione ferroviaria spesso frequentata da persone senza fissa dimora, che si è consumata la tragica scoperta. La vittima è Ilaria Borgato, una giovane donna di soli 24 anni originaria di Vigonza. Il suo corpo è stato trovato privo di vita in un giaciglio di fortuna venerdì sera da alcuni passanti, in un quadro che ha immediatamente fatto pensare al peggio. Il ritrovamento ha scatenato l’intervento immediato dei sanitari del 118, i cui sforzi per rianimare Ilaria sono risultati vani: non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Sul posto sono prontamente intervenuti gli uomini della Questura di Padova, che hanno subito avviato le indagini per ricostruire le dinamiche degli ultimi momenti di vita della giovane.

Indagini in corso: L’ipotesi dell’overdose e l’attesa dell’autopsia

Al centro dell’attenzione degli inquirenti vi sono le cause della morte. Sebbene non vi siano al momento certezze, una delle ipotesi più accreditate è quella di una fatale overdose, considerando il noto passato travagliato di Ilaria. La 24enne combatteva da circa sette anni contro la dipendenza da droghe e l’abuso di alcol, una lotta che l’aveva condotta a un ciclo di ricoveri in psichiatria e, purtroppo, a tentati suicidi. Per fugare ogni dubbio e fornire una risposta certa, il magistrato di turno ha disposto l’autopsia sul corpo della giovane. Solo l’esame autoptico potrà chiarire definitivamente cosa abbia portato alla sua prematura scomparsa e rispondere alle domande angosciate dei genitori. Le Forze dell’Ordine stanno già sentendo il gruppo di conoscenti che frequentava Ilaria in quell’area, nel tentativo di ricostruire le sue ultime ore.

Il grido di dolore del padre: “Siamo stati abbandonati

La tragedia ha portato alla luce un dolore familiare profondo e lancinante. Il padre di Ilaria, parlando con la stampa, ha espresso un misto di disperazione e rabbia, denunciando un senso di abbandono istituzionale. “Non solo non sappiamo niente della vicenda, ma non possiamo neanche vedere il suo corpo,” ha raccontato, evidenziando le difficoltà che la famiglia sta affrontando in questo momento drammatico. Il genitore ha ripercorso gli anni di sofferenza: “Per tutti questi anni in cui lei ci ha fatto capire di non stare bene, l’abbiamo affidata alle mani di psicologi e specialisti. Loro l’hanno sempre lasciata andare via, quando lei si ribellava.”

Il padre ha confermato che la notizia della morte purtroppo “non ci ha colti di sorpresa, lasciandoci con un vuoto enorme,” ma ha anche aggiunto, con profonda amarezza, che quella della figlia era una “morte annunciata“: “L’ho sempre detto che non sarebbe arrivata ai 25 anni.” La sua accusa più forte è rivolta al sistema di aiuto: “Ci dicevano che è maggiorenne e che può fare e decidere da sola. Tuttavia, se una famiglia chiede aiuto non deve essere aiutata? Invece noi siamo stati abbandonati,” sollevando un interrogativo cruciale sul supporto offerto alle famiglie in situazioni di disagio psichico e dipendenza dei propri congiunti maggiorenni. Le indagini continuano per fare piena luce sulla vicenda che ha spezzato la vita di Ilaria Borgato.

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