Vai al contenuto

Luca Zaia, record di voti in Veneto: “Mi vogliono sindaco”. Il segnale dalle urne è più forte del previsto

Pubblicato: 26/11/2025 09:20

L’intervista rilasciata da Luca Zaia, presidente uscente della Regione Veneto e protagonista assoluto delle recenti elezioni regionali, offre una panoramica approfondita sul suo straordinario successo elettorale e sul suo futuro all’interno della Lega e della politica nazionale. Aver superato il tetto delle 200 mila preferenze come candidato consigliere è un risultato senza precedenti nella storia politica italiana, che Zaia interpreta non solo come una vittoria personale, ma come il riconoscimento del buon lavoro svolto per la sua terra in 15 anni di governo.

Questo consenso, massiccio e trasversale, rappresenta per lui il legame indissolubile con il suo popolo, un affetto che, sottolinea, gli è stato dimostrato anche in un contesto complesso come quello attuale. Il dibattito sul suo prossimo passo è aperto e ricco di speculazioni, con ipotesi che lo vedono proiettato verso la poltrona di sindaco di Venezia, un seggio da deputato o addirittura ruoli di vertice in enti strategici come l’Eni, ma Zaia mantiene un atteggiamento enigmatico, promettendo che le sue intenzioni si chiariranno gradualmente, pur rimandando le decisioni più importanti alla primavera-estate successive.

Il segnale di Venezia e il rifiuto delle poltrone

Un elemento di particolare rilievo nell’analisi del voto è il pieno di preferenze ottenuto a Venezia, quasi 7 mila. Zaia legge questo risultato come un chiaro segnale da parte dei veneziani che lo vorrebbero vedere come loro sindaco. Tuttavia, il governatore uscente non si lascia trascinare dall’entusiasmo, ribadendo la sua filosofia politica: non rincorrere le poltrone. A sostegno di questa affermazione, ricorda la sua scelta passata di rinunciare a un seggio sicuro in Europa per mantenere fede all’impegno preso con i veneti. La sua priorità, in questo momento, sembra essere un ritorno a una maggiore dedizione all’attività del partito, la Lega, che definisce la sua casa. Con più tempo a disposizione, Zaia intende intensificare il suo impegno come “militante” pronto a servire la causa dall’alba al tramonto.

Le dinamiche interne alla Lega e la centralità dell’identità

Il futuro di Zaia è strettamente legato alle dinamiche interne della Lega, dove alcuni lo vedono già pronto a giocare una partita di leadership con i governatori del Nord con cui sussiste una notevole sintonia. Su questo punto, Zaia esprime una netta avversione per le correnti, considerate la base della distruzione dei partiti. La sua visione è orientata all’inclusività e al confronto costruttivo, respingendo l’idea di frazionismi interni. Nonostante ciò, è innegabile la spinta a riportare la Lega sulle sue battaglie identitarie originarie, dopo alcune fasi percepite come meno focalizzate. Zaia enfatizza che la Lega è una grande famiglia con regole non scritte che devono essere rispettate, con un focus imprescindibile su identità, federalismo, autonomia e legalità. Pur collocandosi nell’alveo del centrodestra, il partito deve rappresentare l’anima liberale ancorata ai territori.

La sfida impossibile e la lealtà al partito

Il successo elettorale di Zaia assume un sapore ancora più intenso se si considera il contesto della sua ricandidatura. Egli rivela di essersi candidato perché si sentiva “messo all’angolo” e ammette che i suoi amici più fidati gli avevano sconsigliato di lanciarsi nella battaglia, paventando che un esito negativo avrebbe potuto segnare la fine della sua vicenda politica. Questa ammissione evidenzia il suo spirito di uomo da pantano, amante delle sfide impossibili, come quella affrontata durante l’emergenza Covid. Il suo impegno, spiega, è stato per il suo partito, per Alberto Stefani e, in parte, per una messa alla prova personale. L’esito ha premiato questa audacia. In termini pratici, Zaia ha confermato che resterà consigliere regionale nell’immediato, rifiutando il ruolo di “Grande fratello che manovra alle spalle”. Si è dichiarato a completa disposizione di Alberto Stefani, il quale, pur essendo in gamba e preparato, potrà contare sul suo aiuto per imprimere il suo marchio all’amministrazione, agendo sempre nell’interesse supremo dei veneti.

Un segnale contro l’ostacolo al terzo mandato e il modello CDU-CSU

L’enorme mole di preferenze ottenute, secondo Zaia, contiene anche un significato politico profondo: un segnale dei cittadini contro chi ha impedito un nuovo mandato. Egli arriva a sostenere che, in un certo senso, il terzo mandato i cittadini se lo sono fatto da loro. Inoltre, Zaia non nasconde che i suoi voti abbiano contribuito a salvare la Lega, ma tiene a precisare che il risultato è frutto del lavoro di tutta la squadra, compresi i tanti militanti senza volto. Riguardo ai rapporti con Fratelli d’Italia, Zaia smorza i toni agonistici, affermando di non vederli come nemici e sottolineando la necessità di lavorare insieme per realizzare il programma di governo, garantendo pari dignità a tutti. L’Autonomia, per la Lega, resta un valore imprescindibile, non un anatema. Guardando al futuro del partito, Zaia ripropone la sua idea di un modello simile a quello della CDU-CSU tedesca, un modello in cui le dinamiche nazionali non cozzino con l’attenzione alle questioni territoriali. In un Paese variegato come l’Italia, un assetto più vicino ai territori è il modo migliore per dare risposte adeguate, una filosofia che, secondo Zaia, è cruciale per la Lega e per tutti gli altri partiti. Il voto massiccio al suo partito suggerisce, infine, la direzione chiara che la Lega deve intraprendere.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure