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Polemica su Matteo Renzi, entra nel Cda di una società israeliana

Pubblicato: 24/11/2025 21:19

Matteo Renzi torna al centro della scena internazionale con un nuovo incarico nel mondo dell’innovazione tecnologica. L’ex presidente del Consiglio, oggi leader di Italia Viva, ha accettato di entrare nel consiglio di amministrazione della società israeliana Enlivex Therapeutics, realtà biotecnologica quotata al Nasdaq e alla borsa di Tel Aviv. La sua presenza nel board accompagnerà lo sviluppo di un progetto basato sulla blockchain, tecnologia su cui Renzi ha ribadito di vedere un potenziale determinante per trasparenza, partecipazione e chiarezza nei modelli di governance del futuro.

La scelta del senatore arriva in un momento in cui molte aziende stanno investendo sulle potenzialità della blockchain come strumento capace di rivoluzionare i sistemi di gestione dei dati. Renzi ha definito Enlivex “un’azienda con una visione strategica di lungo periodo”, sottolineando la necessità di anticipare le sfide del mercato attraverso soluzioni che uniscano ricerca biomedica e innovazione digitale. Una posizione accolta con entusiasmo da Shai Novik, presidente del Cda, che ha parlato del contributo dell’ex premier come di un valore aggiunto per la crescita dell’azienda.

Renzi nel board della società israeliana

La società Enlivex Therapeutics ha ufficializzato l’ingresso di Renzi tramite una nota in cui si riconosce al leader di Italia Viva un profilo in grado di dialogare con mercati e istituzioni. Il progetto che seguirà, legato alla blockchain, punta a sviluppare nuove applicazioni in un settore che guarda a soluzioni predittive e sistemi decentralizzati, elementi centrali per migliorare efficienza e sicurezza nei processi interni. Renzi, da parte sua, ha insistito sull’importanza di modelli capaci di favorire “visione, trasparenza e partecipazione”, ribadendo come l’integrazione tra biotecnologie e strumenti digitali possa aprire scenari competitivi per il futuro della ricerca.

Nelle dichiarazioni ufficiali, Renzi ha evidenziato il crescente bisogno di tecnologie che aiutino le aziende a costruire percorsi più affidabili, soprattutto in un settore – quello biomedico – che richiede standard rigorosi e una gestione dei dati sempre più avanzata. Il suo arrivo nel Cda conferma inoltre la strategia di apertura internazionale di Enlivex, che da tempo punta a rafforzare competenze e relazioni su scala globale.

Le polemiche sui rapporti con l’Arabia Saudita

L’ingresso nel board di una società israeliana non ha però messo a tacere le discussioni che da anni accompagnano Renzi sul fronte dei suoi rapporti professionali all’estero. La nomina ha riacceso ricostruzioni legate ai compensi ricevuti in passato dal senatore per consulenze svolte per realtà riconducibili all’Arabia Saudita. In più occasioni, infatti, Renzi è finito al centro del dibattito pubblico per il milione e oltre ottenuto come consulente per progetti di sviluppo urbano promossi da organismi sauditi, in particolare per l’iniziativa della città futuristica di Al Ula.

Le segnalazioni dell’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, che avevano richiamato l’attenzione su movimenti economici per circa 1,1 milioni di euro, alimentarono già allora discussioni politiche, soprattutto alla luce dei rapporti tra il leader di Italia Viva e il principe ereditario Mohammed bin Salman. Questi compensi, provenienti da enti come la “Royal Commission for Al Ula”, suscitarono interrogativi sulla compatibilità tra incarichi professionali retribuiti e ruolo istituzionale svolto nel Parlamento italiano.

Il dibattito sul conflitto d’interessi

Le critiche riaffiorate dopo la nomina in Enlivex ruotano attorno al tema del possibile conflitto d’interessi, soprattutto considerando la delicatezza dei rapporti internazionali che coinvolgono Israele, Arabia Saudita e gli equilibri geopolitici dell’area mediorientale. Alcuni osservatori ritengono che l’attività professionale del senatore, pur dichiarata e ritenuta da Renzi “lecita e trasparente”, ponga comunque interrogativi sulla distinzione tra ruolo politico e incarichi privati. La vicinanza dell’ex premier a governi e fondazioni di Paesi con peso strategico continua infatti a rappresentare un terreno di confronto acceso.

Renzi ha sempre difeso la legittimità del proprio operato, rivendicando la correttezza delle sue dichiarazioni fiscali e la trasparenza dei compensi ricevuti. Tuttavia, anche questa nuova nomina ha riacceso pressioni e richieste di regole più stringenti per evitare sovrapposizioni tra incarichi politici e attività consulenziali internazionali, soprattutto quando coinvolgono Paesi al centro di dossier sensibili.

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