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“Sono stato io!”.Ragazzo ucciso in strada, chi si prende la colpa

Pubblicato: 24/11/2025 09:32

Le strade illuminate a intermittenza, il silenzio interrotto solo dal rombo di qualche auto e un quartiere ancora sveglio nonostante l’ora tarda. Il confine sottile tra routine e tragedia, in città, spesso si consuma in pochi istanti. Può bastare un colpo improvviso, un gesto incontrollato, per trasformare la normalità in una scena di dolore che si imprime nelle cronache e nella memoria collettiva. A Napoli, quel confine è stato attraversato ancora una volta, in una notte che ha riportato al centro del dibattito la fragilità dei più giovani e la spirale di violenza che ne condiziona le vite.
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È in questo clima sospeso che un ragazzo, appena quindicenne, ha deciso di varcare la soglia della Questura con un’ammissione destinata a segnare la sua esistenza: una confessione diretta, senza filtri, che ha aperto la strada a una ricostruzione difficile e ancora piena di interrogativi. Una scelta che racconta il peso di una responsabilità troppo grande per un adolescente, ma che al tempo stesso lascia emergere una vicenda più complessa della sola dinamica di un colpo sparato nella notte.

La confessione del quindicenne

«Sono stato io». Con queste parole il giovane si è presentato in Questura a Napoli, assumendosi la responsabilità dell’omicidio di Pio Marco Salomone, il 19enne colpito da un proiettile alla testa nella zona dell’Arenaccia tra venerdì e sabato. Il minorenne è stato sottoposto a fermo, mentre la Squadra Mobile, guidata da Giovanni Leuci, sta lavorando per chiarire ogni passaggio di una vicenda che rientra nel quadro allarmante della violenza giovanile che attraversa la città.

Secondo le prime ricostruzioni, l’agguato è avvenuto poco dopo l’una di notte. Salomone, che si trovava in auto con alcuni amici, è stato raggiunto da un colpo esploso frontalmente. Trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Cto, è stato trovato in condizioni gravissime, con una ferita alla testa che, secondo le prime valutazioni mediche, mostrava un foro d’ingresso e uno di uscita. Gli amici presenti hanno parlato di uno sparo improvviso, di un colpo isolato che avrebbe mandato nel panico l’intero gruppo.

Versioni discordanti e indagini in corso

L’inchiesta, però, è tutt’altro che definita. Le versioni fornite dal 15enne e dagli amici della vittima risultano discordanti, con dettagli che non trovano corrispondenza e passaggi che sembrano taciuti. Gli investigatori sospettano che il ragazzo possa non aver agito da solo, o che stia cercando di proteggere qualcuno riconducibile al contesto frequentato dal 19enne. L’obiettivo della Mobile è capire se l’adolescente fosse realmente presente al momento dello sparo e quale possa essere stato il movente dell’aggressione.

Il contesto criminale e relazionale della vittima rappresenta un altro elemento centrale nell’indagine. Gli agenti stanno ricostruendo i legami, le frequentazioni e le tensioni che negli ultimi mesi avevano interessato il giovane, già noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti legati allo spaccio.

Il passato di Pio Marco Salomone

Pio Marco Salomone era considerato un ragazzo problematico e inserito in dinamiche pericolose. Nell’agosto 2024 era stato arrestato insieme ad altri due giovani durante un’operazione antidroga nel Parco Geco, dove furono sequestrate sostanze stupefacenti e un’arma. Le indagini dell’epoca avevano delineato un quadro di rivalità tra gruppi giovanili impegnati nella gestione dello spaccio notturno in alcune zone sensibili della città.

Poche settimane prima di quell’arresto, in piazza Sant’Eframo Vecchio, un commando aveva già tentato un agguato, sparando diversi colpi in un’area frequentata proprio dal 19enne. Gli investigatori ritengono che Salomone fosse il possibile bersaglio di quell’azione rimasta incompiuta, preludio di una tensione crescente che avrebbe potuto sfociare nel tragico epilogo avvenuto nella notte tra venerdì e sabato.

Una città che chiede risposte

Le indagini proseguono senza sosta, nel tentativo di sciogliere i nodi ancora irrisolti e comprendere se l’omicidio sia il risultato di un regolamento di conti, di un gesto impulsivo o dell’ennesima fase di una faida giovanile radicata nei quartieri più esposti della città. Una vicenda che riporta all’attenzione la vulnerabilità dei ragazzi coinvolti in circuiti criminali e l’urgenza di interventi capaci di prevenire nuove tragedie.

In attesa di una verità giudiziaria, resta una città ferita e una comunità che, ancora una volta, si trova a fare i conti con una violenza precoce e disarmante, narrata attraverso i nomi di due giovani—uno morto, l’altro arrestato—travolti da un destino che sembra averli inghiottiti troppo presto.

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