
Il Cremlino torna a parlare di spiragli diplomatici e lo fa con toni insolitamente espliciti, indicando come “possibile base” per una futura intesa un pacchetto di proposte arrivato da oltreoceano. In una nuova conversazione telefonica tra i vertici di Mosca e Ankara, infatti, il presidente russo ha ribadito che il piano statunitense consegnato nelle ultime settimane alla delegazione russa potrebbe davvero rappresentare un punto di partenza. Secondo quanto comunicato dalla presidenza russa, il capo del Cremlino ha spiegato che il documento americano, così come presentato in forma preliminare, può «costituire la base per una risoluzione pacifica definitiva». Parole che arrivano in un contesto di tensioni continui, ma che aprono uno spiraglio inatteso in una fase segnata da stalli e bombardamenti.

Dialogo Mosca-Ankara
Nel resoconto della telefonata viene sottolineato come il confronto con la Turchia abbia permesso di affrontare ancora una volta i temi centrali del conflitto e le prospettive negoziali. Il presidente russo ha ricordato che le proposte di Washington «seguono la linea delle discussioni nel vertice russo-americano in Alaska», tenutosi a metà agosto e considerato dagli osservatori un momento chiave per verificare la reale distanza tra le parti. Nonostante lo scetticismo diffuso, quelle conversazioni avrebbero tracciato alcuni binari potenzialmente condivisibili, oggi ripresi nelle nuove bozze fatte circolare dagli Stati Uniti.
Mosca, almeno sul piano ufficiale, continua a insistere sulla necessità di una soluzione “politico-diplomatica”, come ribadito dallo stesso leader russo anche in questa occasione: «È stato nuovamente confermato l’interesse della parte russa per una soluzione politico-diplomatica della crisi ucraina». Una frase che il Cremlino sta ripetendo con insistenza nelle ultime settimane, nel tentativo di mostrarsi interlocutore disponibile mentre il terreno attorno alla linea del fronte resta in costante movimento.
Le incognite del percorso
Nonostante queste aperture formali, gli analisti ricordano che le condizioni concrete restano tutt’altro che semplici. Il piano statunitense, del quale non sono stati diffusi dettagli pubblici, sarebbe un insieme di punti negoziali concepiti per avviare un processo graduale, ma non privo di nodi irrisolti. Il Cremlino, pur definendolo compatibile con le “linee di Alaska”, non ha espresso alcun impegno vincolante, lasciando intendere che ogni passo successivo dipenderà dalle evoluzioni sul campo e dalla risposta delle parti coinvolte.
La conversazione con Ankara, partner che da mesi tenta di mediare fra i due fronti, si inserisce dunque in un quadro mutevole ma ancora lontano da una vera trattativa. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, resta da capire se l’apparente disponibilità russa potrà trasformarsi in un percorso negoziato reale o se si tratti solo di un passaggio tattico. Per ora, l’unica certezza è che Washington ha rimesso sul tavolo una proposta e che Mosca, almeno pubblicamente, non l’ha respinta.

