
La doppia vittoria in Puglia e Campania, unita al risultato inatteso di Giovanni Manildo nella sua “mission impossible” in Veneto, offre al centrosinistra motivi concreti per ritenersi soddisfatto. Secondo i calcoli del responsabile organizzazione del Pd, Igor Taruffi, il quadro complessivo passa da “9-4 a 7-6” a favore del centrodestra, includendo anche le consultazioni dell’anno precedente. Un dato che rafforza la narrazione di un centrosinistra in ripresa e apre a nuove prospettive politiche in vista delle prossime sfide nazionali.
Nel conteggio di Taruffi rientrano non solo le regioni andate al voto in autunno – Marche, Calabria, Toscana, Puglia, Campania e Veneto – ma anche Liguria, Umbria e Sardegna. Significativo l’exploit veneto di Manildo, che conquista circa il 30% dei consensi, raddoppiando il risultato di cinque anni fa, quando il centrosinistra si fermò al 17%. Numeri che permettono alla segretaria Dem, Elly Schlein, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe con una stoccata diretta alla premier: “Meloni oggi ha ben poco da festeggiare”.

Soddisfazione anche nel Movimento 5 Stelle, dove il presidente Giuseppe Conte celebra la vittoria del candidato campano Roberto Fico. Conte ringrazia tutte le forze della coalizione e rivendica un percorso condiviso che, a suo dire, rafforza la prospettiva di un progetto alternativo credibile. Il M5s ora parla apertamente di “doppietta storica”: dalla vittoria di Alessandra Todde in Sardegna a quella di Fico in Campania.
Dietro l’entusiasmo, però, si riaprono le questioni interne della coalizione, a partire dal ruolo del Pd come primo partito dell’alleanza. Le vittorie in Puglia e Campania, pur ampiamente previste, riaccendono il dibattito su equilibri e leadership, con uno sguardo inevitabile alla legge elettorale. A normativa vigente, il Pd resta il perno del centrosinistra. Ma un eventuale cambio in senso proporzionale o l’introduzione dell’indicazione del premier in scheda aprirebbero inevitabilmente la strada a primarie di coalizione.
Proprio la legge elettorale diventa così il terreno principale dello scontro. Taruffi difende l’impianto attuale, sostenendo che garantisce stabilità e che la volontà del centrodestra di modificarlo risponde a mere convenienze di parte. I Cinque Stelle, invece, con Riccardo Ricciardi, ribadiscono la loro contrarietà al sistema vigente e insistono per un modello proporzionale. Schlein replica che il centrosinistra discuterà, ma mette in guardia: “La destra vuole cambiare la legge perché sa che così perderebbe le politiche”.

Il dibattito, per ora, resta aperto e in attesa di una proposta concreta del centrodestra. Figure di raccordo come il sindaco di Napoli sottolineano come l’attuale sistema abbia comunque garantito stabilità, sostenendo la posizione del Pd. Intanto, l’orizzonte delle prossime politiche rende la discussione sempre più strategica per definire identità e leadership dell’alleanza.
All’interno del Pd, la doppia vittoria porta a una nuova riflessione sul perimetro dell’alleanza. I riformisti chiedono un ampliamento del fronte, sostenendo che lo schema Pd–M5s–Avs non sia sufficiente per battere la destra. Per figure come Lorenzo Guerini, il centrosinistra deve costruire un progetto capace di mobilitare gli elettori su temi cruciali come giustizia sociale, potere d’acquisto, sicurezza e politiche per la crescita.
Rimangono aperte anche le distanze su temi come difesa, sicurezza e soprattutto la guerra in Ucraina, che continuano a segnare la distanza tra Pd e M5s. Conte torna a chiedere una svolta diplomatica, criticando apertamente la strategia occidentale e invocando un negoziato immediato. Una linea che crea frizioni ma che, secondo il leader M5s, trova nuova forza dopo i successi elettorali.
La doppia vittoria, dunque, ridisegna gli equilibri interni al centrosinistra e apre una fase nuova per la coalizione. Tra leadership, alleanze e legge elettorale, le prossime settimane saranno decisive per capire se il risultato in Puglia e Campania sarà solo un traguardo intermedio o l’inizio di un progetto politico più ampio e strutturato.


